La Rivoluzione d’ottobre, il suo consolidamento, lo sviluppo del campo socialista, hanno fatto sl che nella Russia sovietica si vedesse innanzitutto la sede di un esperimento politico ed economico di portata mondiale, la terra in cui si stava realizzando il futuro dell’umanità o in cui si tramavano insidie sempre più pericolose per la civiltà occidentale. Ne è risultata una rappresentazione molto spesso assai semplificata della. realtà sovietica, che è stata cosl ridotta ai suoi aspetti più appariscenti o rilevanti sul piano politico, economico, militare, e interpretata esclusivamente in questi termini. D’altra parte i grossi ostacoli politici, linguistici, culturali, all’instaurazione di comunicazioni efficienti, hanno permesso l’esercizio di una troppo sbrigliata immaginazione sociologica nell’esame di vicende e problemi sovietici, e la formazione di tutta una pubblicistica fantascientifica, i cui esperti contavano spesso al loro attivo, oltre ai pregiudizi, poco più di un breve viaggio in URSS o di una rudimentale conoscenza della lingua russa.
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Anne Applebaum – Gulag – Storia dei campi di concentamento sovietici
A partire dal 1973, quando l’opera letteraria di Aleksandr Solzenicyn ha fatto conoscere al mondo la ferocia dei campi di concentramento sovietici, e in particolare dopo il crollo dell’Unione Sovietica, molti documenti tenuti fino allora segreti o nascosti hanno gettato nuova luce sul ruolo dei gulag: spietato strumento repressivo, ma anche potente risorsa economica per Stalin che fece del lavoro coatto la base dell’industrializzazione a tappe forzate del Paese. È quanto emerge dall’accurata ricostruzione di Anne Applebaum, che rievoca in modo completo e documentatissimo il sistema sovietico dei campi, dalla nascita, subito dopo la Rivoluzione d’ottobre, all’enorme espansione durante il Grande terrore staliniano, al suo smantellamento, negli anni Ottanta della glasnost’ gorbacioviana. Ma soprattutto racconta, in base a testimonianze di sopravvissuti, lettere e memoriali, la vita di prigionieri, guardie, comandanti, facendo rivivere quello che fu un “paese nel paese”, una civiltà sommersa nell’estremo nord della Russia con leggi, usanze, una lingua, un’etica proprie.
Leonard Schapiro – Storia del partito comunista sovietico
Questo libro si propone di fare la storia di un partito politico che per circa quarantadue anni ha virtualmente esercitato il potere su un Paese conosciuto precedentemente sotto il nome di Russia. Circa trent’anni prima, questo partito o piu esattamente un vasto movimento rivoluzionario formato da diverse fazioni in lotta, si era accanitamente adoperato per abbattere la monarchia. Una di quelle fazioni che ora noi chiamiamo Partito Comunista dell’Unione Sovietica conquistò alla fine il potere politico, dopo il crollo dell’impero russo nel 1917 . Pertanto la mia storia, che abbraccia tre quarti di secolo, si divide in diverse parti ben distinte fra loro. È stato necessario prima di tutto mostrare la natura del movimento dal quale emersero i bolscevichi, noti come i precursori degli attuali comunisti.
Leonard Schapiro – Governo e politica in URSS
Leonard Schapiro, docente di scienze politiche all’Università di Londra e noto studioso della realtà sovietica, affronta in quest’opera ormai classica (in Inghilterra è giunta alla settima edizione) il problema della struttura del potere nell’Unione sovietica. In una prospettiva ad un tempo storica e sociologica, egli mostra come dalle origini del movimento bolscevico a oggi si possa riscontrare in Urss una sostanziale continuità del momento istituzionale: essa è retta da una precisa dottrina del partito, cui viene affidato il controllo su ogni aspetto della vita politico-amministrativa. Questo esercizio diffuso, costante, se pur volta a volta diversamente modulato, di un potere rigidamente centralizzato, ha una forte connotazione ideologica, tale da rendere del tutto inefficaci gli strumenti costituzionali, legislativi, amministrativi, che dovrebbero garantirne il controllo. Entro questo quadro, tuttavia, si possono individuare diverse fasi storiche, improntata ognuna a un diverso modo di gestire il potere: attraverso un’analisi spregiudicata ma rigorosa, l’autore insegue le trasformazioni avvenute tra l’era staliniana e Krusciov, tra questi e l’attuale momento politico.
Isaac Deutscher – I sindacati sovietici
I sindacati sovietici fra base operaia, partito e Stato: organizzatori subalterni del consenso operaio alle scelte del Piano, o organi di difesa, di contestazione, di partecipazione della classe operaia al potere socialista? Il dibattito degli anni venti, soffocato dallo stalinismo, torna d’attualità nei paesi socialisti non meno che nell’Occidente capitalistico.
Arvid Brodersen – L’operaio sovietico
Lo scopo di questo libro è di offrire ai lettori e particolarmente agli studiosi di scienze sociali, un’idea della posizione che occupa la classe operaia nella società sovietica contemporanea. Per quanto figura di primissimo piano, l’operaio sovietico è stato un po’ trascurato a favore dei membri di altri gruppi — la élite dominante, i membri del partito e dell’apparato, gli intellettuali, la nuova borghesia. Perciò ho creduto opportuno rivolgere la mia attenzione su di lui — e su alcuni problemi e ipotesi che lo riguardano — non isolatamente, ma nel contesto della società industriale in cui vive.
Maurice Dobb – Storia dell’economia sovietica
Nel presentare la traduzione italiana di quest’opera è opportuno ricordare che il presente lavoro è stato pubblicato per la prima volta in Inghilterra nei primi mesi del 1948 e che la sua stesura era già completata alla fine del 1946. Di conseguenza la trattazione degli avvenimenti nella Parte Seconda non va oltre l’inizio del periodo di ricostruzione, aU’indomani della seconda guerra mondiale, e l’annuncio del piano quinquennale di ricostruzione postbellica nella primavera del 1946. Da allora è stato portato a termine non soltanto questo piano quinquennale (il quarto), ma anche un altro (il quinto); mentre recentemente è stato lanciato il sesto piano quinquennale, ché pone una serie di grandiosi obiettivi di produzione da raggiungersi entro il 1960. Alcuni mutamenti sono stati apportati alla politica di pianificazione nel corso degli anni successivi al 1950, soprattutto nel senso che è stata rivolta una maggiore attenzione alle industrie produttrici di beni di consumo c all’agricoltura, così come vi sono stati alcuni cambiamenti nei metodi di pianificazione, in direzione di un maggiore decentramento; vi sono stati alcuni spettacolari aumenti della produzione al di sopra del livello prebellico, specialmente nel campo dei combustibili, dell’energia elettrica e dell’industria pesante; e dopo il 1950 si è avuto un considerevole miglioramento nel tenore di vita. Ci sembra quindi oppprtuno e utile per il lettore italiano, accennare a questi mutamenti intervenuti nel corso dei passati dieci anni.
Bruno Jossa – Socialismo e mercato. Contributo alla teoria economica del socialismo
Sul problema del rapporto fra socialismo e mercato due sono le idee di fondo dell’autore: la convinzione che il modello sovietico è risultato “irrazionale” dal punto di vista economico e politico, e la certezza che la realizzazione del socialismo è inseparabile” dalla democrazia.
Oleg K. Antonov – La pianificazione sovietica
Questo volume di Oleg K. Antonov, pubblicato nell’Unione Sovietica verso la fine del 1965, rappresenta un momento interessante nella storia del “revisionismo economico” sovietico, che mosse i primi passi verso la fine degli anni cinquanta e che riuscì, tra il 1964 e il 1965, a promuovere una radicale e vasta ri-. forma delle strutture economiche sovietiche.
Eugene Preobrajensky – La nuova Economica
L’orientamento bolscevico fu in direzione del capitalismo di Stato.
Quest’ultima formula è di Lenin, che la spiega nel suo testo dell’aprile 1921: «Il socialismo è inconcepibile senza la tecnica della grande industria capitalista, organizzata secondo l’ultima parola della scienza moderna». Già Preobrajensky, nell’x1 congresso del Partito Comunista Russo bolscevico (l’ultimo congresso del partito al quale Lenin prese parte; congresso che si svolse dal 27-3 al 2-4 del 1922), accusava questo capitalismo permesso dallo Stato dicendo che il capitalismo di Stato è sempre capitalismo.