Viviamo nell’epoca della fretta, un “tempo senza tempo” in cui tutto corre scompostamente, impedendoci non soltanto di vivere pienamente gli istanti presenti, ma anche di riflettere serenamente su quanto accade intorno a noi. Di qui il paradosso di una filosofia della fretta, nel tentativo di far convergere la “pazienza del concetto” e i ritmi elettrizzanti del mondo. L’endiadi di essere e tempo a cui Martin Heidegger aveva consacrato il suo capolavoro del ’27 sembra oggi riconfigurarsi nell’inquietante forma di un perenne essere senza tempo. Figlio legittimo dell’accelerazione della storia inaugurata dalla Rivoluzione industriale e da quella francese, il fenomeno della fretta fu promosso, sul piano teorico, dalla passione illuministica per il futuro come luogo di realizzazione di progetti di emancipazione e di perfezionamento. La nostra epoca “postmoderna”, che pure ha smesso di credere nell’avvenire, non ha per questo cessato di affrettarsi, dando vita a una versione del tutto autoreferenziale della fretta: una versione nichilistica, perché svuotata dai progetti di emancipazione universale e dalle promesse di colonizzazione del futuro. Nella cornice dell’eternizzazione dell’oggi resa possibile dalla glaciale desertificazione dell’avvenire determinata dal capitalismo globale, il motto dell’uomo contemporaneo – mi affretto, dunque sono – sembra accompagnarsi a una assoluta mancanza di consapevolezza dei fini e delle destinazioni verso cui accelerare il processo di trascendimento del presente.
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Stephen Kern – Il tempo e lo spazio. La percezione del mondo tra Otto e Novecento
Con un’indagine che intreccia storia della tecnologia e analisi filosofica, storia dell’arte e storia delle idee, Kern mette a fuoco la serie dei mutamenti avvenuti tra gli ultimi due decenni dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, che modificarono i modi di percepire il tempo e lo spazio e diedero luogo, in altri termini, a una nuova identità dell’uomo occidentale. Kern si sofferma, in questo saggio, da un lato sui cambiamenti tecnologici quali il telefono, la radiotelegrafia, i raggi X, il cinema, la bicicletta, l’automobile, l’aereo; dall’altro su fenomeni culturali quali la psicoanalisi, il cubismo, la teoria della relatività, il romanzo moderno (Joyce, Proust). L’indagine considera successivamente la natura del tempo, il passato, il presente, il futuro, la velocità, la natura dello spazio, la forma, la distanza e la direzione: per ciascuno di questi aspetti del tempo o dello spazio Kern mette in relazione le scoperte tecnologiche che vi produssero dei mutamenti ai fenomeni culturali che si correlano ad esse. Edizione aggiornata con una nuova introduzione.