“Mainstream. Parola di origine americana che può voler dire grande pubblico, dominante, popolare. L’espressione ‘cultura mainstream’ può avere una connotazione positiva, nel senso di cultura per tutti, ma anche negativa, nel senso di ‘cultura egemonica’.”Come si fabbrica un bestseller o un prodotto che vada a ruba sotto ogni latitudine? Perché il popcorn e la Coca-Cola rivestono ormai un ruolo centrale nell’industria cinematografica? Perché trionfa il modello americano di intrattenimento mentre al contempo declina sempre più velocemente quello europeo? Come fa l’industria indiana del cinema, Bollywood, a sedurre così facilmente il mercato africano? E infine, perché i valori difesi dalla propaganda cinese e dai media musulmani ricordano così da vicino quelli della Disney?Per rispondere a questi interrogativi, il ricercatore e giornalista Frédéric Martel ha condotto una lunga inchiesta che lo ha portato in oltre trenta paesi, da Hollywood all’India, dal Giappone all’Africa subsahariana, dal quartier generale di Al Jazeera nel Qatar fino alla sede del gigante messicano Televisa. Il risultato che emerge dalle oltre 1200 persone intervistate è inquietante: è cominciata la nuova guerra mondiale per il controllo dei contenuti. E al cuore di questo nuovo conflitto si situa proprio la cultura mainstream, la cultura che piace a tutti in tutto il mondo. Martel ci racconta questa storia con uno stile frizzante e coinvolgente, in cui finalmente compaiono i volti ei retropensieri dei protagonisti di questa vera e propria nuova guerra mondiale, il cui esito andrà a disegnare il futuro dei grandi conglomerati dei media e l’immaginazione e le modalità progettuali non solo nostre, ma anche dei nostri figli.”La distinzione tra culture non è più netta. Più che l’oggetto cambia lo sguardo, impegnato o disattento. E per un udito disattento si può usare Wagner come colonna sonora dell’Isola dei famosi.
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Rosa Hartmut – Accelerazione e alienazione. Per una teoria critica del tempo nella tarda modernità
Questo libro esamina le cause e gli effetti dei processi di accelerazione della nostra epoca individuandone tre aspetti, tecnico, sociale e individuale. Secondo Rosa l’insieme di tali processi porta a gravi forme di patologia sociale legate al rapporto con il tempo e lo spazio, le cose e le azioni, la percezione di sé e degli altri. Subendo la pressione di un ritmo inesorabile, ognuno di noi affronta il mondo senza essere in grado di contenere quella coazione impersonale alla velocità e alla competizione che non è separabile da disagio e insoddisfazione. L’accelerazione è diventata insomma una «potenza» che domina in modo totalitario la società moderna. Essa divora i nostri «sogni, obiettivi, desideri e progetti di vita» stritolandoli entro gli ingranaggi del suo inarrestabile movimento. Cosa possiamo fare per riappropriarci di momenti di esperienza umana non alienata, di «buona vita» conforme alle nostre aspirazioni e desideri piú veri?
Robert Castel – L”insicurezza sociale
Un senso d’insicurezza domina le nostre vite. Temiamo di venir aggrediti per strada o in casa. Paventiamo di perdere il lavoro, di non ottenere la pensione, di cadere malati senza poterci curare. È vero che le protezioni dalla violenza e dai rischi dell’esistenza sono ancor oggi piú elevate di quanto non fossero un secolo fa. Accade però che ambedue i generi di protezione vengano oggi erosi da un’ideologia che attribuisce solo all’individuo la responsabilità dei suoi mali, e da un sistema produttivo che divide le persone – classificazione abbietta – in vincitori e vinti. Per accrescere la sicurezza materiale dei beni e delle persone, nota l’autore, bisogna difendere lo Stato di diritto. Per contrastare l’insicurezza dinanzi al futuro occorre salvare lo Stato sociale, dotandolo della capacità di far fronte alle contingenze generate dalla ipermobilità del lavoro e dall’anarchia dei mercati. A ricondurre entro limiti ragionevoli l’una e l’altra dovrebbe provvedere, potremmo aggiungere, lo Stato senza aggettivi. Luciano Gallino
Danilo Zolo – Terrorismo umanitario. Dalla guerra del Golfo alla strage di Gaza
Il volume raccoglie una serie di saggi sul tema delle guerre di aggressione scatenate nell’ultimo ventennio dalle potenze occidentali in violazione del diritto internazionale. Le guerre “umanitarie” – dai Balcani all’Iraq, all’Afghanistan – sono state presentate come lo strumento principe della tutela dei diritti dell’uomo e dell’espansione della libertà e della democrazia. Si è trattato in realtà di conflitti fortemente asimmetrici, nei quali gli strumenti di distruzione di massa sono stati usati per fare strage di civili inermi, per diffondere il terrore, per distruggere le strutture civili e industriali di intere città e di interi paesi. Il fatto che in Occidente ci sia ancora chi continua a definire queste guerre “umanitarie” e persino “democratiche” – sostiene Zolo – chiarisce molto bene perché il global terrorism si sia diffuso in tutto il mondo sino a diventare la sola risposta tragica, impotente e nichilista – dei popoli oppressi. Sul piano teorico Zolo elabora una nozione di “terrorismo internazionale” profondamente diversa rispetto alle formule varate dagli Stati Uniti e accolte dalla maggioranza dei paesi europei e dei loro giuristi accademici.
Danilo Zolo – Tramonto globale. La fame, il patibolo, la guerra
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Carlo Carboni – La società cinica. Le classi dirigenti italiane nell’epoca dell’antipolitica
Le nostre classi dirigenti, le nostre borghesie, in breve quanti oggi guidano l’Italia dovrebbero dare il buon esempio alla nazione e mettere mano al cambiamento, migliorando innanzitutto il sistema politico-istituzionale, la democrazia del paese. Ma proprio davanti al compito, chi dovrebbe assumersene l’onere si attarda, incoraggiato dall’ignavia di massa. Tuttavia c’è un’Italia che preme per l’innovazione: un ampio settore dell’élite economica a cui si aggiungono settori di borghesia intellettuale, leader del mondo dell’opinione, ma anche una vasta area di cittadini attivi, competenti e acculturati, che si interessano alla vita pubblica. Le élite politico-istituzionali sono oggi pressate da queste due forze, che chiedono la riforma del sistema. Carlo Carboni si interroga sul vuoto pneumatico che separa sempre più la classe politica dai cittadini, un vuoto alimentato non solo dalla mediatizzazione e dalla professionalizzazione della politica, ma anche dall’astinenza di ideali nella società postideologica.
Alessandro Dal Lago – I benpensanti. Contro i tutori dell’ordine filosofico
I filosofi imperversano sui giornali, in tv, nei festival. Discutono di tutto: dal tema del giorno a Dio, passando per guerre, catastrofi naturali, problemi amorosi e abbigliamento. Uno dei massimi sociologi contemporanei prova, per una volta, a fare dei filosofi un oggetto di indagine culturale, mostrandocene il lato oscuro o involontariamente comico. I filosofi contemporanei sono sempre più spesso dei benpensanti pronti a fare la moralina o a inventarsi mode filosofiche per avere un po’ di visibilità mediatica (è il caso del nuovo realismo). Diventano così i tutori di un ordine filosofico che ha perso tutto il suo potere critico e si limita spacciare piccole ricette di buon senso comune. Misurandosi sul terreno stesso della filosofia nella forma di un libro scritto come un dialogo socratico, Dal Lago demistifica la figura del filosofo mediatico contemporaneo mostrandocelo come un re nudo.
Alessandro Del Lago – Il business del pensiero
L’autore, studioso di scienze sociali da sempre interessato alla filosofia, attacca i presupposti ideologici e le ricadute pratiche della “Consulenza filosofica”, il nuovo business dell’università-azienda. Per salvare la filosofia da se stessa.
Autori Vari – Il sonno della ragione. Saggi sulla violenza
Siamo tutti esseri violenti: è possibile tentare di essere almeno dei violenti responsabili? A tale domanda cerca di rispondere questo libro. Se il sonno della ragione genera mostri, come recita il titolo dell’acquaforte di Goya, mai come in questo momento storico è necessario riflettere sulla violenza: della guerra, che oggi l’Occidente non può relegare in luoghi remoti; della corruzione; a danno dell’infanzia; contro le donne; l’omofobia; la tortura, il genocidio. Spettri e s/ragioni della quotidianità. Su questi temi è sviluppata un’indagine a più voci senza precedenti, che, come scrive Silvia Vegetti Finzi nella Prefazione, «si fa appello alla tolleranza, nella valorizzazione della diversità che il libro stesso si incarica di realizzare».
Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo
La prima grande esplorazione della trasformazione che ha travolto il mondo occidentale, la sua struttura produttiva e sociale. Boltanski e Chiapello hanno cominciato a lavorare al libro nel 1995, in un momento in cui tutta l’Europa conosceva nuove condizioni salariali e di vita. Molti lavoratori si stavano rapidamente degradando e la disoccupazione aumentava a un tasso vertiginoso. L’ analisi di questo mirabile libro parte da un inedito esame dei manuali di management destinati a formare i manager degli anni novanta. Ecco gli artefici del passaggio da una organizzazione del lavoro gerarchica a una forma di organizzazione reticolare, fondata sull’iniziativa e sull’autonomia nel luogo di lavoro. Una libertà a doppio taglio, pagata con la perdita della sicurezza materiale e psicologica. Questo spirito del capitalismo nuovo nasce, per Boltanski e Chiapello, dalla necessità di fronteggiare il libertarismo e la critica sociale degli ultimi anni sessanta. Il nuovo capitalismo trionfa perché riesce a inglobare le critiche all’alienazione della vita quotidiana. Riesce a mettere così in atto una sottile forma di sfruttamento e a rendere impotente la critica sociale.
Consiglio a cura di U.s.A.