Temple Grandin – Siamo tutti inventori

Siamo tutti inventori di [Grandin, Temple]

Come vola un aquilone? Perché le palline da golf hanno le fossette? Da dove nascono le idee degli inventori? Le risposte a queste e a molte altre domande le trovate qui. Siamo tutti inventori, infatti, racconta la scienza dal punto di vista delle invenzioni e della loro genesi: gli esperimenti pratici, i molti tentativi ed errori e, a volte (perché no?), il contributo del caso. Temple Grandin accompagna i giovani lettori in un incredibile e avvincente viaggio lungo la storia dell’innovazione, arricchito da aneddoti personali e dalla storia di inventori e invenzioni celebri. Grazie ai tanti progetti proposti nel libro, chiunque potrà mettersi alla prova e costruire aquiloni, aeroplanini, pupazzi di legno, fiocchi di neve, fiori e molto altro. Il messaggio del libro è soprattutto questo: immaginate e poi costruite, fate con le mani, lasciando che la vostra fantasia vi guidi e si scateni. Perché, come dice Temple Grandin, se si può immaginare, si può fare!

Barrington Jr. Moore – Le origini religiose della persecuzione nella storia

Nel ripetersi storico dei massacri di massa, dei rigurgiti sanguinari di intolleranza, delle persecuzioni di cui ogni epoca, non esclusa la nostra, ha provato la piaga, colpisce più che la differenza la somiglianza: «sono state le somiglianze – osserva Barrington Moore – a dare risultati così tremendi». L’eminente storico americano – che con un libro celebre, Le origini sociali della dittatura e della democrazia, ha offerto una chiave originale per comprendere la storia comparata, andando a cercare nelle basi sociali (ideologiche, istituzionali, culturali, oltre che economiche) la causa della differenza o della ripetizione -applica lo stesso sistema di indagine al caso della persecuzione. E ricostruisce, attraverso alcuni eventi speciali presi come esempi tipici – dall’Israele dell’Antico Testamento, al Terrore della Rivoluzione francese, dalle Guerre di religione, al sistema delle caste indiane e alla Cina confuciana – lo schema dinamico di quei «processi che sfociano nella approvazione morale della crudeltà». Al di sotto vi è sempre un’idea di purezza morale che d’improvviso, per circostanze diverse, si fa strada tra gli eventi e fissa il perimetro di un’identità comune che si sente minacciata dai soggetti attivi di una contaminazione percepita come abbastanza forte da deumanizzarne e demonizzarne i portatori. Una coppia di opposti inconciliabili, puri contro impuri, che si trovano entro le culture derivate dalle grandi religioni monoteiste, ma che è invece estranea alle altre culture dove l’impuro, benché degradato e intoccabile, viene considerato elemento integrante della comunità in quanto destinato a trattare e manipolare l’immondo. Una situazione tutt’altro che idillica, visto che il prezzo da pagare era la rigida divisione in caste e l’immobilità sociale, che oggi, comunque, l’intrusione dell’Occidente ha sconvolto. «Tanto tempo fa, diciamo dopo la fine della II guerra mondiale, pareva che le battaglie contro le forme più virulente dell’irrazionalità e dell’intolleranza fossero finite e vinte. Potevamo rivolgerci alla lotta contro l’ignoranza, contro la fame e le malattie, e magari goderci anche un po’ la vita. A mezzo secolo di distanza quella visione, col ritorno di tutti i vecchi spettri e la creazione di nuovi orrori, sembra essere stata la grande illusione del XX secolo».

Morton Timothy – Iperoggetti

Iperoggetti: 9788880560296 (Not) di [Morton Timothy]

Scritto in uno stile magnetico, ondivago e sottilmente lisergico, Iperoggetti è un testo che, come ha notato McKenzie Wark, riesce a tenersi a metà strada tra teoria e poesia, in un visionario connubio tra speculazione filosofica, riflessione ecologista e illuminanti incursioni nel mondo delle arti e delle scienze.Col termine «iperoggetti» Timothy Morton designa entità di una tale dimensione spaziale e temporale da incrinare la nostra stessa idea di cosa un «oggetto» sia. L’esempio più drammatico è senza dubbio il riscaldamento globale, che a sua volta costringe l’essere umano a prendere coscienza che «non c’è un fuori» e che la nostra esistenza si svolge di fatto all’interno di una continua serie di iperoggetti. «Viscosi» e «non-locali», gli iperoggetti si appicciano alle nostre vite trascinandoci in una dimensione al contempo strana e inquietante: comprenderne il funzionamento, è per Morton il primo, necessario passo per ammettere che la fine del mondo è già avvenuta, e che non può più essere il feticismo per la natura del vecchio ambientalismo «folk» a fornire gli strumenti adeguati a quella coestistenza tra umano e non-umano imposta dall’Antropocene.Spaziando da Martin Heidegger ai My Bloody Valentine, da Immanuel Kant ai Wolves In The Throne Room, da Alphonso Lingis a John Cage, con Iperoggetti Morton firma uno dei testi cardine della cosiddetta Object Oriented Ontology od OOO (tra le più influenti correnti filosofiche contemporanee) e ci lascia in eredità un affascinante, commosso gioiello di «realismo poetico» sul nostro rapporto col pianeta nel pieno della catastrofe ecologica.Timothy Morton, docente alla Rice University, ha scritto alcuni tra i più importanti saggi dell’attuale panorama filosofico-ecologista, tra cui Ecology Without Nature e Humankind: Solidarity with Non-Human People, di prossima pubblicazione per NERO.

Maria Grazia Turri – Gli oggetti che popolano il mondo. Ontologia delle relazioni

Il mondo è popolato di oggetti che non siamo in grado di afferrare con le mani, come batteri, microbi, particelle, montagne, stelle, pianeti, galassie. Abbiamo piuttosto a che fare con biscotti, giocattoli, piatti, pentole, monete, libri, quadri, rose, gatti, mani, gambe, bambini, adulti, anziani. Difficilmente, però, in un caso e nell’altro, ci sbagliamo nell’utilizzarli o nel relazionarci con essi. Li distinguiamo, ci affezioniamo, li ricordiamo, li immaginiamo, li desideriamo, li scegliamo, li distruggiamo, li doniamo. Il volume spiega come questo “miracolosamente” avvenga, con uno sguardo che partendo dagli oggetti descrive la nostra natura di esseri umani oltreché le conseguenze della continua creazione di nuovi manufatti.

Roland Barthes – Miti d’oggi

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“Il mondo del catch”, “Giocattoli”, “Il viso della Garbo”, “Il Tour de France come epopea”, “Strip-tease, Astrologia”, “La nuova Citroën”: sono questi alcuni titoli degli scritti raccolti da Barthes in “Miti d’oggi”, apparso ormai trent’anni fa e considerato una pietra miliare nella storia della critica del linguaggio della cosiddetta “cultura di massa”.

Anthony Giddens – Le conseguenze della modernità

Giddens nega l’avvento di un’epoca sedicente “postmoderna”, al contrario quella che stiamo vivendo è una fase di radicalizzazione estrema della modernità, nella quale, da un lato, sono enormemente cresciute le opportunità di un’esistenza sicura, dall’altro sono aumentati di pari passo i rischi e i pericoli del “lato oscuro” della modernità. Nel suo schema ogni cosa si accompagna così al suo ambiguo doppio: la conoscenza aumenta, ma niente è certo e tutto può essere rivisitato; la globalizzazione dei fenomeni allenta i vincoli con lo stato nazionale, ma alimenta il sorgere di sentimenti nazionalistici locali. Questi fenomeni sono prodotti dalla contemporanea trasformazione della soggettività e dall’organizzazione sociale mondiale andatasi modificando.

Mike Davis – Il pianeta degli slum

In base ai dati delle Nazioni Unite, più di un miliardo di persone sopravvive nelle baraccopoli sorte nelle estreme periferie delle città del Sud del mondo. Dagli slum di Lima alle colline fatte di spazzatura di Manila, i processi di urbanizzazione ormai non sono stati svincolati solo dai processi di industrializzazione, ma addirittura dalla stessa crescita economica. In questo libro, Mike Davis ritrae una vasta umanità ormai espulsa dall’economia formale mondiale: emerge un proletariato urbano che ha proprie peculiarità, assolutamente non previste né dai classici della teoria marxista né dal pensiero neoliberista. I grandi slum sono forse, come temeva una volta la borghesia vittoriana, dei vulcani pronti a eruttare? A questo riguardo, Davis descrive una panoramica a tutto campo dei diversi movimenti – politici, etnici e religiosi – che si contendono l’anima e il cuore di questi nuovi poveri urbani: dal fondamentalismo induista di Bombay alla resistenza islamista di Casablanca e Il Cairo, dal pentecostalismo di Kinshasa e Rio de Janeiro al populismo rivoluzionario di Caracas e La Paz. Il finale è inquietante: la “guerra al terrorismo” sbandierata dall’amministrazione americana deve essere intesa anche come un’anticipazione di un prossimo conflitto su scala globale tra l’Impero americano e i poveri degli slum.

Enrico Chelazzi – L’inquietudine migratoria. Le radici profonde della mobilità umana

Inquietudine migratoria: Le radici profonde della mobilità umana (Città della scienza) di [Chelazzi, Guido]Un lungo viaggio dal Pleistocene alle soglie della modernità rivela che la mobilità è sempre stata elemento fondamentale e necessario del processo di autocostruzione bioculturale di Homo sapiens. Lo studio delle antiche migrazioni umane fra preistoria e storia, condotto con gli strumenti della paleoclimatologia, dell’antropologia, dell’archeologia e della genetica, mostra l’intreccio di fattori ambientali e culturali che hanno spinto l’umanità a muoversi fin dalle sue origini e offre una prospettiva diversa e più oggettiva per comprendere anche le drammatiche espressioni della migrazione contemporanea.

Giovanni Gozzini – La mutazione individualistica. Gli italiani e la televisione 1954-2011

La mutazione individualista: Gli italiani e la televisione 1954-2011 di [Gozzini, Giovanni]

La televisione cambia la testa degli italiani. Cancella la politica come progetto condiviso di futuro e la sostituisce con un’arena di gladiatori. Cancella la storia e la sostituisce con un presente senza passato. Cancella la realtà e la sostituisce con uno spettacolo continuo che divizza le persone comuni. Cancella la fatica e la sostituisce con il sogno del successo. Ma la televisione non è onnipotente. Se provoca tali effetti è perché – a differenza di chiese, partiti, sindacati – ha saputo raccogliere una mutazione individualista che si sviluppa in modo molecolare e sotterraneo nella società italiana, a partire dagli anni Settanta. Da Dallas al Grande Fratello, molte produzioni televisive hanno contribuito a cancellare l’orizzonte collettivo della storia e della politica e la realtà si è ridotta a un microcosmo di individui.

Edward W. Said – Covering Islam. Come i media determinano la nostra visione del resto del mondo

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L’assunto di Said è presto detto: l’imperialismo economico americano ed europeo (Francia e Gran Bretagna) necessita, per mantenere il suo dominio, di una costruzione simbolica del nemico. L’Islam, il “diverso”, l’Altro diventano l’oggetto artificiale su cui riversare le inquietudini di un Occidente in preda al panico. Said studia la cronaca giornaliera dei maggiori quotidiani americana, pesa ciascuna parola proferita nei dibattito televisivi, smonta con una pratica critica impareggiabile le asserzioni interessate degli esperti di geopolitica: ne esce un quadro a tinte fosche delle distorsioni ideologiche praticate dai “media”, con una chiara strategia militare e politica.