Dedicare la propria vita a una causa che si considera sacra, seguirla ciecamente, opprimere o convertire gli altri in suo nome, subordinare ogni idea e ogni affetto alla sua realizzazione, essere pronti a morire per essa. È questo, indipendentemente dalla dottrina o dall’ideologia che sceglie, il semplice credo del fanatico, protagonista di questo saggio e della nostra epoca. Eric Hoffer, nel “Vero credente” riflette sulle cause e sul funzionamento dei movimenti di massa, siano essi religiosi, apertamente politici o più genericamente d’opinione. Da questo approccio e dal nitore dell’argomentazione nasce l’attualità, si potrebbe dire l’urgenza, di questo libro, pubblicato nel 1951 e ora tradotto per la prima volta in Italia. Per Hoffer, pur distinti per contenuti e scopi, i movimenti condividono la medesima morfologia, sorgono nei periodi di crisi e disgregazione dell’ordine sociale, si basano sugli stessi agenti unificanti e, soprattutto, si nutrono dalla stessa radice, quella della frustrazione che nasce dall’insoddisfazione verso se stessi e le proprie risorse. Il frustrato accoglie allora l’invito verso una terra promessa, reale o ideale, e verso il miraggio di una vita diversa, nell’osservanza assoluta di una logica esterna che lo distolga dal proprio fallimento e dalla propria paura. L’intento è quello di rivolgersi al più ampio numero di lettori possibile, ed esso ben rappresenta sia la sua idea di lavoro culturale che la misura del valore di questo libro.
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Mircea Eliade – Trattato di storia delle religioni
“Il fine che ci siamo proposti – scrive Eliade – è quello di mostrare che cosa sono i fatti religiosi e che cosa rivelano”. Nel complesso labirinto che essi costituiscono il lettore penetra a poco a poco, acquista familiarità con le diversità culturali da cui essi dipendono, prende contatto con le manifestazioni del sacro che si palesano a vari livelli cosmici (il Cielo, le Acque, la Terra, le Pietre), nei fenomeni biologici (i cicli vegetativi, i ritmi lunari, la sessualità), nei miti e nei simboli (il famoso mito dell’eterno ritorno). Il “Trattato”, che a distanza di sessant’anni dalla pubblicazione conferma il suo valore e la sua permanente attualità, può leggersi da un duplice punto di vista: come interpretazione fenomenologico-religiosa spesso suggestiva e stimolante, e come documento del travaglio della cultura moderna, impegnata nella ricerca di un più ampio e sensibile umanesimo.
Consiglio a cura di Pierre.
Nikolaj Berdjaev – Nuovo Medioevo
Pubblicato a Berlino nel 1923, questo è il libro che diede a Berdjaev fama internazionale. Punto di avvio è la diagnosi della crisi della civiltà moderna, resa esplosiva dalla situazione spirituale europea all’indomani della grande guerra e della rivoluzione bolscevica, una crisi radicale poiché rivela addirittura la “fine del Rinascimento”. Nell’idea stessa di un’emancipazione dal divino, nucleo centrale dell’umanesimo rinascimentale, operava un corrosivo fattore irreligioso che gradualmente condusse l’uomo moderno a separarsi sempre di più da Dio, cioè dalla radice spirituale della sua stessa umanità. Ecco perché i risultati estremi di questo processo di emancipazione, che nel XIX secolo sono rappresentati da Nietzsche e da Marx (l’individualismo estremo e il socialismo estremo), sono entrambi, paradossalmente, anti-umanistici. E accanto a questi, l’arte contemporanea, soprattutto il cubismo e il futurismo, rappresenta un terzo elemento di disintegrazione. Questi sintomi indicano che la civiltà occidentale ha raggiunto il suo stadio finale e tutte le convulsioni della storia europea mostrano che il mondo sta sperimentando la difficile transizione dalla Modernità a un nuovo Medioevo, cioè da una civiltà senza Dio a una civiltà finalmente capace di ritrovare il divino. In questa transizione, la Russia, secondo Berdjaev, è chiamata a svolgere un ruolo speciale poiché, con un grande ritardo storico, ha potuto assaggiare gli ultimi frutti del pensiero moderno, al momento ormai della loro dissoluzione. Ma questo anacronismo, che è alla base della tragedia rivoluzionaria, ha consentito alla Russia di sperimentare per prima la fine della civiltà liberale e di indicare al resto dell’Europa quale sarà il suo destino. Ex Oriente Lux, suonava una delle celebri previsioni slavofile. Non la luce, ma le tenebre, secondo Berdjaev, avanzano dall’Oriente, le tenebre di un nuovo benefico Medioevo. Nuovo Medioevo ebbe subito vasta eco internazionale e fu tradotto in molte lingue. Questa è la prima traduzione italiana.
Leonardo Boff, Mark Hathaway – Il tao della liberazione. Esplorando l’ecologia della trasformazione
“Siamo chiamati a reinventare noi stessi in quanto specie”, si legge in questo saggio scritto dal brasiliano Leonardo Boff, ex francescano, riconosciuto a livello mondiale come uno dei massimi esponenti della teologia della liberazione, e dal ricercatore e educatore statunitense Mark Hathaway. Il compito non è certo facile, ma per “liberazione”, suggeriscono gli autori, va inteso un cambiamento radicale della coscienza umana. A occupare la scena è la crisi odierna, una società “spiritualmente” malata, ossessionata dalla crescita e dal consumo materiale, attaccata a valori che hanno portato al progressivo saccheggio delle risorse e all’aumento delle disuguaglianze. La grande sfida del XXI secolo è allora quella di invertire rotta, operando una trasformazione che sia allo stesso tempo individuale e collettiva. Come? Gli autori tracciano un cammino di guarigione – Tao è l’antico termine cinese per “via” – cercando il punto di intersezione tra la tradizione cattolica e quella orientale. Non solo, la rinascita spirituale che invocano si nutre dell’apporto di psicologia e fisica quantistica, femminismo e cosmologia, economia ed evoluzionismo. Solo incrociando le prospettive di scienze, religioni e saggezze antiche si può produrre una rivoluzione della percezione, il preludio al cambiamento delle nostre abitudini.
Consiglio offerto da Athanasius.
Simone Weil – La rivelazione greca
L’incontro tra Simone Weil e alcuni testi della Grecia antica – innanzitutto l’Iliade, Platone, i Pitagorici e i tragici – ha segnato uno dei picchi del secolo scorso. Nulla di quanto la luce della sua mente ha raggiunto è rimasto immutato. In particolare i Vangeli, come se la via regale per capirli non passasse da Gerusalemme, ma da Atene. Il Verbo come mediatore, il soprannaturale e l’innaturale, la bellezza del mondo, il giusto punito, la sventura: sono alcuni dei temi che Simone Weil affronta in questi scritti, non più nella forma altamente condensata dei Quaderni, ma in una trattazione distesa, come chiarendo in primo luogo a se stessa le sue abbaglianti intuizioni.
Dario Sabbatucci – Politeismo. Volume I. Mesopotamia, Roma, Grecia, Egitto. [Pdf scan]
Sergio Quinzio – Cristianesimo dell’inizio e della fine [Epub – Mobi]
La parola profetica ed escatologica è perduta da secoli: la perdita del linguaggio è la perdita dei contenuti, che, attraverso le diverse trascrizioni, si diluiscono, diventano ambigui e infine vengono abbandonati. Eppure il linguaggio della immemorabile religione apocalittica e messianica non è mai morto del tutto e le sue varie reviviscenze segnano dei risvegli parziali e contraddittori nella storia. Ciò che questa parola dell’inizio e della fine può esprimere non è misurabile solo con i metri culturali di cui dispone l’attuale civiltà. Altra è la dimensione a cui quella parola si riferisce, e in essa vuole porsi questo libro. È una dimensione che esige risposte estreme e perentorie, perciò forse inudibili: come è inudibile tutto ciò che non è fondato sul già acquisito, sul conforme, in definitiva sulla permanenza della situazione data. Ma i significati necessari stanno al di là di quella accettazione passiva che è, ai nostri giorni, la cultura. In tre parti distinte di un unico discorso vengono qui considerati i segni sparsi delle cose perdute eppure cercate nel mondo contemporaneo: il nucleo essenziale del messaggio di Gesù attraverso un commento delle parole che gli vengono attribuite dal primo dei Vangeli, quello di Marco; la vicenda percorsa dall’attesa del “regno di Dio” nelle metamorfosi profane subite lungo i venti secoli della sua storia; la situazione paradossale del presente, dove riecheggiano, contraffatte, esperienze antiche e incancellabili.
Barbara Frale – L’inganno del gran rifiuto. La vera storia di Celestino V, papa dimissionario [Epub – Mobi]
Il 5 luglio 1294, dopo oltre due anni di Sede vacante, i cardinali riuniti in conclave finalmente convergono su un uomo del tutto estraneo alla Curia Romana, l’eremita abruzzese Pietro da Morrone. Digiuno di politica e lontanissimo dalle logiche del secolo, Celestino V si sente fin da subito a disagio tra i fasti di Roma, al punto che dopo soli cinque mesi comunica ai porporati la decisione di deporre la tiara. Il suo gesto apre la strada all’elezione di Bonifacio VIII, cardinale dalle notevoli doti diplomatiche, una nomina salutata dal mondo intero come provvidenziale. Non è di quest’idea, però, Dante, che nel terzo canto dell’ “Inferno” sembrerebbe riferirsi proprio a Celestino con il verso “colui che fece per viltade il gran rifiuto”. Sembrerebbe, appunto. Barbara Frale ricostruisce in questo libro la storia di Celestino, del suo rapporto con Bonifacio, raccontando eventi poco noti, non di rado delittuosi, risvolti e retroscena, infamie e amare verità che danno a questa biografia le sfumature del romanzo gotico. Protagonisti, insieme a Celestino V e Bonifacio VIII, sono il re di Francia Filippo il Bello, il re di Napoli Carlo II d’Angiò, le grandi famiglie nobiliari romane, i teologi della Sorbona, e un secolo, il Trecento, particolarmente gravato da scandali, processi, dispute dottrinali e lotte di potere, rese più infuocate dalla propaganda di tutte le parti in gioco. Fino a impedire di vedere nel “gran rifiuto” l’inganno che in realtà è stato. Introduzione di Franco Cardini.
Charles Pèguy – Lui è qui. Pagine scelte [Epub – Mobi]
Con il passar degli anni è cresciuta negli studiosi e in chi si è accostato all’opera di Péguy la certezza di trovarsi di fronte a un gigante del nostro secolo, affiancabile per importanza a nomi come Heidegger, Benjamin, Rilke ed Eliot. La sua polemica contro il “mondo moderno” rivela sempre più il suo carattere profetico e la sua ira contro i dogmatismi di ogni specie risuona con persuasività. L’affermazione strenua del valore del “carnale”, del “temporale” e la centralità della categoria di “avvenimento” come chiave di comprensione del fenomeno umano (e del cristianesimo), la difesa contro ogni riduzione spiritualistica o politica dell’azione ideale, fanno di Péguy una voce carica di attualità. Un’antologia che offre uno strumento per conoscere un autore fondamentale per comprendere il nostro presente.
Sergio Quinzio – La croce e il nulla [Epub – Mobi]
A Venezia, Quinzio annota: «Una società che costruisce le paradisiache cupole e volte d’oro di San Marco è necessariamente una società che costruisce infernali prigioni accanto allo splendore di Palazzo Ducale. Ontologia forte, orrenda ontologia forte, alla quale non vedo altra alternativa che la croce, o il nulla». Questo libro è una appuntita indagine su quella alternativa, in cui si intrecciano i fili di tutta la nostra storia, innanzitutto i due fili essenziali: quello greco e quello ebraico. Da tale intreccio sorgono la croce e il nulla: sbocchi scandalosi, e insieme inevitabili, di due concezioni divergenti della «verità» e della «parola». Nella visione di Quinzio, il nostro mondo pensa in categorie greche, ma si dedica a un culto furioso dell’azione perché pungolato nel profondo dalla parola ebraica, che vuole la redenzione del mondo. Si raggiunge così il lacerante paradosso di una vita che si pretende profana e moderna – e invece è squassata da una disperazione che ha un significato arcaico e sacrale: la disperazione di chi non sa rassegnarsi all’assenza della salvezza. Come in opere precedenti aveva interrogato e sondato le Scritture, Quinzio interroga qui la storia del cristianesimo, «prototipo e madre della storia moderna». E l’argomentazione coinvolge tutto il moderno, in quanto esso è «post-cristiano e anti-cristiano, nel senso che sta in luogo del cristianesimo, risponde in qualche modo alle aspettative di salvezza cristiana storicamente deluse». Sono squarci rapidi, brucianti, pagine che non si appagano di tracciare linee di una storia della cultura: anzi, la loro intenzione è quella di mettere in questione la cultura stessa, svelandola come relitto di un secolare naufragio. In questa prospettiva, non sussiste un processo evolutivo nella storia, se non nel senso che il tempo acuisce progressivamente l’eccesso delle contraddizioni – e queste si riconducono a un’unica fonte: la necessità della salvezza e il suo continuo sfuggire.