La religione dei Semiti della Mesopotamia si fondò su una remotissima tradizione sumerica, secondo la quale il Divino era disseminato in numerose divinità antropomorfe che esercitavano la loro azione nell’ambito dei fenomeni naturali e il cui culto era di carattere strettamente locale. Venuti a contatto con essa, i Semiti non sentirono il bisogno di modificarne basilarmente le forme, ma le impregnarono di uno spirito nuovo ispirato a una profonda religiosità. Consci della grandezza del Divino, del suo potere assoluto e della sua attiva presenza nel mondo, essi arricchirono le precedenti concezioni religiose e, sul modello dell’amministrazione reale, organizzarono il loro pantheon secondo un ordine gerarchico che tendeva alla monarchia. In tal modo, soli fra tutti i popoli dell’antichità e assai prima dei Greci (che per questo aspetto dipesero forse da loro), edificarono un coerente sistema politeistico.
D’altra parte, l’assiduo studio del mondo e soprattutto degli astri, con la rivelazione di un ordine dell’universo di una mirabile perfezione, li rese capaci di trasferire questi nuoti dati nella sfera religiosa, cosicché essi giunsero a concepire il Divino in termini di trascendenza e il suo dominio sul mondo sotto l’aspetto di una azione eterna e universale, fondando in tal modo una vera religione scientifica nella quale la fede si arricchiva delle scoperte della ragione e la cui importanza è attestata dall’influsso esercitato sulla religione e sul pensiero ellenistico e, attraverso quest’ultimo, sulla nostra stessa civiltà.
Il tema affrontato dall’autore di questo libro è uno fra i più ardui e suggestivi che possano presentarsi agli studiosi delle religioni orientali: Jean Bottéro, notissimo specialista di assiriologia, ha saputo trattarlo con la maestria che è frutto solo della genuina competenza e della autentica passione scientifica, in una forma accessibile anche al comune lettore, che troverà in queste pagine la risposta a molti problemi che si affacciano ad ogni spirito desideroso di approfondire storicamente il cammino dell’umanità in cerca del Divino
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Barrington Jr. Moore – Le origini religiose della persecuzione nella storia
Nel ripetersi storico dei massacri di massa, dei rigurgiti sanguinari di intolleranza, delle persecuzioni di cui ogni epoca, non esclusa la nostra, ha provato la piaga, colpisce più che la differenza la somiglianza: «sono state le somiglianze – osserva Barrington Moore – a dare risultati così tremendi». L’eminente storico americano – che con un libro celebre, Le origini sociali della dittatura e della democrazia, ha offerto una chiave originale per comprendere la storia comparata, andando a cercare nelle basi sociali (ideologiche, istituzionali, culturali, oltre che economiche) la causa della differenza o della ripetizione -applica lo stesso sistema di indagine al caso della persecuzione. E ricostruisce, attraverso alcuni eventi speciali presi come esempi tipici – dall’Israele dell’Antico Testamento, al Terrore della Rivoluzione francese, dalle Guerre di religione, al sistema delle caste indiane e alla Cina confuciana – lo schema dinamico di quei «processi che sfociano nella approvazione morale della crudeltà». Al di sotto vi è sempre un’idea di purezza morale che d’improvviso, per circostanze diverse, si fa strada tra gli eventi e fissa il perimetro di un’identità comune che si sente minacciata dai soggetti attivi di una contaminazione percepita come abbastanza forte da deumanizzarne e demonizzarne i portatori. Una coppia di opposti inconciliabili, puri contro impuri, che si trovano entro le culture derivate dalle grandi religioni monoteiste, ma che è invece estranea alle altre culture dove l’impuro, benché degradato e intoccabile, viene considerato elemento integrante della comunità in quanto destinato a trattare e manipolare l’immondo. Una situazione tutt’altro che idillica, visto che il prezzo da pagare era la rigida divisione in caste e l’immobilità sociale, che oggi, comunque, l’intrusione dell’Occidente ha sconvolto. «Tanto tempo fa, diciamo dopo la fine della II guerra mondiale, pareva che le battaglie contro le forme più virulente dell’irrazionalità e dell’intolleranza fossero finite e vinte. Potevamo rivolgerci alla lotta contro l’ignoranza, contro la fame e le malattie, e magari goderci anche un po’ la vita. A mezzo secolo di distanza quella visione, col ritorno di tutti i vecchi spettri e la creazione di nuovi orrori, sembra essere stata la grande illusione del XX secolo».