Gli scritti raccolti in questo ottavo volume delle Opere sono tutti posteriori alla rottura scientifica con Freud, ed esprimono quindi, sia pure a diversi livelli di elaborazione, il pensiero proprio di Jung, contenendo riflessioni essenziali per la teoria e la pratica analitica. Alcuni saggi (da Energetica psichica del 1928 alle Riflessioni teoriche sulla natura della psiche del 1954) cercano di figurare un modello della psiche fondato sul concetto di «libido» intesa in senso lato come energia psichica. Altri (sulla psicologia del sogno o sulla «funzione trascendente») definiscono le modalità di emergenza della spinta all’individuazione; altri ancora discutono i ritmi vitali dell’esperienza psichica, e i presentimenti inconsci della morte, individuali e collettivi. Infine i due testi sulla sincronicità costituiscono un tentativo di elevare alla dignità di ricerca scientifica certi fenomeni di correlazione psicofisica altrimenti non spiegabili dalla scienza causalistica. Il volume accoglie dunque i grandi testi teorici della piena maturità di Jung, quasi il cuore di un’opera di valore e dimensioni eccezionali. Tra i saggi qui raccolti ricordiamo: Istinto e inconscio (1919), La struttura della psiche (1927/1931), Anima e morte (1934), L’essenza dei sogni (1945/1948), e La sincronicità (1951).
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Carl Gustav Jung – Opere vol. 9/2: Aion. Ricerche sul simbolismo del Sé
Aion si presenta come un’ampia monografia dedicata all’archetipo del Sé. Centrale è l’idea di eone, che dà il titolo al libro. Eone (in greco aion) significa «era, epoca, tempo indefinito, eternità», ma anche, presso gli gnostici, «mondo» e «dio del mondo». Per seguire le trasformazioni della situazione psichica all’interno dell’eone cristiano, Jung ricorre a tutta una serie di simboli, cristiani, gnostici e alchemici, e in particolare al simbolo del pesce, che fin dall’antichità è stato posto in relazione con Cristo e ha svolto un ruolo centrale nell’astrologia. Se in Psicologia e alchimia Jung aveva già cercato di approfondire il significato dell’archetipo del Sé collegandolo alla tradizionale figura di Cristo, qui dà invece maggiore rilievo alle considerazioni astrologiche. Come prova l’Apocalisse, le speculazioni storiche sul tempo sono sempre state influenzate dalle idee astrologiche. Anche se non esiste prova che il simbolismo del pesce sia derivato dalla figura zodiacale, e nemmeno si possa stabilire una connessione tra la polarità dei Pesci e l’opposizione Cristo-Anticristo, l’eone dei Pesci ha accompagnato per duemila anni l’evoluzione spirituale cristiana. Jung sviluppa inoltre una critica psicologica alla dottrina teologica secondo cui il male non è che un «meno» di bene, proponendo invece un superamento della tradizionale opposizione cristiana, qui risolta in una visione accettabile per la coscienza moderna.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 11: Psicologia e religione
Nella prospettiva di Jung i dati religiosi vanno considerati come la manifestazione storica infinitamente varia di un autonomo livello di realtà; autonomo in quanto, pur rivelandosi attraverso la vita, esso non è il frutto della sublimazione di una realtà biologica, come Freud pretendeva, ma è parte costitutiva e irriducibile della condizione umana. I dati religiosi vanno perciò compresi come la formulazione psicologica di esperienze interiori che hanno sempre, all’origine, i caratteri della rivelazione individuale, anche se subiscono poi il travaglio secolare dei tentativi di rielaborazione culturale tendenti a renderle assimilabili ai più; e che possono sempre riemergere nei materiali onirici o visionari individuali, in quanto essi hanno radice nel fondo archetipico comune. Psicologia e religione (1938/1940), il Saggio d’interpretazione psicologica del dogma della Trinità (1942/1948), Il simbolo della trasformazione nella messa (1942/1954) e gli altri scritti sulla religione in Occidente sono costruiti in questa prospettiva, che l’immensa dottrina di Jung sostanzia e conferma. A questi saggi seguono quelli da Jung dedicati alla religione in Oriente: i commenti psicologici al Libro tibetano della grande liberazione (1954) e al Libro tibetano dei morti (1935/1953), la Prefazione alla Introduzione al buddismo zen di D.T. Suzuki (1939), Psicologia della meditazione orientale (1943), e così via. Essi mostrano magistralmente come i diversi metodi orientali d’introversione favoriscano il suddetto carattere individuale dell’esperienza religiosa; sottolineando tuttavia nel contempo l’estraneità di Jung, terapeuta impregnato del mito eristico della redenzione, alle tentazioni di fuga dal mondo presenti in così larghi strati della religiosità orientale.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 12: Psicologia e alchimia
Verso la fine degli anni venti Jung scopre singolari affinità tra antichi simboli cinesi e i sogni dei suoi pazienti: comincia così a studiare i testi degli alchimisti. Dopo quindici anni di lavoro pubblica questo volume, che rimane fra le sue opere più affascinanti. La tradizione alchimistica e la pratica analitica hanno in comune il tentativo di creare una realtà nuova e superiore: da una parte l’oro, la pietra filosofale, dall’altra la «presa di coscienza» della psicologia moderna. L’alchimia è espressione di una pulsione a trasformare la materia prima dell’esperienza in conoscenza: vuole portare alla luce il lato divino che dorme nell’oscurità degli istinti, ed è quindi una psicologia che non dice il suo nome, qualcosa di affine alla moderna psicoterapia. Jung allarga la sua indagine alla saggezza orientale e a esperienze culturali che, pur appartenendo a epoche e a luoghi lontanissimi, hanno una radice comune, mostrando come le scoperte scientifiche possano essere in realtà il ritrovamento di antichissime e universali esperienze che, appunto per questo, egli definisce «archetipiche».
Carl Gustav Jung – Opere vol. 14: Mysterium coniunctionis
In quest’opera, summa del pensiero junghiano sull’alchimia, Jung si propone di approfondire la problematica dell’«Arte regia» trattandone l’aspetto centrale, ossia l’unione e il superamento degli opposti. Come indica il loro motto Solve et coagula, gli alchimisti ritengono che «l’essenza della loro arte stia, da un lato, nella separazione e nella soluzione e, dall’altro, nella combinazione e nella coagulazione». Per essi si tratta quindi di una condizione iniziale in cui si combattono tra loro forze e tendenze contrapposte e, insieme, di un procedimento che dovrebbe essere in grado di ricondurre nuovamente a unità gli elementi e le proprietà a loro ostili, che in precedenza erano stati separati. Nel pensiero junghiano la Coniunctio rappresenta evidentemente un’immagine archetipica umana che – raffigurata come «nozze mistiche» o chimiche – esprime la più intima nostalgia dell’uomo, abbia essa carattere erotico, religioso o anche tecnico-chimico. Si tende dunque a unire ciò che è separato e, attraverso quest’unione, il singolo perviene a qualità superiori, raggiunge cioè la totalità e l’individuazione. Il processo esteriore – si tratti di un’operazione tecnica o di un atto religioso – diviene l’espressione simbolica di un fatto psichico interiore, che si manifesta anche nei sogni e nelle fantasie dell’uomo moderno, come Jung aveva già dimostrato nel suo scritto Psicologia e alchimia (1944). Lo psichiatra zurighese sviscera qui le singole componenti della Coniunctio, indaga sui paradossi della tradizione alchemica ed esamina alcune forme di personificazione degli opposti: Sole, Luna, Sal e Sulphur. Tratta poi del coniugium spagiricum, le «nozze chimiche» di conscio e inconscio, simboleggiati dalle figure di Rex e Regina e di Adamo ed Eva, per giungere infine a delineare quella che – come si precisa nella Premessa di Luigi Aurigemma – ai suoi occhi costituisce «l’esperienza interiore più autentica e di maggiore interesse vissuta dagli alchimisti (…
Carl Gustav Jung – Opere vol. 15: Psicoanalisi e psicologia analitica
Il volume ci presenta lo psichiatra zurighese nella veste di docente e divulgatore dei principi basilari del suo pensiero teorico. Il più ampio dei contributi – Fondamenti della psicologia analitica (1935) – riproduce infatti la trascrizione stenografica delle lezioni tenute da Jung nella londinese Tavistock Clinic, di fronte a un pubblico di circa duecento psichiatri e psicologi. Vi si parla di funzioni psichiche, di tipi psicologici, di struttura della coscienza, di inconscio personale e collettivo, di archetipi, con argomentazioni che anticipano alcune conquiste teoriche della ricerca psicologica successiva: «Rilevando che corpo e mente reagiscono come un’entità unica, Jung fu il primo clinico a riconoscere l’importanza dei fenomeni fisiologici che accompagnano le emozioni, – osserva E. A. Bennet nella sua prefazione alla prima edizione inglese – oggi comunemente noti come fenomeni psicosomatici». Le argomentazioni di Jung sono peraltro arricchite dagli interventi dei partecipanti, che interrogano e discutono. Analoga struttura presenta La vita simbolica, trascrizione di un seminario tenuto nel 1939 alla Guild of Pastoral Psychology di Londra. Vi si presentano i vantaggi delle religioni capaci di dare un senso alla vita del singolo, preservandolo quindi dalla nevrosi e dal vuoto di simboli e valori, mentre il terapeuta si rivela un semplice surrogato del «curatore d’anime» cattolico o protestante. Il saggio Simboli e interpretazione dei sogni (1961) nasce invece dalla decisione (sia pur sofferta e travagliata), presa da Jung poco prima di morire, di presentare le proprie teorie a un ampio pubblico di non specialisti, dopo che era cresciuto l’interesse per la psicologia analitica, in seguito all’intervista filmata face to face da lui rilasciata alla BBC. Completano il volume due scritti sulla persona e sulle teorie di Freud nei quali Jung cerca di presentare senza acredine le luci e le ombre del suo rapporto con il maestro.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 16: Pratica della psicoterapia
Jung ha condensato in questo volume cinquant’anni di pratica psicoterapeutica: «Il mio contributo alla conoscenza della psiche si basa sull’esperienza pratica che ho dell’uomo: è stato infatti lo sforzo compiuto come medico e come psicologo per capire le sofferenze psichiche da un lato a condurmi a tutte le mie successive conoscenze e conclusioni; dall’altro a convincermi a ricontrollare e a modificare le mie intuizioni alla luce dell’esperienza diretta». La psicoterapia junghiana non privilegia la biografia personale del paziente, ma allarga la sua indagine all’ambiente, al peso della storia, all’incidenza dei miti e degli archetipi. Il linguaggio del sogno, il simbolismo dell’incesto, la psicologia della traslazione sono i tre grandi temi della riflessione junghiana, che interpreta l’attività psicoterapeutica come un’arte umanistica, fatta di intuizione, vastissime conoscenze culturali, esperienza e totale impegno etico. Tra i saggi raccolti in questo volume ricordiamo: Scopi della psicoterapia (1931), Che cos’è la psicoterapia (1935), Psicoterapia e concezione del mondo (1943), Questioni fondamentali di psicoterapia (1945) e La psicologia della traslazione (1946).
Carl Gustav Jung – Opere vol. 17: Lo sviluppo della personalità
Questi scritti, dedicati al problema dell’educazione e maturati lungo l’arco di un trentacinquennio, offrono ampia testimonianza del graduale distacco di Jung dalla teoria freudiana della sessualità infantile e seguono passo passo l’elaborazione dei capisaldi teorici della psicologia analitica. Il primo saggio della raccolta, Conflitti dell’anima infantile (1910), è infatti ideato come un parallelo al caso del «piccolo Hans» e presenta le fobie e le curiosità in materia sessuale emerse in Anna, una bambina di quattro anni, figlia di un padre «edotto in psicoanalisi» ed educata senza ipocrisie. Dall’analisi rigorosamente freudiana delle conversazioni e dei sogni della «piccola Anna» Jung passerà poi ad orizzonti più ampi e a un pensiero più autonomo e originale nei confronti del maestro. Egli scoprirà anche nelle fantasie infantili la forza ammaliante degli archetipi, nonché la presenza della tendenza inconscia – nella psiche individuale – a elaborare in maniera archetipica i dati della realtà, al punto da trasformare individui di per sé innocui o addirittura insignificanti in dèi e dee, terribili agli occhi dei loro figli: «Dietro ogni singolo padre c’è infatti l’immagine eterna del Padre, e dietro il fuggevole fantasma della propria madre traspare la magica figura della Madre». Una posizione critica nei confronti di Freud e di Adler è assunta da Jung anche nel saggio centrale del volume. Psicologia analitica dell’educazione (1926/1946), riproposto qui nella storica traduzione di Roberto Bazlen: in esso Jung discute ed esemplifica alcuni gruppi di disturbi psichici infantili, tra cui il deficit intellettuale, l’epilessia, la nevrosi e la psicosi, e insieme presenta i fondamenti del suo metodo di indagine dell’inconscio. L’idea basilare esposta anche negli altri scritti nati da conferenze tenute da Jung di fronte a un pubblico di educatori (Il significato dell’inconscio nell’educazione individuale, 1928; Il bambino dotato, 1943 ecc.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 18: La vita simbolica
È questo l’ultimo volume dell’edizione italiana degli scritti di Jung. Si tratta di contributi perlopiù brevi e incisivi, in parte riscoperti dopo la morte dell’autore e raggruppati per temi, i quali costituiscono – afferma Luigi Aurigemma nella Premessa – «come un rapido sorvolo della sua complessiva produzione; vario e tuttavia coerente, in quanto animato da una fondamentale unità d’ispirazione». Questi testi infatti «illustrano, affrontandola dalle più disparate angolazioni, la concezione propria a Jung della vita umana, cui è specifica la ricerca di un senso e di un fine da lui individuati nel continuo allargamento della conoscenza e coscienza di sé». Il lettore avrà modo di trovarvi l’eco degli interessi giovanili di Jung per l’occultismo e la parapsicologia, dei suoi contributi più specificamente psichiatrici e psicologici degli anni successivi e delle speculazioni filosofiche ed etico-religiose degli ultimi anni. Scoprirà lo Jung giovane e attento recensore dei testi scientifici dei suoi maestri (Bleuler, Freud ecc.) alla ricerca appassionata della «sua» via personale, lo Jung della maturità, stimato prefatore di ricerche e studi di discepoli o simpatizzanti delle sue teorie, di Neumann, Jacobi, Harding, Adler, e di tanti altri che gli fanno corona in queste pagine. Dall’ultimo gruppo di scritti emerge infine lo Jung pensatore e filosofo che, con l’occhio attento alle religioni del mondo, dibatte lo spinoso problema del male nella storia e propone, a chi è ormai disilluso dal crollo delle fedi e dei valori, una forma di religiosità tutta interiore, che affida all’individuazione personale il compito di tornare a realizzare sempre da capo in ognuno di noi una nuova e più matura incarnazione del divino nell’umano.
Elisabeth Roudinesco – Sigmund Freud: nel suo tempo e nel nostro
Elisabeth Roudinesco ritrae Freud nella sua epoca, in famiglia, circondato dalle sue collezioni, nei suoi rapporti con le donne; in preda al pessimismo di fronte al crescere dell’antisemitismo, esitante prima dell’esilio londinese, dove si concluderà la sua vita. Il fondatore della psicoanalisi è innanzi tutto un viennese della belle époque, un uomo dell’impero austro-ungarico, erede dell’illuminismo tedesco ed ebraico. La psicoanalisi è il risultato di un’impresa collettiva, un cenacolo nel quale Freud ha potuto anche dare sfogo alla sua passione per l’irrazionale, l’occulto, trasformando volentieri gli amici in nemici. Un pensatore della modernità, conservatore in politica, che non ha mai cessato di agire in opposizione con la propria opera in nome della ragione e dell’illuminismo.