Questa seconda edizione del Populismo russo, vent’anni dopo la prima, è basata sul vasto lavoro di ricerca compiuto negli ultimi due decenni nell’Unione Sovietica, negli Stati Uniti, in Inghilterra, Francia, Polonia, ecc. In un saggio, che serve da Introduzione a primo volume, viene discusso il posto che il populismo ha tenuto e tiene nella storiografia sovietica poststaliniana, così come nel dibattito internazionale sui problemi economici dei paesi arretrati, sulla funzione che vi svolgono le élites politiche e rivoluzionarie e sulla sempre risorgente esigenza di libertà nel mondo socialista. In questa Introduzione il lettore troverà un tentativo di sintesi storiografica dei tre volumi, ciascuno dei quali rappresenta un elemento compiuto e a sé stante d’una storia del movimento populista.
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Edmund Wilson – Stazione Finlandia Biografia di un’ idea. Il socialismo da Babeuf a Lenin
Il titolo allude all’arrivo di Lenin a Pietrogrado, nel celebre vagone piombato, alla vigilia della Rivoluzione del 1917: momento culminante di tutto il processo politico e culturale analizzato nel saggio, e su cui esso si chiude. Dopo aver esaminato, attraverso le opere degli storici francesi come Michelet, Taine, Renan, la parabola della tradizione rivoluzionaria classica, Wilson traccia la storia della nuova idea socialista, dei suoi protagonisti nel pensiero e nell’azione, dandoci una serie di ritratti e biografie di straordinario rilievo: Babeuf e Saint-Simon, Enfantin e Cabet, Fourier e Owen, Lassalle e Bakunin, Marx e Engels, Lenin e Trotskij. Sono, nell’ordine, i primi socialisti utopistici, i teorici del materialismo dialettico, i fondatori dei primi partiti operai europei, gli artefici della Rivoluzione russa. Personalità singolari, drammatiche, bizzarre, eroiche, tragiche. Wilson si accosta a esse come a uomini vivi, al di là della retorica e dell’agiografia, seguendo in esse l’accordo e le contraddizioni tra teoria e pratica, tra aspirazioni morali ed esigenze politiche, tra psicologia individuale e tensione sociale. Particolare spicco hanno naturalmente Marx, Engels e Lenin, che hanno impersonato con le loro esperienze individuali il dilemma, per la rivoluzione, tra le condizioni oggettive o il meccanismo della storia, e l’intervento soggettivo o la volontà umana: dilemma che, a cinquant’anni dalla morte di Lenin, non è stato ancora risolto.
Michael Confino – Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l’affare Necaev
Jonathan Frankel – Gli ebrei russi. Tra socialismo e nazionalismo (1862-1917)
Nel 1881-82 esplodono nell’Impero russo una serie di pogrom sanguinari, accompagnati dall’attiva complicità del regime che vede in essi un’occasione di sfogo del malcontento popolare. Da questa tragedia, e dalla coscienza della condizione di oppressione e debolezza in cui versano gli ebrei, nasce il movimento di emancipazione del popolo ebraico. Nel giro di vent’anni esso diverrà, attraverso una storia di confronti, polemiche e scissioni (ma anche di discriminazione e repressione), una delle forze politiche più originali del nostro secolo.
Aleksandr Herzen – Passato e pensieri
Aleksandr Ivanovič Herzen occupa un posto di rilievo nello sviluppo del movimento rivoluzionario della cultura della Russia ottocentesca. Passato e pensieri, la sua imponente opera autobiografica, non è soltanto il « journal » di un rivoluzionario e il ritratto di un tempo e delle personalità più rilevanti che lo vissero; è anche una compiuta opera letteraria, il romanzo di un’anima e delle grandi speranze che esaltarono, dalla Russia al resto d’Europa, gli uomini che volevano un mondo diverso e migliore. Ma a parte l’alto valore di documento storico, è soprattutto in una dimensione « romanzesca » che Passato e pensieri va letto per scoprirne intatti il fascino e l’attualità.
Aleksandr Herzen – Breve storia dei russi
Questa breve storia dei Russi, tanto famosa, fu scritta nel 1849, quando già da due anni Herzen aveva lasciato la Russia e quando le speranze liberali erano cadute in tutto l’Occidente dopo che la fiammata del ’48 si era spenta nel sangue e nella reazione. Mentre scriveva queste pagine, nel suo esilio di Londra dove abitava anche Marx, Herzen riteneva giustamente che la sua patria fosse l’unico paese rimasto per far giungere all’Europa ormai imbavagliata, grida di rivolta e di protesta. L’osservazione più precisa, infatti, e sempre riaffiorante nella sua opera, riguarda la straordinaria forza di resistenza e la tenacia del popolo russo dinanzi ad ogni minaccia, ad ogni forma di violenza operata sulla loro natura, a cominciare da quelle organizzate con despotismo tecnico da Pietro il Grande ai danni di gente che proprio non ne voleva sapere. Dietro le quinte, mobilissime, di tante « detronizzazioni » e di tante congiure che, come tutti sappiamo, continuarono anche dopo la scomparsa degli zar, è proprio questa forza di coesione delle masse a determinare il corso della storia, sia pure con una lentezza tale da indurre certi critici a giudicarla, erroneamente, come assenteismo, mentre si tratta di un grosso peso che ha dominato e domina tutta la politica russa
Aleksandr Herzen – Dall’altra sponda
James H. Billington – Con il fuoco nella mente. Le origini della fede rivoluzionaria
A partire dall’Ottantanove parigino, le idee della tradizione rivoluzionaria cominciano a serpeggiare nel continente. Prendono forma nei caffè sotterranei del Palais Royal e nelle redazioni dei giornali, si diffondono in luoghi segreti, in tipografie clandestine, in un proliferare di fazioni matte e misteriose. Uomini diversi per esperienze, cultura, personalità condividono un lessico e una simbologia: parlano la lingua dei pamphlets e sono ispirati da una semplificatoria furia ideologica che sfiora l’impulso religioso. Figure sfumate nel sacrario della rivolta contornano i protagonisti .dell’epopea rivoluzionaria: accanto a Saint-Just, a Proudhon, a Marx, a Lenin si affacciano gli eroi d’una sola stagione, Bonneville, Babeuf, Buonarroti, Barmby, Radčenko. Giornalisti alla fame, poligrafi di veemente eloquenza e di incontrollabile propensione all’intrigo, agitatori, avventurieri d’ogni sorta intrecciano il loro flirt con l’azzardo; prima commossi dal sogno romantico e «chansonnier» di un socialismo nazionale che evoca ingenuamente l’anima del popolo, un’appartenenza fraterna, una comune radice, poi nel nome della «scienza» rivoluzionaria, con il sindacato e il partito, verso l’utopia della rivoluzione sociale, del sovvertimento organizzato che non si cura di frontiere. È la trama di un insidioso gioco a guardie e ladri che vede da una parte Bismarck, Cavour, Napoleone III, lo zar di Russia, la loro minacciosa Realpolitik e le loro polizie segrete; e dall’altra socialisti, anarchici, nichilisti, adepti del terrore, tutti esposti alle manipolazioni del potere, lusingati dalle cospirazioni più tortuose, inorriditi e stregati di fronte al Leviatano. Dopo aver dato un sentimento alla coscienza dei popoli, l’urlo trinitario del Quattordici luglio si spezza per sempre, soffocato dalla ritrovata potenza delle nazioni, mentre si approssima l’Ottobre rosso, la palingenesi in un paese solo.
Adam B. Ulam – In nome del popolo. Profeti e terroristi nella russia prerivoluzionaria
Astuzia e ingenuità, fanatismo e abnegazione, coerenza e irrazionalità si intrecciano e si elidono nella vicenda del populismo russo. Pochi periodi storici sono carichi di fermenti, di rivolgimenti, di segni premonitori come quello compreso tra il 1855 e il 1885 nella Russia zarista: da una parte poche migliaia di intellettuali, utopisti, rivoluzionari e terroristi, dall’altra un potere brutale e ottuso; tra queste forze contrapposte, una società contadina e arcaica, chiusa nella superstizione e nel conformismo, costretta al ruolo di spettatrice passiva nel travagliato processo di transizione che portò la Russia alla Rivoluzione d’ottobre e alla successiva industrializzazione a tappe forzate. Sulla scorta di una documentazione imponente, Ulam fruga e dipana l’aggrovigliata vicenda del populismo russo, mettendo in luce episodi poco conosciuti, dando sbalzo e vigore alla folta teoria di protagonisti del pensiero sociale e dell’azione politica nella Russia della seconda metà dell’Ottocento, dagli apostoli, come Herzen e Cernysevskij, a Tkačev e, prima di lui, Nečaev, l’inquietante figura che ispirò I demoni di Dostoevskij. L’attenzione posta da Ulam all’individuo non va tuttavia a discapito del quadro storico: l’aggregarsi e il disgregarsi dei movimenti populisti e nichilisti, le convulsioni dell’intelligencija, il maturare delle coscienze e delle forze sociali sono vagliati con rigore e lucidamente narrati da Ulam, al quale peraltro non sfuggono le analogie fra il dispotismo zarista e quello staliniano e poststaliniano. Al di là della puntuale ricostruzione di questo momento iniziale della storia della rivoluzione russa, che vide l’esperienza violenta dei terroristi di Volontà del Popolo ferocemente stroncata dopo l’uccisione di Alessandro II, l’opera di Ulam ci ripropone drammaticamente brucianti, attualissimi interrogativi. Qual è la linea di demarcazione fra passione politica e fanatismo, fra minoritarismo e cospirazione, fra radicalismo politico e criminalità?
Umberto Cerroni – Le origini del socialismo in Russia
Tra i moti « costituzionali » del 1825, guidati da ufficiali della nobiltà, e la rivoluzione di ottobre, diretta dal partito bolscevico, corre meno di un secolo, nel quale le correnti rinnovatrici assumono in Russia le più varie coloriture, dalla democrazia rivoluzionaria al socialismo contadino, dal populismo, con la variante estremista del terrorismo, al socialismo proletario. Non si può comprendere tutto lo sviluppo successivo della rivoluzione russa, con i suoi trionfi e le sue contraddizioni, se non si tengono presenti queste diverse correnti di pensiero e il terreno economico-sociale da cui scaturirono, se insomma non si ripercorre il cammino che il movimento rivoluzionario russo ha compiuto dai decabristi a Lenin.