Victor Serge – L’anno primo della rivoluzione russa

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La Rivoluzione d’Ottobre colta al momento della nascita del mito in una narrazione che ha l’immediatezza della cronaca e l’armonico disegno di un tentativo d’interpretazione storica. L’emancipazione dei servi, la nascita del movimento operaio, il partito del proletariato, l’insurrezione del 25 ottobre 1917, Lenin, la presa del Palazzo d’Inverno, il congresso dei soviet, le prime fiammate della guerra civile, il Terrore, la rivoluzione tedesca, il comunismo di guerra. Prende così vita una pagina di Storia che forse non ha uguali nella sua tragica intensità, scritta appassionatamente da un testimone d’eccezione, un rivoluzionario con piena libertà di giudizio.

Victor Serge – Memorie di un rivoluzionario

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Una testimonianza appassionata, un documento sulle grandi battaglie politiche che hanno attraversato la prima metà del nostro secolo: i moti anarchici di inizio secolo, ai quali Serge aderì in gioventù; la militanza nel partito bolscevico, l’attivismo contro la prima guerra mondiale; la conoscenza di Lenin, Gorkij, Kropotkin, Majakovskij e degli altri intellettuali sovietici; la partecipazione alla Terza Internazionale a Berlino per organizzare la rivoluzione in Germania; l’appoggio all’opposizione di Trockij; la progressiva degenerazione del regime di Stalin, con i processi, gli arresti e i suicidi di tanti protagonisti della rivoluzione; la detenzione prima nelle carceri francesi e in quelle sovietiche; la fuga fino all’esilio in centro America.

AA.VV. – Sfumature di rosso. La Rivoluzione russa e la politica italiana del Novecento

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Nel corso del XX secolo l’Italia è stato uno dei paesi dell’Occidente in cui il confronto politico e la dialettica fra le classi sociali ha assunto la più marcata connotazione ideologica. Questo alto livello di ideologizzazione ha fatto sì che nelle culture politiche italiane si stratificassero molteplici concezioni e rappresentazioni della rivoluzione, all’interno delle quali occupano un ruolo centrale quelle della Rivoluzione russa e, in particolare, di quella bolscevica dell’ottobre 1917. Questo volume raccoglie una serie di ricerche sulle rappresentazioni della Rivoluzione russa nella politica italiana del Novecento. Le rappresentazioni del 1917, e quelle della forma di Stato e di governo nata dalla Rivoluzione rappresentano un punto di osservazione sull’evoluzione delle culture politiche, delle loro relazioni e contrapposizioni, della circolazione di idee e delle influenze reciproche. Dalla metà degli anni Venti fino al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, gli eventi russi del 1917 e il “modello sovietico” diventano un termine di confronto, un esempio a cui ispirarsi o, comunque, un elemento imprescindibile per tutte quelle correnti politiche e culturali che cercano di elaborare una lettura (positiva o negativa, ideologica o più orientata all’analisi reale) della società di massa, del capitalismo fordista, del rapporto fra Stato e classi sociali e di quello fra interessi economici individuali e collettivi.

Gennaro Sangiuliano – Scacco allo Zar 1908-1910 Lenin a Capri, genesi della rivoluzione

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Pochi sanno che Lenin, il protagonista e simbolo della Rivoluzione d’Ottobre, tra il 1908 e il 1910 trascorse due periodi della sua vita a Capri, già all’epoca considerata una delle più belle isole del mondo, un paradiso terrestre frequentato dai nobili di tutta Europa, dai grandi capitani d’industria, dagli scrittori e dai rifugiati politici. Proprio di fronte ai Faraglioni, dopo la fallita rivoluzione del 1905, si era formata una piccola colonia di esuli russi, riunitisi attorno a Gorkij, scrittore di successo e fiore all’occhiello dei bolscevichi. All’interno di questo gruppo spiccavano alcuni importanti esponenti destinati a ruoli di primo piano nella Rivoluzione, da Bogdanov, responsabile della propaganda culturale del Partito socialdemocratico, a Lunacarskij, fino a Bazarov: una cerchia di intellettuali che darà vita alla cosiddetta Scuola di Capri, vero e proprio laboratorio di formazione per rivoluzionari basato su una concezione antiautoritaria del marxismo, una pericolosa deviazione dall’ortodossia secondo Lenin. Nell’aprile del 1908 Lenin sbarcò per la prima volta al molo di Capri, ufficialmente per un periodo di svago ma in realtà anche per controllare questi rivali interni: vi rimarrà per alcuni mesi, ritornandovi poi nel 1910 e intrecciando relazioni con il gotha dell’aristocrazia europea: dalla potentissima famiglia industriale dei Krupp, il cui capostipite fu coinvolto in uno scandalo sessuale proprio sull’isola e, distrutto nell’immagine, si suicidò…

Volin – La rivoluzione sconosciuta

Questa ristampa del libro «La Rivoluzione Sconosciuta», vede la luce per la necessità di offrire finalmente al lettore italiano, la prima edizione integrale. Per il resto il volume rimane tal quale la prima edizione italiana, note, indici e bibliografia compresi. Ci sia permessa tuttavia qualche considerazione. L’opera si presenta da sé. Il lettore attento e non prevenuto troverà in essa il drammatico epilogo di un dibattito iniziato organicamente nella Prima Internazionale. Lo scontro tra Marxisti ed Anarchici, nella Rivoluzione Russa, si sposta dalla Teoria alla Pratica delle realizzazioni rivoluzionarie. La polemica teorica diventa scontro armato. Scontro armato preparato e consumato fino in fondo da Lenin e Trotzki, contro dei rivoluzionari colpevoli di aver voluto trasferire nella pratica gli insegnamenti federalisti e libertari che pian piano i Consigli dei lavoratori russi, stavano assumendo quale forma diretta di gestione della Società. Il massacro dei rivoluzionari che ne seguì, opera veramente allucinante di invasati dittatori, costituisce ad un tempo la vergogna più grande del marxismo e la sua definitiva condanna come teoria rivoluzionaria. Le previsioni di Bakunin, sugli sbocchi di una rivoluzione autoritaria condotta e gestita sui presupposti del centralismo, purtroppo nella rivoluzione russa trovano piena conferma. Lo Stato, anche se si autodefinisce proletario, è sempre, per sua natura uno strumento repressivo.”

Marxismo/Imperialismo . Centenario Rivoluzione russa 1917-2017 – terza e quarta sezione

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Piano del progetto

Cari amici di LDB, eccoci dunque al terzo appuntamento con il nostro maxi progetto dedicato al Centenario della rivoluzione russa. A farla da padrone è la coppia concettuale marxismo/imperialismo, Marx e Lenin, come da immagine. Sono molto orgoglioso di questa sezione, perché considerata la mole dei consigli in questione probabilmente è quella a cui è stata dedicato più tempo e più fatica: fatica fisica, s’intende, ma non solo.

Come scritto nel piano, non ci siamo soffermati sulle singole scuole di pensiero (a quelle verrà dedicato un progetto ad hoc in futuro) ma abbiamo preferito concentrarci sulla storia del marxismo in generale, abbinando alle varie storie alcuni autori classici, vedi Gramsci, Luxemburg, ecc. che esemplificassero il meglio possibile il rapporto tra teoria e politica.

Ringrazio come al solito il compagno Grattacielo, (insieme a questi consigli troverete una sua interessante bibliografia sul comunismo) anche questa volta in prima linea per impegno profuso nella causa: condividerà senz’altro il discorso sulla fatica fatto più sopra. Ringrazio inolte il buon Toruk per l’Hilferding, consiglio poi successivamente rielaborato dal sottoscritto. E di nuovo i miei più vivi ringraziamenti vanno a coloro che hanno donato, aggiungendo il loro mattoncino all’impresa. Per continuare a contribuire, o per farlo per la prima volta cliccate qui:

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Ultima, ma non ultima, cosa: nella cartella amici di LDB troverete le aletiniane 18-19, dedicate ad argomenti inerenti a quelli delle ultime sezioni. Vi lascio il piacere di scoprire di quali e quanti testi è composta questa raffinata silloge.

Buone letture, e arrivederci tra qualche giorno per la sezione principale dedicata, finalmente, alla rivoluzione vera e propria.

Natjus

Lenin – Economia della rivoluzione

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Il 25 ottobre – 7 novembre secondo il calendario gregoriano – di cento anni fa Lenin scrisse un appello “Ai cittadini di Russia” per comunicare che il governo provvisorio era abbattuto e il potere statale passava nelle mani del Comitato militare rivoluzionario. Nel centenario di quell’ottobre, Vladimiro Giacché riunisce il corpus degli scritti economici di Lenin e modella un’opera dall’identità solida e precisa, che prende le mosse dagli accadimenti e dai provvedimenti dei primi mesi dopo la rivoluzione, comprende la dura stagione della guerra civile e del comunismo di guerra, infine approda alla svolta della Nuova politica economica. Ma “Economia della rivoluzione” non è soltanto un documento su quanto avvenne dopo i dieci giorni che sconvolsero il mondo: teoria e prassi di Lenin hanno esercitato un’enorme influenza a livello mondiale. Dallo scontro politico che si aprì in Unione Sovietica dopo la morte di Lenin alle riforme economiche degli anni sessanta in Urss e nei paesi dell’Europa orientale, tutti si sono rifatti ai suoi testi come al criterio di verità su cui misurare le proprie ragioni, il vessillo di cui impadronirsi per vincere la battaglia. Ma l’influenza del pensiero di Lenin si è estesa ben oltre i confini del mondo socialista, se ancora a inizio anni ottanta il presidente francese Francois Mitterrand confidava ai propri collaboratori che per cambiare qualcosa in economia bisognava essere «leninisti». E la fine dell’Unione Sovietica non ha decretato il tramonto delle fortune di Lenin, visto che la transizione della Cina e di altre economie emergenti da un’economia integralmente statalizzata e pianificata a un’economia di mercato ha tratto diretta ispirazione dalla Nuova politica economica: capitalismo di Stato in paese socialista, che nel 2012 l’Economist ha definito «il nemico più formidabile che il capitalismo liberale abbia sinora dovuto affrontare». Un nemico ancora più temibile ora che la Grande recessione ha investito i paesi capitalistici avanzati e superare la crisi con semplici meccanismi di mercato sembra impossibile. Come per tutti i classici, il pensiero economico di Lenin è una bussola non solo per orientarsi nel passato e comprendere il presente, ma anche per trovare la via nel buio di cui sembra circonfuso il nostro futuro.