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Kurt Lenk – Teorie della rivoluzione
Le teorie della rivoluzione nell’età moderna e contemporanea, e le profonde differenze che le dividono. A partire dagli inizi, dalle prime formulazioni di Babeuf e Blanqui si passa all’intreccio di dialettica e rivoluzione del pensiero di Marx e Engels. Vengono poi illustrate le teorie rivoluzionarie di Bakunin, Proudhon, Lassalle; il revisionismo di Bernstein e il dibattito che su di esso si accese nella II Internazionale; il radicalismo di sinistra di Rosa Luxemburg e l’ultra-centralismo leninista; la teoria della rivoluzione permanente di Trotskij, e quella della costruzione del socialismo in un paese solo, di Stalin.
Ernest Mandel – Ottobre 1917. Storia e significato di una rivoluzione
La rivoluzione russa dell’ottobre 1917 è uno degli eventi principali di questo secolo. Oggi quell’avvenimento è oggetto di una vera e prorpia cmapagna ideologica denigratoria: così, la rivoluzione di Lenin finisce per diventare totalmente incomprensibile. Ernest Mandel, storico e militante insieme, con questo saggio polemico e critico riesamina i principali nodi della rivoluzione russa e affronta la domanda essenziale: l’Ottobre 1917 è stato un colpo di stato totalitario o una sollevazione sociale liberatrice?
Roy Medvedev – La rivoluzione d’ottobre era ineluttabile?
Questo libro, che ripropone, nell’ambito di una visione marxista, alcuni problemi di interpretazione degli avvenimenti del 1917 e alcuni temi di riflessione storiografica quali il significato della « necessità storica » e il rapporto tra condizioni obiettive e funzione dell’individuo, esamina le posizioni contrastanti dei menscevichi, dei socialisti-rivoluzionari e dei bolscevichi sulla « opportunità » della rivoluzione, la legittimità delle prime misure intraprese dal potere sovietico, le correnti profonde sottese ai moti rivoluzionari in Russia, e rappresenta una critica diretta sia ad alcuni tabu che ostacolano tuttora, nell’URSS, una indagine libera e spregiudicata nella ricerca storica, sia alle idee preconcette che dominano troppo spesso nella sovietologia occidentale, impedendo una visione veramente obiettiva dei problemi e della realtà del mondo sovietico.
Martin Malia – La rivoluzione russa e i suoi sviluppi
Come tutti gli eventi storici che hanno contribuito in modo determinante a definire il volto del mondo contemporaneo, la rivoluzione bolscevica è oggetto di ricche analisi e di accesi dibattiti. Martin Malia non vuole qui fornire un’ennesima ricostruzione della successione drammatica di avvenimenti che costellarono il processo rivoluzionario dalla sua genesi agli esiti staliniani. Propone invece un tentativo di analisi che mira a decifrare un nodo storico complesso, a individuare connessioni e logiche capaci di collegare gli eventi senza violentarli, smantellando schemi interpretativi cristallizzati e teoricamente poco profondi. Malia inserisce la rivoluzione russa nella cornice europea, confrontandola con i due grandi sconvolgimenti che — nell’Inghilterra del XVII secolo e nella Francia del XVIII — sovvertirono assetti storicamente consolidati, evidenziando con uguale lucidità le circostanze specificamente russe che hanno conferito alla rivoluzione bolscevica la sua irriducibile peculiarità. Quello che vediamo nascere nel 1917 è un universo così radicalmente «diverso» che ancora non ne conosciamo con esattezza né la natura né le regole di funzionamento. È convinzione dell’autore che il processo rivoluzionario abbia progressivamente condotto all’instaurazione di una «ideocrazia burocratica», quella stessa che ritroviamo anche oggi come tratto caratteristico del regime sovietico: interpretare correttamente la rivoluzione russa significa dunque comprendere con maggiore profondità ed efficacia la realtà di uno dei protagonisti principali della scena storica contemporanea.
Angelo D’Orsi – 1917. L’anno della Rivoluzione
Il racconto di un anno che ha cambiato la storia: Fatima e Caporetto, il Palazzo d’Inverno e la Casa Bianca, Lenin e Mata Hari…
Marcello Flores – La forza del mito. La rivoluzione russa e il miraggio del socialismo
A cento anni dalla Rivoluzione russa e a venticinque dal crollo dell’Unione sovietica, si deve tornare a fare i conti con alcune questioni cruciali: qual è il ruolo della Rivoluzione d’ottobre nella storia? Che impatto ha avuto in Occidente e nel resto del mondo?
Marcello Flores ha una risposta radicale: la creazione del primo stato socialista costituisce la tomba del socialismo, se con questo s’intende il progetto di ribaltamento del sistema capitalista.
L’origine di questo fallimento, spiega Flores, sta nella vittoria del bolscevismo. Perché l’imporsi del comunismo sovietico come unico modello vincente ha finito per sostituire il socialismo e la sua spinta rivoluzionaria con il dogma della difesa dell’Urss, con l’idea che la rivoluzione corrisponda alla conquista giacobina del potere, con la necessità di costruire uno stato forte, aggressivo ed espansionista.
Richard Pipes – I tre perché della rivoluzione russa
Nikolaj Aleksandrovic Ravic – La giovinezza del secolo
I testi sulla rivoluzione russa e sugli avvenimenti immediatamente successivi ubbidiscono, grosso modo, a una suddivisione fondamentale: da una parte memorie, diari, reportages, autobiografie; dall’altra saggi, studi, opere vaste e minuziose basate e sulle testimonianze dei protagonisti e, in maniera determinante, sulle ricerche d’archivio come i lavori fondamentali del Chamberlain e, soprattutto, del Carr. Attraverso questo lavoro di rielaborazione dei dati e dei fatti, lo storico cerca una visione unitaria degli avvenimenti, anche se la soggettività dell’interpretazione, imprescindibile e d’altronde spesso fruttuosa, impedisce l’assoluta « obiettività ». Di solito l’interpretazione offerta dal testimone è assai più parziale di quella dello storico, e difficilmente può superare i limiti della concitata chiarezza di John Reed nei Dieci giorni che fecero tremare il mondo , o l’impeto romantico di Isaac Babel nell’Armata a cavallo, o l’orgoglio partigiano del generale Tjulenev in Proletari a cavallo . Ma se il racconto del testimone manca di metodo, non vi si perde, come troppo spesso accade negli studi condotti a posteriori, il senso di quella che Lenin chiamò la « gioia rivoluzionaria ». Nel libro di Nikolaj Ravic proprio questa « gioia » si comunica al lettore, e insieme tutta la vitalità, l’irruenza, la confusione, l’intrigo, l’avventura che la rivoluzione porta con sé. In questo racconto di viaggi, battaglie e incontri straordinari che si può senz’altro definire picaresco, fisionomie e vicende vengono restituite al lettore con sorprendente immediatezza, non solo per le doti dell’autore sempre acuto e vivace, ma anche per la sua capacità di ricatturare quei giorni come fossero ieri. Si tratta dunque di un volume eccezionale tra la valanga delle altre testimonianze spente dal tempo, o dalla censura ideologica, o da altro dove tutto si svolge in una penombra di ombre a fatica riconoscibili. Il protagonista, giovane borghese, ex studente di liceo, unitosi ai bolscevichi fin dai primi giorni di ottobre, percorre una rapida carriera nell’esercito adempiendo i servizi più disparati in diverse zone di operazione. Lo troviamo a Odessa giunto dal fronte ucraino al seguito dell’enigmatico atamano Grigor’ev, maestro del doppio gioco rivoluzionario, lo troviamo in Bielorussia e poi in Polonia, dove viene fatto prigioniero ma riesce fortunosamente a evadere e a riparare a Mosca. In questa città lavora con Dzerzinskij, il celebre conte polacco fondatore della Ceka, di cui traccia un ritratto indimenticabile. Ma di ogni personaggio incontrato, importante o no, l’autore ci offre una descrizione insolita, proprio perché è interessato al suo carattere o, se vogliamo, alla sua umanità. Alexandra Kollontai in una stanza d’albergo che prende il tè con Dybenko; Raskolnikov nervoso e agitato, nel suo treno, spesso assente a causa delle amnesie provocate da una ferita ricevuta a Kronstadt; Gemal Pascià sbalzato dalla sella del suo meraviglioso purosangue imbizzaritosi per una salva di cannoni esplosa in onore del suo padrone. Non solo i personaggi, ma anche la natura e la bellezza delle regioni, il meccanismo e la furia delle battaglie, gli intrighi diplomatici degli inglesi e dei capi musulmani dell’Asia Centrale, il profumo grasso dei cibi e le brevi, delicate storie d’amore nate nelle città invase, tutti gli aspetti della vita, insomma, immersi nella caldaia della rivoluzione, affiorano nitidi in questo racconto. E qui sta il pregio del libro; l’autore si è proposto un compito difficile ma ha saputo assolverlo pienamente, quello, cioè, di non tacere nulla e ricordare con intensità tutto sulla rivoluzione, glorie e miserie, perché come dice egli stesso con grande semplicità, « mi è sembrato importante che nessuno di noi tacesse quel che ricorda e quel che ha vissuto ».