Nella povera isbà di un villaggio sperduto in mezzo alla taiga siberiana, lontano dalle immense centrali elettriche e nucleari che vanno sorgendo a ritmo incalzante, una vecchia madre vive le sue ultime ore di vita. Dalla città, dal kolchos ormai trasformato in impresa statale, dalle regioni più a nord della Siberia, dove la natura è ostile e il lavoro è ben pagato, giungono i figli a radunarlesi intorno per l’ultimo saluto. Ma la morte non ha tanta fretta. Loro vorrebbero che tutto fosse finito, e poter dire: c’eravamo anche noi, e tornare alla loro caotica vita. Non bastano i ricordi a trattenerli, l’anello cui era sospesa la culla, il bosco che li ha visti bambini. In mezzo a loro, alla loro ottusa insofferenza, la vecchia madre gode del tepore del sole, del canto degli uccelli che si rincorrono tra gli abeti e le betulle, gode e sa che molto presto — anche se i figli non avranno la pazienza di aspettare — conoscerà « il segreto del sole e molti altri segreti che non è dato conoscere in vita ». In questo delicato romanzo, che in alcuni momenti di maggiore veridicità fa pensare alla sublime Morte di Ivan Il’ić narrata da Tolstoj, Valentin Rasputin ha messo molta amarezza, ma anche molta poesia
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Jurij Trifonov – Il vecchio/Un’altra vita
L’opera di Jurij Trifonov è ormai al centro, anche in Occidente, di un “caso” letterario che fa definitivamente giustizia di un vecchio equivoco: quello secondo cui tutta la letteratura regolarmente pubblicata in Unione Sovietica sarebbe “ufficiale” e conformistica. Nell’analisi sottile e inquietante che Trifonov compie della vita quotidiana e della storia recente del suo paese, vivono infatti elementi attivi di critica e denuncia che inducono alla riflessione in modo non meno pressante, e spesso anzi più persuasivo, della cosiddetta letteratura “del dissenso”. Tra i romanzi dedicati da Trifonov all’ambiente e ai problemi della media intellighentsija cittadina, UN’ALTRA VITA costituisce forse il risultato più intenso e perfetto. Lancinante parabola della vita di coppia, esso si impone al lettore sia per il magistrale equilibrio tra cronaca e incubo, sia per l’implacabile messa a fuoco di alcune contraddizioni interne alla società sovietica attuale: l’arrivismo, il mito del benessere, il compromesso, la mancanza di ideali. Nell’intreccio tra passato e presente si snoda anche la vicenda de IL VECCHIO, dove la figura di Pavel Evgrafovič, un vecchio bolscevico tormentato dal ricordo dell’ingiusta fucilazione di un suo compagno di lotta, diventa punto focale di un confronto tra la tempesta rivoluzionaria di ieri e la drammatica banalità di oggi. Alle lotte del febbraio del ’17, alle rivolte dei “bianchi”, alle epurazioni e ai processi per tradimenti spesso solo supposti, fa da contrappunto l’irrompere continuo della realtà contemporanea: le difficoltà nel lavoro, l’alcolismo, l’arrangiarsi a spese degli altri, l’eterna ricerca di una casa. Tra storia e quotidianità, tra dimensione collettiva e individuale, ritornano in questi due capolavori i temi più cari a Trifonov, che li affronta con la forza e il coraggio delle sue pagine migliori, confermandosi uno dei più rilevanti e “scomodi” autori sovietici dei nostri giorni.
Sergej Dovlatov – Compromesso
Un grande scrittore racconta come nasceva in una redazione russa una non-notizia: dodici cronache irresistibili dal regno globale della non-comunicazione.
Sergej Dovlatov – Il parco di Puskin
Anarchico, vagabondo, individualista, solidale con ogni eversione solitaria: le narrazioni di Dovlatov posseggono un’incantevole forza di immedesimazione per il lettore. Voce narrante e protagonista insieme di storie che hanno l’inconfondibile marchio del vissuto, la prosa rapida e classica di Dovlatov dà un «ordine lirico» – è stato detto – a un caos naturale. E trascina in viaggi, lungo il percorso di una trama, in un mondo popolato di umoristi naturali, che esprimono la totale insensatezza esistenziale, la definitiva casualità che stringe nel paradosso ogni genere di personalità: siano essi i confusi emigrati ex dissidenti (come nei romanzi ambientati nell’America dell’esilio) siano gli stralunati ubriaconi, mezzi intellettuali mezzi barboni, suoi amici nell’URSS anni Settanta, come in questo romanzo. Nel parco letterario Puškin, per sbarcare il lunario, è finito a fare da guida uno scrittore dissidente e fallito: dissidente dal mondo e fallito a ogni possibile impresa, il negativo esatto di quello che Puškin rappresenta per la mitologia dominante. Nei suoi giorni ciondolanti incontra persone di ogni tipo, ma ciascuna di incerta identità, arcipelago di io separati contraddittori e fragili: l’alcolista razzista, mite e generoso; il dotto che ha letto tutti i libri ma è paralizzato dall’abulia; il funzionario del KGB che si scopre saggio paternalista e dissidente; il capellone perturbatore dell’ordine che nella sbronza si rivela un erudito. Due sole convinzioni illuminano il protagonista-narratore: l’ostilità verso la santità, cioè l’idea che il bene sia facile, naturale e riconoscibile; l’avversione contro ogni attivismo. Finché a sconvolgere quella folle armonia, alcolica e dissipata, piomba la moglie che sta per lasciare l’URSS alla volta di Chicago, approfittando di uno spazio apertosi per l’emigrazione. E le peripezie di Parco di Puškin mostrano il loro senso vero: la riflessione drammatica, di un grande scrittore, sul rapporto con la propria patria, con la propria lingua, col potere.
Fazil Iskander – La costellazione del caprotoro
In Russia, «caprotoro», un ibrido tra il toro e la capra, serviva a evocare l’universo dell’astuta idiozia burocratica, secondo la vocazione a entrare in proverbio che ha la grande satira russa. Ed è partendo da questa invenzione che Fazil’ Iskander comincia il suo acutissimo romanzo.
Michail Kuraev – Ronda di notte
Storie della Rivoluzione russa. Centenario Rivoluzione russa 1917-2017 – Sezione centrale
Cari amici di Ldb, eccoci finalmente arrivati all’acme, lo zenith di tutto il lavoro svolto in questi lunghi e faticosi mesi. Abbiamo cercato di proporvi una selezione quanto più possibile esauriente sull’argomento, e nonostante l’immensa bibliografia, abbiamo la presunzione di credere di esserci riusciti.
Mi permetto un piccolo inciso: nonostante siano qui presenti alcuni libri critici della Rivoluzione (Pipes, Flores ecc.) non sfuggirà l’intento partigiano di questa raccolta. Ed è un intento che mi preme rivendicare: di fronte a un evento del genere, che ha segnato, e segnerà la storia mondiale (ai suoi tempi Ciu En-lai disse che era finanche “troppo presto per giudicare la francese”,di rivoluzione, figuriamoci la russa), si può essere oggettivi solo fino a un certo punto. Non troverete pertanto in questa selezione testi quali il libro nero del comunismo, i volumi di Conquest e Pipes, per citare i più famosi di parte anglosassione, nè i Graziosi, i Cinnella,i Mieli ecc. per quanto riguarda la produzione italiana. La loro intepretazione è ormai senso comune in Occidente dalla caduta del comunismo, ed è proprio questo senso comune, che vede la storia della Rivoluzione (e del comunismo) come una sorta di romanzo criminale – passatemi la citazione pop – che questa raccolta vuole contribuire a combattere. Vediamo gli odierni successori intellettuali di quel senso comune indignarsi per dei ritocchi a una fotografia e per qualche manciata di voti a casapound, mentre contemporaneamente procedono a una infame riabilitazione del regime vichysta: simili tartufi non possono trovare spazio su ldb.
Finito il pistolotto, passo ai ringraziamenti, dove dovrò per forza di cose essere ripetitivo: l’insostituibile compagno Grattacielo, come al solito, ne è il primo destinatario. Grazie inoltre all’amico apernod; a pierre, che da buon gesuita quale è ha convertito alcuni dei consigli di Grattacielo; ad aletinus, che come al solito ha fornito consigli di ottima qualità. Al Vate Zovvo, per il consiglio di Trotsky E grazie a tutti i sostenitori che con le loro donazioni hanno permesso la realizzazione di questo progetto unico nel panorama del web italiano. Per continuare a contribuire, o per chi volesse farlo per la prima volta, cliccare qui:
Mancano altre due sezioni, e le sorprese non sono certo finite qui: ogni aiuto è sempre benemerito.
Buone letture!
Natjus
Lev Trotsky – Storia della rivoluzione russa
“Come Tucidide, Dante, Machiavelli, Heine, Marx, Herzen e altri pensatori e poeti, Trotsky ha raggiunto la sua maturità come scrittore solo in esilio, durante i brevi anni trascorsi all’isola di Prinkipo. I posteri lo ricorderanno come storico della Rivoluzione d’Ottobre e come suo dirigente. Nessun altro bolscevico ha о avrebbe potuto fornire un resoconto così grandioso e cosi splendido degli avvenimenti del 1917; e nessuno, tra i molti scrittori appartenenti ai partiti antibolscevichi, ha saputo presentare una replica adeguata ”. Questo giudizio del noto biografo di Trotsky — Isaac Deutscher — sintetizza il significato e il valore della Storia della rivoluzione russa, che l’oscurantismo staliniano ha cercato invano di cancellare dal novero dei grandi contributi della critica storica marxista. In realtà ancor oggi, a quasi cinquantanni dalla rivoluzione del T7, questa di Trotsky resta la ricostruzione piu esauriente e piu suggestiva del grandioso avvenimento. Il confronto accurato delle fonti, dei testi, dei documenti e la verifica sulla base di altri studi di quel periodo confermano la probità scientifica dell’autore; come è stato opportunamente segnalato, è significativo che nessuno dei dirigenti antibolscevici, che hanno grande parte in questa storia e che erano ancora in vita quando venne pubblicata, sia stato in grado di segnalare una sola scorrettezza della ricostruzione degli avvenimenti. E nessun rilievo su questo piano ha potuto essere fatto neppure dagli storici dei piu diversi indirizzi che si sono occupati di quegli anni. Esempio di magistrale applicazione del metodo storico marxista, la Storia della rivoluzione è al tempo stesso la manifestazione più alta delle doti letterarie del suo autore, definito dal suo biografo “nella sua generazione, il più grande maestro della prosa russa”.
Edward H. Carr – La rivoluzione bolscevica 1917-1923. Storia della Russia sovietica I
La rivoluzione bolscevica 191J-1023 di Edward H. Carr costituisce senza dubbio il piu importante contributo della storiografia occidentale a un’esauriente ricostruzione degli avvenimenti destinati a scuotere profondamente il mondo del nostro tempo. Elaborando una ricchissima documentazione originale di difficile accesso e in gran parte praticamente sconosciuta, lo storico inglese ricostruisce con rigore scientifico ed ampio respiro narrativo il complesso quadro di eventi che furono all’origine della Rivoluzione d’Ottobre. Dopo il successo iniziale, l’intervento straniero e la guerra civile, quelle drammatiche vicende si conclusero con la costruzione di una compagine statale socialista in uno dei paesi europei piu arretrati nelle sue strutture economico-sociali.
Sorretta da una precisa linea interpretativa, quest’opera, che resterà a lungo lo strumento essenziale per la comprensione di questo punto cruciale della storia contemporanea, ci restituisce nella sua affascinante vastità la serie di avvenimenti politici che dal primo affermarsi del partito bolscevico, attraverso lotte e crisi durissime, vide l’élite rivoluzionaria russa gettare le basi di una nuova società. Successivamente sono illustrate le vicende che, dal caos iniziale e dal periodo del « comunismo dì guerra », giungono fino alla « nuova politica economica » e ai primi tentativi di pianificazione. Nella terza parte, la politica estera costituisce il tema fondamentale: i capi comunisti si trovarono infatti dinnanzi a problemi che nel linguaggio polemico dei nostri giorni potremmo sintetizzare nel dilemma: coesistenza o rivoluzione.
La narrazione del Carr è dominata dalla figura creatrice di Lenin, che all’indomani della rivoluzione vittoriosa seppe imporsi « in tutta la sua statura di amministratore, di statista, di politico », affermandosi come « il costruttore della posizione e dell’autorità internazionale del suo paese ».
Edward H. Carr – La morte di Lenin. L’interregno 1923-1924. Storia della Russia sovietica II
Nella Morte di Lenin Edward H. Carr prosegue il suo vasto e originale lavoro di ricostruzione storiografica della rivoluzione bolscevica. Dopo la conquista del potere, dopo il « comunismo di guerra », dopo i tesi rapporti internazionali e l’inizio della NEP un nuovo e problematico periodo si apre per l’Unione Sovietica: Lenin scompare, fino all’ultimo impegnato nell’attività politica e preoccupato per le sorti del partito e della rivoluzione, e una nuova personalità gradatamente s’afferma, quella di Stalin, e si misura in una nuova lotta ferma, metodica, spietata col suo grande avversario, Trockij. Carr espone qui le iniziali e decisive avvisaglie di questo capitale conflitto destinato a svolgersi sempre piu drammaticamente negli anni successivi, e la scena è quella dell’« interregno », quando i contemporanei ancora non sapevano chi sarebbe stato il nuovo leader della società nata dall’Ottobre. Lo sfondo, che Carr disegna con precisione di tratto e dovizia di materiale, è quello di una rivoluzione europea che non esplode e di una situazione sovietica che si complica. Siamo alle soglie del « socialismo in un solo paese ».