Max Hayward, Leopold Labedz (a cura di) – Letteratura e rivoluzione. Prima, durante e dopo il realismo socialista

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Fa onore alla cultura britannica il « symposium » indetto dal St. Anthony College di Oxford e pubblicato a cura di Max Hayward e Leopold Labedz. Scrittori e critici (come Struve, Helen Muchnic, Brown, Mathewson, Vickery, de Liencourt, Fourgues, Gibian, Simmons e Friedberg) delle più varie provenienze hanno contribuito con informazioni dirette, testimonianze e valutazioni il più possibile oggettive a delineare una storia a cui nessun lettore, quale che sia la sua tendenza, potrà rimproverare una tendenziosità di destra о di sinistra. Un libro che alza la « cortina di ferro » sui fatti letterari dell’U.R.S.S. Anche dopo l’instaurazione dello stalinismo, l’Occidente ha continuato a leggere le opere dei principali scrittori sovietici. Ma sul contesto politico e culturale donde esse nascevano, credeva a miti sospettosi e crudeli. Qui si legge finalmente la verità, sempre più appassionante dei miti; soprattutto per quanto concerne il I Congresso degli Scrittori Sovietici, con gli illuminati, coraggiosi interventi di Babel’, Pasternak, Ehrenburg; la nascita dello zdanovismo; le avvisaglie del « disgelo » che precedettero il XX Congresso del PCUS e il « disgelo » ufficiale.

 

György Lukács – La letteratura sovietica

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Non occorre presentare al lettore italiano un critico e teorico della letteratura come György Lukács sia per il suo grande peso nella vita letteraria, con temporanea (non a caso Thomas Mann lo ha definito «il più importante critico dei nostri giorni») sia perché di lui sono già noti alcuni lavori fondamentali da Goethe e il suo tempo al recente Thomas Mann, da Il marxismo e la critica letteraria ai Saggi sul realismo, che costituiscono la premessa diretta degli studi, raccolti nel presente volume, sul realismo socialista. Con questi saggi Lukács affronta alcuni temi essenziali della narrativa sovietica, senza pretendere tuttavia di esaurire la complessa problematica che caratterizza l’evoluzione teorica e storica del realismo socialista o di delineare un profilo sia pur sommario delle tendenze, delle discussioni, delle battaglie ideali che hanno contrassegnalo la storia della letteratura sovietica. Pure, il suo volume ha una sua intima organicità e rappresenta un concreto avvio a un’analisi più approfondita e scientificamente motivata della letteratura socialista, giacche dall’esame rigoroso, e talvolta minuto, condotto intorno ad alcuni dei romanzi più significativi da un angolo visuale estetico o storico (dal Placido Don a Terra dissodata al Poema pedagogico alla Strada di Volokolamsk alla Disfatta), risultano con vigorosa evidenza i nuovi contenuti storici e morali della realtà socialista, le crisi spirituali e le prospettive degli uomini nuovi educati in quella società e scaturiscono altresì i nessi formali e stilistici che esprimono con maggiore o minore fedeltà e profondità l’itinerario percorso dal popolo sovietico dopo la rivoluzione di ottobre. In tal modo il lettore può accedere, come afferma Lukács, al nuovo contenuto della letteratura socialista e, traverso la mediazione del contenuto, alla sua nuova forma.

Mario Caramitti – Letteratura russa contemporanea. La scrittura come resistenza

Letteratura russa contemporanea: La scrittura come resistenza di [Caramitti, Mario]

Un blocco di carta gialla sbiadita. Da leggere tutto in una notte. Perché leggere è un crimine, e domani il manoscritto aspetta un altro lettore complice. Questo libro è l’avventura del lettore ideale e della parola poetica, protagonisti essenziali della resistenza all’omologazione culturale sovietica. Li seguiremo attraverso cucine come salotti letterari, registratori umani di decine di migliaia di versi, nuovi raffinati modelli di scrittura, analisi monografiche dei testi di massima densità formale (da Brodskij a Venedikt Erofeev, Sokolov, Dovlatov). Per giungere dopo il crollo dell’Urss al fatidico incontro con il mercato editoriale e il mainstream davanti ai quali, nell’ombra della dittatura light putiniana, la parola d’ordine poetica continua a essere ‘resistere resistere resistere’.

Ettore Lo Gatto – Il mito di Pietroburgo. Storia, leggenda, poesia

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1703: più di tre secoli fa nasceva Sankt-Piterburg. La costruzione di Pietroburgo significò molte cose, ma prima di tutto un atto di predominio con il quale Pietro il Grande volle imporsi alla natura e agli uomini. Mosca, la terza Roma, la città degli zar, era simbolo della guerra contro i tartari, dell’unificazione, della diffusione della fede ortodossa. Ma alle porte della Russia premeva un mondo dinamico, in cui, accanto agli interessi mercantili, fiorivano attività scientifiche e culturali. Pietro I, che nutriva per l’Europa un amore pari forse all’odio per le vecchie tradizioni nazionali del suo paese, decise di occidentalizzare la Russia, e fondò Pietroburgo proprio per aprire una grande finestra sull’Europa. Luogo d’incontro di due civiltà, porto commerciale di grande importanza, capitale della Russia e residenza dello zar, la città raggiunse ben presto l’imponenza delle maggiori capitali europee, da cui prese a prestito non solo criteri urbanistici e architettonici, ma anche istituzioni, usanze, costumi. E uomini. Scienziati, matematici, esperti di costruzioni nautiche, architetti, pittori, attori, musicisti. Le riforme di Pietro avevano forzato la sonnolenta Russia a mettersi al passo con le nazioni dell’Ovest nel corso di pochi decenni: la città entrò nella letteratura e nell’arte. Il mito di Pietroburgo è il libro fondamentale per capire il fascino dell’antica capitale russa, un autentico classico della storiografia.

Manuel Vâzquez Montalbàn – La Mosca della rivoluzione

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Lo sguardo acuto del creatore del grande investigatore privato Pepe Carvalho questa volta punta la sua lente d’ingrandimento su Mosca. Vàzquez Montalbàn percorre ogni angolo di quella che fu la capitale non solo di uno stato, ma anche di un’ideologia, partendo dagli edifici e dalle vie, per tracciare, in una prospettiva insolita in quanto “guidistica”, il grande affresco di settantanni di storia, dalla presa del Cremlino alla perestrojka. Vediamo stratificarsi una sull’altra diverse città: la vecchia Mosca zarista travolta dalla rivoluzione, i sogni e le utopie architettoniche e urbanistiche delle avanguardie nei primi anni del nuovo regime, la monumentalizzazione del periodo staliniano, il grigiore degli ultimi anni.

Kurt Marko – L’intellighenzia sovietica tra la critica e il dogma

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Come oggi guarda a se stesso il comunismo sovietico? Come lo giudicano i critici interni? Quali nuove forme di pensiero si stanno sviluppando dietro la facciata dell’ortodossia? A queste domande Marko risponde esaminando i contrasti tra ortodossia di partito e intellighenzia critica, e la letteratura specialistica sovietica.

Antonio Moscato – Intellettuali e potere in URSS 1917-1956

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Nella Russia prerivoluzionaria e nei primi anni dello Stato sovietico il ruolo dell’intelligentija è stato particolarmente importante e autonomo. Fin dalla metà degli anni Venti, tuttavia, la burocratizzazione e l’ideologizzazione estrema dell’URSS hanno ridotto progressivamente gli spazi esistenti, creando le premesse per la tragedia degli anni Trenta, che hanno visto soccombere sotto il terrore stalinianoinsieme a gran parte dell’élite bolscevicaanche moltissimi intellettuali, poeti, scienziati, artisti. In quegli anni sparisce ogni traccia della grande libertà che aveva permesso la straordinaria fioritura della cultura e dell’arte russa nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione. Il volume inquadra il difficile rapporto tra potere e intellettuali a partire da alcuni problemi connessi a settori specifici (teatro, cinema, letteratura, musica, ecc.) soffermandosi soprattutto su due periodi : quello della formazione dello Stato sovietico e quelloparticolarmente instabile — degli anni 1932 – 1934, quando l’ultimo tentativo di sostituire Stalin alla testa del partito Comunista si rifletté indirettamente nel dibattito del primo Congresso degli scrittori sovietici. Il testo è integrato da un’ampia Cronologia ragionata che permette di inquadrare l’argomento in una sintetica ma esauriente trattazione delle vicende sociali e politiche complessive del periodo.

 

Jurij Lotman – Conversazioni sulla cultura russa

Conversazioni sulla cultura russa di [Lotman, Jurij]

Dal 1986 al 1991, Lotman progettò una serie televisiva intitolata “Conversazioni sulla cultura russa” dedicata alla storia della cultura sovietica, che venne trasmessa dal canale russo “Kultura” alla fine degli anni novanta. Sei cicli per un totale di ventidue lezioni, che affrontano un periodo cruciale della vita russa, e cioè quello che va dall’inizio del XVIII secolo fino agli ultimi anni dell’età di Puskin e dei decabristi, e che con il tono della conversazione intrecciano questioni culturali, racconti autobiografici e citazioni letterarie.

Tzvetan Todorov – L’arte nella tempesta: L’avventura di poeti, scrittori e pittori nella rivoluzione russa

L'arte nella tempesta: L'avventura di poeti, scrittori e pittori nella rivoluzione russa di [Todorov, Tzvetan]

La Russia dei primi anni del Novecento rappresenta una delle poche, meravigliose congiunture della storia in cui un numero stupefacente di grandi artisti si trova a convivere e a farsi intensa, febbrile comunità. Nelle parole di uno dei protagonisti di quegli anni, il poeta Vladislav Chodasevič, «tutte le strade erano aperte, con un solo obbligo: andare quanto più possibile veloce e lontano». Sono gli anni di Bulgakov e di Majakovskij, di Pasternak e Mandel’štam, di Šostakovič, Ėjzenštejn e di tanti altri, donne e uomini che la sorte gettò nella tempesta della Rivoluzione e del nascente regime sovietico. Cent’anni dopo, Tzvetan Todorov ha deciso di rievocare l’avventura di una generazione che dopo aver spesso accompagnato con entusiasmo i primi slanci antizaristi e libertari, si trovò di fronte a un potere progressivamente sempre più cieco e ottuso, ed elaborò strategie ora di opposizione, ora di compromesso, ora di drammatica resa: il suicidio, l’esilio, più spesso il silenzio. Todorov racconta questa miriade di traiettorie avventurose, laceranti, a volte semplicemente grottesche con la sua enorme cultura e la sua prosa avvincente, soffermandosi a lungo sulla figura complessa e per questo esemplare del grande pittore Kasimir Malevič. Ma nelle sue pagine risuonano anche gli echi della vicenda personale che portò nel 1963 l’autore a fuggire la cappa di piombo della natia Bulgaria e a rifugiarsi in Occidente. Anche per questo L’arte nella tempesta, pubblicato in Francia a un mese dalla scomparsa, resterà come il degno testamento di un grande maestro di studi e di libertà, una delle ultime grandi figure esemplari della cultura europea.