Il nuovo corso impresso da Gorbaciov alla società russa, paradossalmente, non ha riaperto la discussione sulla natura sociale dell’URSS. Eppure non mancherebbero i fatti per questo dibattito importante. Sembrano ormai lontani i tempi in cui Berlinguer annunciava che la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre era venuta meno rimettendo sul tappeto il dibattito, anche se cautamente e con tutte le ambiguità implicite in questa formula. Ora la nuova spinta gorbacioviana, con tutte le sue «novità», potrebbe essere in grado di rinverdire i dibattiti passati e che sembrano ormai caduti nell’ oblio. (Dall’Introduzione)
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Giancarlo Tacchi – Da Stalin a Gorbacev. Classi sociali e stato nella Russia sovietica
Il nucleo dirigente del partito staliniano, in assenza della borghesia sociologicamente intesa, ha agito in campo politico ed economico per difendere gli interessi generali e permanenti del capitale sovietico anche contro quelli immediati della burocrazia statale e partitica. Questo nucleo dirigente è stato un ordine di “portatori di spada”; tragedia storica è stato il fatto che gli stalinisti fossero convinti di essere il partito della classe operaia e di agire in nome del proletariato.
Antonio Carlo – La natura sociale dell’Urss
Questo volume raccoglie I principali contributi di Antonio Carlo sui paesi dell’Est europeo, fra cui la seconda edizione, riveduta ed ampliata, del noto saggio sull’URSS, apparso per la prima volta nel 1971, in un numero di «Giovane Critica» da tempo introvabile. L’interesse suscitato da questo lavoro (tradotto in Germania da Wagenbach, nella prestigiosa collana dei «Rotebucher », apparso in inglese sulla nota rivista marxista americana « Telos » e in corso di traduzione in danese per la Politisk Revy si deve al suo carattere innovatore e alla sua chiara impostazione analitica e storica a un tempo. Sulla base di una larghissima documentazione, l’autore dimostra il carattere antagonista del sistema sovietico, dominato da una classe, la burocrazia politica centrale, che sfrutta le masse secondo leggi diverse da quelle del capitalismo, di cui mancano, o sono del tutto marginali, le specifiche categorie (merce, mercato, salario, plusvalore, etc.). Questo sistema, che Carlo denomina « collettivismo burocratico », riprendendo la terminologia di Bruno Rizzi (ma con radicali modifiche teoriche che hanno suscitato una vivacissima polemica fra Rizzi e lo stesso Carlo), può attecchire solo nei paesi sottosviluppati. A un certo livello di sviluppo esplodono infatti contraddizioni gravissime (prima latenti) ed emergono forze oggettive e soggettive che tendono alla restaurazione del capitalismo. La crisi dell’economia sovietica, evidente sin da! 1960, e le riforme del 1965 in URSS sono interpretate da Carlo proprio come espressione di queste contraddizioni, che spingono la burocrazia a concessioni parziali ai dirigenti d’azienda (i cosiddetti tecnocrati), che mirano alla restaurazione del capitalismo, i vecchi rapporti del collettivismo burocratico sono tuttora dominanti, ma funzionano sempre peggio e il nono piano quinquennale (di cui si conoscono ormai i risultati completi dei primi quattro anni) è decisamente fallito, confermando le previsioni formulate da Carlo in un breve articolo del 1971, anch’esso qui ripubblicato. Conclude ii volume un saggio sulla restaurazione del capitalismo in Jugoslavia (originalmente apparso nel 1972 su «Terzo Mondo»), dove si sostiene che nel paese balcanico il collettivismo burocratico, disponendo di più ristretti margini economici, è entrato rapidamente in crisi e sulle sue rovine è già stato restaurato di fatto, dietro la facciata mistificatrice di un socialismo « autogestito » di mercato, un capitalismo sottosviluppato e dipendente dal mercato imperialistico.
Moshe Lewin – Economia e politica nella società sovietica
Con questo volume, che colma una lacuna dell’editoria italiana e rende accessibile al più largo pubblico il dibattito che sui problemi economici si è avuto nell’Unione Sovietica tra gli anni venti e gli anni sessanta, l’autore, uno dei maggiori studiosi anglosassoni di storia sovietica, presenta una visione critica della società e dell’economia dell’URSS, aliena però da ogni antisovietismo preconcetto e fondata su uno studio articolato della realtà sovietica. I risultati cui egli giunge possono essere senza dubbio oggetto di discussione, ma non si può negare l’impegno di ricerca che li anima e il valore di stimolo che essi rappresentano all’ulteriore approfondimento dei problemi. La prima parte del volume, dove viene tra l’altro rivalutata la figura teorica e politica di Bucharin, è dedicata essenzialmente alla ricostruzione del dibattito sull’industrializzazione negli anni venti tra gli economisti della « destra » e della « sinistra » del partito comunista, divisi sui ritmi e i mezzi necessari per l’accumulazione socialista originaria. Nella parte centrale del suo studio, Lewin analizza e ricostruisce il dibattito economico avviatosi dopo il XX Congresso e poi sviluppatosi negli anni sessanta, collegando in un quadro d’assieme i fatti e le teorie degli economisti « riformatori ». Infine conclude con una serie di riflessioni che tendono a dare un valore politico significativo a molte delle proposte di questi economisti e a comprendere perché esse non si siano saldate in un programma preciso e coerente.
Robert Service – Storia della russia nel XX secolo
Al centro di questa grande sintesi sulla storia della Russia contemporanea è ovviamente l’esperienza sovietica, dalla rivoluzione del 1917, passando attraverso i vari progetti con cui si è tentato di dar corpo alla costruzione di una società comunista, i tragici anni della dittatura staliniana, il breve disgelo e la grigia stagnazione brežneviana, fino ai rapidi cambiamenti che portarono alla dissoluzione dell’Unione. L’opera di Service non si limita a evocare le figure dei principali leader, da Lenin a Eltsin, e i loro diversi metodi per conservare e rafforzare il potere, ma analizza con attenzione le componenti economiche, culturali, sociali e politiche della società russa, evidenziandone i problemi salienti, dalla convivenza tra nazionalità diverse alla dialettica tra dissenso e repressione.
Giuseppe Boffa – Storia dell’Unione sovietica vol. I – 1917-1927
Quest’opera — uscita nel 1976 — è la prima storia organica dell’Unione Sovietica dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Ha rappresentato quindi una novità anche nel quadro della vasta produzione libraria dedicata all’Urss negli anni postbellici soprattutto da parte della storiografia anglo-americana. Nel 1979 ottenne in Italia il Premio Viareggio per la saggistica. Contemporaneamente a questa edizione dell’ Unità — che esce in quattro volumi — il libro di Giuseppe Boffa appare nelle librerie dell’Urss. È la prima volta che una storia dell’Unione Sovietica, scritta da un autore straniero, viene pubblicata in lingua russa a Mosca.
Giuseppe Boffa – Storia dell’Unione sovietica vol. II – 1928-1941 [LDB]
Quest’opera — uscita nel 1976 — è la prima storia organica dell’Unione Sovietica dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Ha rappresentato quindi una novità anche nel quadro della vasta produzione libraria dedicata all’Urss negli anni postbellici soprattutto da parte della storiografia anglo-americana. Nel 1979 ottenne in Italia il Premio Viareggio per la saggistica. Contemporaneamente a questa edizione dell’ Unità — che esce in quattro volumi — il libro di Giuseppe Boffa appare nelle librerie dell’Urss. È la prima volta che una storia dell’Unione Sovietica, scritta da un autore straniero, viene pubblicata in lingua russa a Mosca.
Giuseppe Boffa – Storia dell’Unione sovietica vol. III – 1941-1945 [LDB]
Quest’opera — uscita nel 1976 — è la prima storia organica dell’Unione Sovietica dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Ha rappresentato quindi una novità anche nel quadro della vasta produzione libraria dedicata all’Urss negli anni postbellici soprattutto da parte della storiografia anglo-americana. Nel 1979 ottenne in Italia il Premio Viareggio per la saggistica. Contemporaneamente a questa edizione dell’ Unità — che esce in quattro volumi — il libro di Giuseppe Boffa appare nelle librerie dell’Urss. È la prima volta che una storia dell’Unione Sovietica, scritta da un autore straniero, viene pubblicata in lingua russa a Mosca.
Giuseppe Boffa – Storia dell’Unione sovietica vol. IV – 1945-1964
Quest’opera — uscita nel 1976 — è la prima storia organica dell’Unione Sovietica dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Ha rappresentato quindi una novità anche nel quadro della vasta produzione libraria dedicata all’Urss negli anni postbellici soprattutto da parte della storiografia anglo-americana. Nel 1979 ottenne in Italia il Premio Viareggio per la saggistica. Contemporaneamente a questa edizione dell’ Unità — che esce in quattro volumi — il libro di Giuseppe Boffa appare nelle librerie dell’Urss. È la prima volta che una storia dell’Unione Sovietica, scritta da un autore straniero, viene pubblicata in lingua russa a Mosca.
Bohdan Nahaylo & Victor Swoboda – Disunione sovietica
Disunione sovietica porta alla luce le storie e le culture nazionali dimenticate. Ricostruisce sulla base di fonti occidentali e di testimonianze di dissidenti, di documenti ufficiali sovietici e di samizdat, le lotte delle nazioni non russe in difesa della loro identità e la tormentata odissea delle promesse non mantenute dal potere centrale: dalle concessioni strappate a Lenin, che garantivano indipendenza politica, eguaglianza e autonomia culturale all’interno di una struttura federativa, al terrore e alle distruzioni dell’èra staliniana e degli anni della seconda guerra mondiale; dalle speranze effimere che seguirono la morte di Stalin al nuovo giro di vite degli anni di Chruščev, di Brežnev, di Andropov e di Cernenko.