Luciano Canfora – Pensare la rivoluzione russa

Luciano Canfora percorre le tappe di un evento che ha segnato nel bene e nel male il percorso storico non solo della Russia sovietica e poi capitalista, ma anche del resto del mondo, che per tutto il XX secolo ha ammirato, osservato, spiato, ripudiato, a volte anche riprodotto l’iniziativa del bolscevichi e la formidabile macchina che essi avevano costruito.

Adriano Guerra – Urss Perchè è crollata. Analisi sulla fine di un impero

Perché è crollata l’Unione Sovietica? per la sconfitta subita a conclusione di quella ‘terza guerra mondiale’ che, seppure senza essere combattuta con le armi, si è pur svolta, coinvolgendo centinaia di milioni di persone? Per le sollevazioni popolari che hanno portato nel 1989 all’instaurazione di regimi democratici nei paesi dell’Europa centrale e orientale e al sorgere di quindici stati indipendenti nei territori dell’ex Urss? Esaminando criticamente le ipotesi che sono state avanzate e tenendo conto dei nuovi documenti usciti dagli archivi, Guerra propone in questo libro alcune risposte ai grandi interrogativi posti da una vicenda che ha dominato il secolo appena concluso.

Marcello Flores – L’immagine della Russia sovietica. L’Occidente e l’URSS di Lenin e Stalin

L'immagine della Russia sovietica. L'Occidente e l'URSS di Lenin e Stalin (1917-1956) di [Flores, Marcello]

Nel centenario della rivoluzione russa (1917-2017), la conoscenza storica e documentaria di cui disponiamo sull’Ottobre e sulla Russia sovietica è vasta ed esauriente. Meno approfondito è stato il tema di come l’Occidente ha guardato alla rivoluzione, al bolscevismo, a Lenin e Stalin. L’immagine splendente dell’URSS e il mito sovietico hanno alimentato intere generazioni in ogni luogo del pianeta. Tra le poche foto che George Bernad Shaw, il maggior intellettuale pubblico del proprio tempo, teneva sul suo tavolo di lavoro c’era quella che lo ritraeva in compagnia di Stalin, entrambi sorridenti. Per questo motivo si è ritenuto utile restituire, al grande pubblico degli appassionati di storia e di politica, un libro ormai introvabile. Si tratta di un libro unico e insostituibile, frutto di un lungo lavoro, che analizza come gli occhi occidentali si sono misurati con la realtà della Russia sovietica dalla scomparsa di Lenin a quella di Stalin.

Guy Mettan – Russofobia. Mille anni di diffidenza

Russofobia. Mille anni di diffidenza di [Mettan Guy]

«La Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma», affermava Churchill nel 1939. Ma l’Occidente ha mai provato davvero a risolvere questo rompicapo? È l’oggetto osservato a essere imperscrutabile, o sono forse gli occhi dell’osservatore a essere offuscati?Partendo da Carlo Magno, fino ad arrivare alla recente crisi ucraina, Guy Mettan ricostruisce le linee di forza religiose, geopolitiche e ideologiche di cui si nutre la russofobia europea e americana. Attraverso una discussione critica delle fonti mette in luce le debolezze e le mistificazioni del pregiudizio che ancora oggi porta l’Occidente a odiare l’orso russo e a temere il suo presunto imperialismo. «Oggi – sostiene Mettan – il mistero russo non esiste più, poiché le informazioni sono disponibili, per tutti coloro che vogliano decifrarle». Nel potere delle domande e nel senso critico risiede la soluzione all’enigma: la Russia non deve essere per l’Occidente un’estraneità da combattere, ma un’alterità da conoscere, anche per una nuova e più consapevole definizione della propria identità.

Giuseppe Boffa – Memorie dal comunismo

Giuseppe Boffa nel 1953 è il primo giornalista italiano a partire come corrispondente per la Mosca del dopoguerra. Da allora, la capitale sovietica è rimasta per quarant’anni il suo osservatorio privilegiato, da cui ha raccontato la Russia comunista ai lettori italiani. Lì ha frequentato l’intelligencija e la bohème russa, gli intellettuali e gli scienziati italiani riparati in URSS, ed è man mano diventato il tessitore dei rapporti tra il PCI e l’Unione Sovietica, conquistandosi l’amicizia dei protagonisti di mezzo secolo della nostra storia. Nei quarant’anni tra Roma e Mosca di Giuseppe Boffa si ritrova un pezzo di storia che riguarda tutti.

Sergio Gentili – Questo è un fatto e i fatti sono ostinati. Lenin e l’Ottobre 17. Una lettura politica

«Questo è un fatto e i fatti sono ostinati»: Lenin e l'Ottobre ’17. Una lettura politica di [Gentili Sergio]

Un’indagine per rileggere la storia dell’avvenimento che “sconvolse” la Russia e il mondo intero attraverso i suoi momenti chiave; per individuare come e perché si affermò il potere sovietico; per mettere in evidenza sia il ruolo dei protagonisti (operai, contadini, soldati), sia la funzione dei bolscevichi e – in particolare – di Lenin.Sergio Gentili racconta i passaggi politici decisivi della fase rivoluzionaria che va dal febbraio 1917 all’avvio della guerra civile nel 1918, connettendo eventi, testimonianze, cronache e conflitti in una trama che è stata troppo spesso oggetto di facili strumentalizzazioni. In questo quadro fitto di dettagli, la lente d’ingrandimento si posiziona su Lenin, per ciò che ha detto e per quello che ha fatto dal suo rientro a Pietrogrado, nell’aprile del 1917, fino all’attentato subìto a Mosca nell’agosto del 1918. In appendice, alcuni fra i suoi testi più illuminanti, capaci di evidenziare l’immediatezza della vicenda politica di allora e chiarirne la natura dello scontro politico.

Ezio Mauro – L’anno del ferro e del fuoco. Cronache di una rivoluzione

L'anno del ferro e del fuoco: Cronache di una rivoluzione di [Mauro, Ezio]

A cento anni dalla Rivoluzione russa, Ezio Mauro ritorna nei luoghi protagonisti dell’insurrezione popolare che ha rovesciato la direzione della storia. Di San Pietroburgo esplora le strade, i palazzi e gli angoli più tetri, alla ricerca di ogni traccia che possa restituire il clima di quei giorni turbolenti. E la scoperta della città si trasforma via via nel racconto delle vicende di cui è stata teatro. Mauro comincia presentando il personaggio leggendario di Rasputin e il suo rapporto morboso con l’ultimo zar, Nikolaij ii. Racconta il culmine e il declino rovinoso del lusso sfrenato di un’aristocrazia che, di lì a poco, sarebbe rimasta travolta dal treno della storia. Attraversa la rabbia, la paura e la fatica di una popolazione stremata dalla guerra e dalla carestia. Coglie la forza delle idee nuove provenienti dall’Europa, quelle del Manifesto del Partito comunista. E lo fa in prima persona, in un reportage pieno di tensione che, con una fortissima impronta narrativa, sa ricreare l’atmosfera di lotta e di speranza nel cambiamento. Dopo il documentario a puntate uscito su Repubblica.it, Ezio Mauro scrive un’opera che unisce la penna del grande inviato all’episodio più violento e più appassionante della storia novecentesca.

Alexandr Zinov’ev – La caduta dell’impero del male. Saggio sulla tragedia della Russia

È un pamphlet sulla fine dell’Unione Sovietica, dell’«impero del male» secondo la definizione di Ronald Reagan; ma è anche un’occasione per lo spietato e sarcastico autore di Cime abissali, di ripensare in modo originale, e instancabilmente polemico, il tema perenne del rapporto tra Occidente e Russia, tra efficienza mercantile e tecnologica e «anima» millenaria di un popolo. La fine della guerra fredda ha segnato la vittoria dell’Occidente, e dell’America, sul comuniSmo russo. A essere stata sconfitta però è un’intera società, una mentalità e un modo di vivere, modesti ma radicati e consolidati da secoli – più che da decenni – sotto la crosta superficiale del regime sovietico. Il risultato è una società disgregata, percorsa dalla miseria e dalla criminalità, distrutta da una guerra non combattuta sul campo ma aspramente perseguita dall’avversario che ora non ha altro da offrire se non le briciole del suo disprezzo e l’elemosina di un ruolo vassallo e asservito. «Volevano colpire il comuniSmo – conclude amaramente Zinov’ev – e hanno ucciso la Russia».

Alexandr Zinov’ev – Katastrojka. La perestrojka nel culo della Russia

   “Sul cervello, sul cuore e sull’anima della Russia si è già scritto molto. Molto poco, invece, si è scritto sul suo culo, benché quella parte del corpo non sia meno importante delle rimanenti. Comunque, tutti coloro che l’hanno fatto si sono vergognati di chiamarlo con il suo vero nome, preferendo usare espressioni più colte, tipo “viscere”, “recessi”, “fondo”. Ciò non ha contribuito, tuttavia, a rendere i “recessi” russi più nobili, mentre è stata la verità a risentirne. E quella parte dell’organismo sociale non ha cessato di esistere per il fatto che la chiamavano con nomi impropri. Esiste, invece, eccome, e, non più tardi di ieri, il suo ruolo in Russia era svolto da Partitograd”.