Maurizio Viroli – Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore

coverPer un alfiere del repubblicanesimo come Viroli, la diagnosi sull’attuale politica italiana è scontata. Meno ovvio, invece, è il richiamo a un autore come Machiavelli per trovare soluzioni ad alcuni problemi che affliggono la democrazia contemporanea. In quest’ottica il volume, ricco di consigli concreti per la formazione di un consapevole e maturo giudizio politico, costituisce un breviario per i cittadini di fronte alla crisi del sistema rappresentativo e alla degenerazione dei partiti.

Lucio Villari – Machiavelli. Un italiano del Rinascimento

coverMachiavelli o Niccolò Machiavelli è stato testimone e partecipe di avvenimenti e di sentimenti che segnano la nascita del mondo moderno: il tempo delle idee razionali e laiche dell’Umanesimo, delle arti e del “libertinismo” del Rinascimento e di irrisolte contraddizioni religiose e ideologiche. Teorico di un sistema politico di governo fondato sulle “equalità” sociali e su magistrature stabili, e con il sogno di una Italia unita e di uno Stato-Principe promotore e difensore del “vivere civile”, Machiavelli è stato osservatore attento e appassionato della “crisi italiana” tra il Quattrocento e il Cinquecento e anche protagonista perdente e profeta disarmato di una Italia dilaniata dai conflitti interni, divisa e terra di conquista. Lucio Villari affronta i momenti fondamentali del pensiero di Machiavelli, le scritture letterarie, la vicenda umana. Una narrazione nel drammatico scenario del Cinquecento fiorentino, italiano, europeo.

Ugo Dotti – Machiavelli rivoluzionario. Vita e opere

coverDa cinque secoli il nome di Machiavelli risuona nei dibattiti sulle ragioni ultime e il significato profondo della politica, ora evocato come il mostro che ne ha teorizzato l’amoralità, ora come il genio che ne ha scientificamente scoperto e rivelato le leggi. Questa vita del grande segretario fiorentino ha inteso ricostruire nuovamente, anche alla luce delle novità interpretative e delle ricostruzioni filologiche degli ultimi decenni, la genesi di un pensiero che è venuto prendendo forma giorno dopo giorno sia attraverso l’appassionata partecipazione alle vicende storico – politiche di Firenze, dell’Italia e dell’Europa nella prima metà del Cinquecento, sia attraverso la riflessione su di esse. Ne è così scaturita una biografia che, riconducendo le conquiste teoriche alla realtà effettuale di un vissuto personale quasi sempre quanto mai drammatico, sa condurre il lettore in uno spazio e in un tempo per tanti versi non dissimili dai nostri.

Ugo Dotti – La rivoluzione incompiuta: Società politica e cultura in Italia da Dante e Machiavelli

coverStoria della civiltà letteraria e della vita intellettuale, delle idee e delle mentalità che ebbero a segnare le vicende italiane tra Due e Cinquecento, quest’opera si presenta come un’occasione, in un paese in cui continuano a dominare concezioni invecchiate o solo epidermicamente nuove, per riflettere sull’opera letteraria e poetica partendo per così dire dal basso, ossia dalla società e dalla sua concreta dialettica. Quello che il lettore scoprirà forse con sorpresa è che più di uno dei temi sopra i quali oggi si fa tanto chiasso – il contrasto tra economia pubblica e economia privata, il problema della burocrazia amministrativa come costituita da un personale di “fannulloni”, il ruolo degli stessi intellettuali presto passati da umanisti autonomi e indipendenti a cortigiani del potere – viene affrontato, discusso e svolto da questi nostri “antenati” con una serietà, un vigore di riflessione e una pensosità assolutamente incomparabili col livello intellettuale della nostra attuale classe dirigente.

Edoardo Ruffini – Il principio maggioritario. Profilo storico

cover 001Molto si parla di democrazia, ma troppo poco si sa della sua storia. Questo acutissimo saggio, dovuto a uno dei maggiori storici del diritto, ripercorre le vicende di due nozioni capitali della democrazia: l’elezione a maggioranza e il dissenso. Partendo dalle formulazioni di Aristotele e del diritto romano, soffermandosi poi sulle soluzioni della Chiesa cristiana dei primi secoli e sull’apporto delle civiltà barbariche, per giungere infine ai diversi sistemi sperimentati negli Stati moderni, dall’Inghilterra alla Svizzera, dalla Polonia agli Stati Uniti, Ruffini ci mostra, in un’esposizione limpidissima e straordinariamente lucida, come il «principio maggioritario» e la valutazione del dissenso possano assumere cento volti dissimili a seconda della situazione storica in cui compaiono e come nelle loro trasformazioni si rispecchino i principali problemi teorici e pratici di ogni democrazia, problemi che anche per noi sono del tutto aperti.
Pubblicato nel 1927 in pieno fascismo (e da uno dei pochissimi professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al regime), questo piccolo libro è un classico che deve ancora essere scoperto. Attuale oggi più che mai, aspetta dunque in certo modo di trovare i suoi lettori con questa edizione, riveduta dall’autore nella forma e arricchita di due postille sull’ONU e sul nuovo diritto di famiglia italiano.

Carlo Alberto Defanti – Richard Wagner. Genio e antisemitismo

coverPochi musicisti sono così controversi come Richard Wagner, figura emblematica, nel bene e nel male, della cultura nazionale tedesca. In particolare continua a essere molto discusso il suo supposto antisemitismo che, visto con gli occhi dell’oggi, dopo il nazismo e la Shoah, appare un peccato mortale. La vicinanza del cosiddetto circolo di Bayreuth al nascente partito nazionalsocialista, la passione di Hitler per la sua musica, l’appropriazione di simboli wagneriani da parte del regime e il pesante coinvolgimento della famiglia Wagner nelle vicende del Terzo Reich hanno stimolato infatti, dopo la seconda guerra mondiale, un’abbondante letteratura in cui il musicista viene presentato come un campione dell’odio razziale e un precursore del nazismo. Quanto è corretto e argomentabile questo giudizio se ci si basa sui suoi scritti e sulla sua immensa opera musicale? È davvero fondato il giudizio di antisemitismo? E fino a che punto le suggestioni che la sua musica sprigiona hanno una matrice così odiosa? Da raffinato melomane e profondo conoscitore della musica wagneriana, Carlo Alberto Defanti guida il lettore attraverso l’intero corpus di opere del Maestro, analizzando vicende e idee spesso gravate da un pregiudizio ostile e cercando di dare una risposta credibile a una questione che da sempre intriga e inquieta.

György Lukacs – Marxismo e politica culturale

coverQuesta scelta di scritti politici e politico-culturali di Gyorgy Lukacs documenta la continuità delie posizioni del pensatore ungherese nel periodo staliniano e poststaliniano.
Il nesso tra teoria e prassi è fondamentale per ogni marxista, e nessuno l’ha teorizzato meglio di Lukacs fin dai tempi di Storia e coscienza di classe. Se per lunghi periodi egli ha dovuto ripiegare sulla pura teoria, questi scritti dimostrano come non abbia mai perso di vista il riferimento alla prassi, per ritornare all intervento diretto ogni qual volta lo ritenesse possibile e utile. Essi costituiscono un’integrazione indispensabile alle opere filosofiche e critiche per chiunque voglia avere un’idea più compiuta della personalità e dell’attività dell autore; e nello stesso tempo rappresentano dei contributi validissimi all’analisi marxista dei problemi contemporanei.

Consiglio ispirato da Tonio seduto.

Franco Fortini – Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine

coverI dialoghi con i terroristi nella prigione di San Vittore a Milano; gli uccisi della «Legge Reale»; le fisionomie dei servizi segreti; gli anni dei pentimenti; la tragicommedia del PCI; il «revisionismo» tedesco e le ragioni dei postmoderni: scritte in mesi di mutamenti decisivi per il prossimo futuro, le riflessioni raccolte in questo libro vengono da un quarantennio di critica «da sinistra» ai comunismi ufficiali e alla società del capitale e del consumo. Con interlocutori eccellenti — come Norberto Bobbio, Remo Bodei o Cesare Cases — Fortini affronta questioni dolorose e necessarie: la sopraffazione e la lotta, la necessità della differenza e il problema dell’identità. Dominante su tutto e «trattato» con l’arma acuminata dello stile — il tema dell’insufficienza della coscienza morale quando questa non si traduca poi in azione politica.
Le rovine del sottotitolo — visibili ovunque nell’Italia contemporanea — sono infine pretesto per un’inquieta interrogazione sul quanto e il come l’insistere della memoria sia in grado di far rifiorire le macerie.

Domenico Losurdo – Controstoria del liberalismo

cover0002Il liberalismo sottolinea il valore positivo della libertà individuale, l’autonomia del singolo, l’opposizione al conservatorismo sociale. Sorto come una giustificazione teorica della necessità della limitazione del potere statale, il liberalismo non è però riuscito a declinare in termini universalistici il suo discorso ideologico. Come per ogni movimento storico, si tratta di indagare sì i concetti ma anche in primo luogo i rapporti politici e sociali in cui esso si è espresso. E la storia dei paesi in cui il liberalismo ha gettato radici più profonde risulta inestricabilmente intrecciata con la storia della schiavitù e dello sfruttamento.

Jean-Claude Michea – L’impero del male minore. Saggio sulla civiltà liberale

cover0001Nel XVII secolo le guerre di religione insanguinarono l’Europa. Come fuggire una guerra civile di interessi privati mascherata di fanatismo? È la domanda inaugurale della modernità, quella strana civiltà che, per prima, iniziò a basare il suo progresso sulla diffidenza sistematica, la paura della morte e la convinzione che amare e dare fossero atti impossibili. La scommessa liberale fu pensare una società libera, pacifica e prospera, che potesse sopravvivere anche nella peggiore delle ipotesi: che gli individui fossero irrimediabilmente egoisti. I liberali scelsero di abbandonare l’utopia umanista del “migliore dei mondi” e dedicarsi all’amministrazione politica del “minore dei mali”. Proporzionalmente alla sua diffusione globale, il liberalismo ha però assunto uno a uno i tratti essenziali del suo vecchio nemico, fino a porsi l’obbiettivo, quanto mai lontano dalle premesse, di rappresentare il Bene e di poter instaurare il dominio dell’uomo nuovo, il consumista evoluto che vive la Fine della storia. In un saggio di non comune densità concettuale Michéa descrive tale processo di deriva riportando il liberalismo alla sua origine di prevenzione contro ogni forma di intolleranza e vettore di un principio oggi ineludibile: per definirsi liberali occorre non fare del mercato un’ideologia assoluta. Perché l’istituzione di una società decente coincide con la difesa dell’umanità stessa.