Quando una religione monoteista si investe del potere terreno o vi si accorda, la strage in nome di Dio è sicura. Rossana RossandaDall’antichità cristiana ai maestri dei secoli XII-XIII, dalle Crociate alle guerre contro gli eretici, dalla giustificazione dei massacri dei popoli del nuovo mondo alle posizioni durissime di Lutero e Calvino: per tutti la guerra è un momento in cui si realizza la giustizia di Dio, che ovviamente è sempre dalla parte di chi la promuove.Tullio Gregory
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Paolo Prodi – Cristianesimo e potere
«Il potere ha sempre a che fare con il sacro e la grandezza dell’Occidente è consistita soprattutto nel recintare il sacro, non nell’espellerlo come un demone. Questo ha permesso la de-magificazione del mondo e la nascita della politica come tecnica. L’Occidente nella sua storia ha imparato a tenere a bada il sacro senza scacciarlo e questa è la nostra conquista della laicità, conquista che ora è in pericolo sotto il duplice attacco dei fondamentalismi e delle nuove religioni politiche» Il volume affronta un tema che costituisce il filo rosso di tutta l’indagine dello storico Prodi: una ricerca dedicata a mettere in luce come la caratteristica della civiltà europea sia la peculiare divisione di ambiti fra Chiesa e Stato. Indagine storica ma insieme riflessione sulle trasformazioni di un presente in cui questo secolare equilibrio pare destinato a spezzarsi.
Domenico Losurdo – Autocensura e compromesso nel pensiero politico di Kant
Considerato da non pochi dei suoi contemporanei come un “democratico radicale “, Kant è stato in seguito stilizzato da una radicata e composita tradizione interpretativa a teorico dell’obbedienza all’autorità costituita, e questo a causa della sua negazione del diritto di resistenza. Punto di partenza della presente ricerca è proprio tale negazione: essa, mentre rassicurava le corti tedesche, al tempo stesso permetteva di affermare l’irreversibilità della Rivoluzione francese. Emerge qui con chiarezza la ricercata “ambiguità “, la ” doppiezza” di Kant, costretto ad un logorante esercizio di autocensura, ad una continua dissimulazione, tormentosa anche sul piano morale, per sfuggire al controllo delle autorità di censura e del potere politico. In questo quadro si procede ad una rilettura del pensiero politico di Kant; che, se è sufficientemente noto il difficile rapporto del filosofo con la censura, non sembra sia stata finora indagata la connessione tra “persecuzione e arte dello scrivere”; ma forse è solo questa indagine che può permetterci di sbarazzarci dell’oleografia tradizionale, per collocare Kant in una luce nuova, più umanamente drammatica e inquietante.
Domenico Losurdo – La Seconda Repubblica. Liberalismo, federalismo, postfascismo
L’ondata liberista odierna mira a liquidare i diritti economici e sociali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dall’ONU nel 1948. Le nuove politiche economiche, a livello mondiale, sono impegnate a promuovere una sorta di redistribuzione del reddito a favore dei ceti più ricchi. Liberismo e secessionismo minacciano anche l’Italia e le sinistre sembrano svolgere un ruolo subalterno all’ideologia dominante.
Domenico Losurdo – Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna di Hegel
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Domenico Losurdo – Il revisionismo storico. Problemi e miti
Più volte ristampata e tradotta in un numero crescente di paesi, quest’opera è una rilettura originale della storia contemporanea, dove l’analisi critica del revisionismo storico – a cominciare dalle tesi di Nolte sull’Olocausto e di Furet sulla rivoluzione francese – si intreccia con quella di una serie di fondamentali categorie filosofiche e politiche come guerra civile internazionale, rivoluzione, totalitarismo, genocidio, filosofia della storia. Questa edizione ampliata analizza le prospettive del nuovo secolo. Da un lato il revisionismo storico continua a riabilitare la tradizione coloniale, com’è confermato dall’omaggio che uno storico di successo (Niall Ferguson) rende al tramontato Impero britannico e al suo erede americano, dall’altro vede il ritorno sulla scena internazionale di un paese (la Cina) che si lascia alle spalle il ‘secolo delle umiliazioni’. Sarà in grado l’Occidente di tracciare un bilancio autocritico o la sua pretesa di essere l’incarnazione di valori universali è da interpretare come una nuova ideologia della guerra?
Ernst Nolte – I tre volti del fascismo
Magistrale esempio di storiografia filosofica I tre volti del fascismo costituisce un contributo essenziale alla ricostruzione della genesi e dello sviluppo dei movimenti reazionari che caratterizzarono il periodo fra le due guerre: L’Action française di Charles Maurras, il fascismo italiano, il nazionalsocialismo tedesco. In una vasta analisi che unisce all’impegno storico e al penetrante giudizio critico un’eccezionale ricchezza di informazioni, Nolte illustra e approfondisce la dottrina e la prassi di quei movimenti, considerati quali stadi successivi di uno stesso fenomeno evolutivo. Un fenomeno che, già riconoscibile in forma embrionale nell’Action française, si dilata poi e assume connotati distinti nel fascismo e nel nazismo. E’ un esame quello di Nolte largamente improntato al metodo comparativo, e proprio il continuo confronto di tesi e di risultati getta piena luce sulle matrici comuni e sugli sbocchi che contraddistinguono i tre movimenti. Corredato da un ampio apparato di note bibliografiche, da un indice dei nomi e da uno degli argomenti, I tre volti del fascismo è un libro fondamentale, una guida sicura per chi voglia approfondire tutti gli aspetti di un’epoca fra le più tormentate della recente storia d’Europa
Grazie a Mauritius in libris per aver ispirato questo consiglio
Niall Ferguson – Occidente: Ascesa e crisi di una civiltà
Se nel 1411 fossimo stati in grado di circumnavigare il globo, saremmo rimasti abbagliati dallo splendore e dalla potenza della civiltà orientale: a Pechino si costruiva la Città Proibita; nel vicino Est, gli Ottomani stringevano d’assedio Costantinopoli. Nei regni di Aragona, Castiglia, Francia, Portogallo e Inghilterra, al contrario, avremmo trovato malattie, carestie e guerre interminabili. L’idea che l’Occidente sarebbe riuscito a dominare il resto del mondo sembrava un’ipotesi folle e assolutamente irrealizzabile. Eppure è ciò che accadde nei secoli successivi. Cosa ha permesso alla civiltà occidentale di trionfare sull’apparente superiorità degli imperi d’Oriente? La risposta, sostiene Niall Ferguson, è che l’Occidente seppe mettere a frutto sei strumenti assenti nella civiltà orientale: scienza, democrazia, medicina, concorrenza, consumismo ed etica lavorativa. E, oggi, la perdita del monopolio di questi strumenti porterebbe a un declino irreversibile del dominio occidentale. Occidente è un affascinante viaggio intorno al mondo che ripercorre la storia della nostra civiltà: dal Grande Canale della Cina al Palazzo Topkapi di Istanbul, da Machu Picchu alla Namibia. Ma è anche la storia di navigazioni, missili, vaccini e blue jeans. Il racconto definitivo della storia dell’Occidente in età moderna.
Niall Ferguson – Il grande declino. Come crollano le istituzioni e muoiono le economie
I sintomi del declino dell’Occidente sono da tempo sotto i nostri occhi: rallentamento della crescita, debiti, una popolazione sempre più vecchia, tensioni e violenze interne alla società. Secondo Ferguson la vera causa di questo declino risiede nei quattro pilastri che hanno permesso all’Occidente di dominare il mondo dal 1500 in poi: governi rappresentativi e democratici, libero mercato, le leggi, le regole della società civile. Le nostre democrazie hanno rotto il contratto di scambio reciproco tra le generazioni, i mercati sono regolati da leggi sempre più complesse che peggiorano la situazione invece di semplificarla, la società è degenerata a un livello di inciviltà estremo, in cui si attende passivamente che lo Stato intervenga a risolvere ogni tipo di problema. Questo saggio è un polemico atto d’accusa al nostro tempo: mentre il mondo arabo lotta per la democrazia e la Cina si muove verso un’economia sempre più liberale, europei e americani sembrano aver dimenticato l’eredità culturale e istituzionale che per secoli ha permesso loro di dominare il mondo. Per arrestare questo declino, avverte Ferguson, saranno necessari un grande sforzo collettivo, sotto la guida di una leadership forte e decisa, e riforme radicali.
Henry Kissinger – Ordine mondiale
Un ordine mondiale veramente globale, cioè un assetto delle relazioni internazionali riconosciuto e condiviso da tutti gli Stati, non è mai esistito nella storia, perché le diverse civiltà hanno sempre considerato la propria cultura e le proprie leggi le uniche universalmente valide. Così ogni epoca è stata caratterizzata dalla supremazia di una o più potenze egemoni che hanno cercato di imporre, nelle rispettive zone d’influenza, il proprio modello di organizzazione politica e statuale, con esiti più o meno duraturi, ma comunque sempre transitori. Lo dimostra l’attuale sistema unipolare a guida statunitense, affermatosi ormai da un quarto di secolo, che dopo aver tentato di esportare su scala planetaria i principi della democrazia e del libero mercato, sembra avviato verso un inarrestabile declino. Ad affermarlo non è un politologo estremista e antioccidentale, bensì Henry Kissinger, che del potere americano e della «vittoria» sull’Unione Sovietica nella guerra fredda è stato uno dei maggiori artefici, nelle vesti di consigliere per la Sicurezza nazionale e di segretario di Stato. Per giungere a questa conclusione e per scrutare nuovi possibili scenari, Kissinger rivisita momenti cruciali della storia mondiale del secondo dopoguerra, riflette sul futuro dei rapporti tra Stati Uniti e Cina, esamina le conseguenze dei conflitti in Iraq e Afghanistan, analizza i negoziati nucleari con l’Iran, le reazioni dell’Occidente alla Primavera araba e le tensioni con la Russia sull’Ucraina. E rivolge all’Europa uno sguardo preoccupato: il processo di superamento degli Stati nazionali, infatti, non ha creato un nuovo soggetto politico, ma un vuoto di autorità interno e una debolezza ai confini, mentre nella vicina regione mediorientale le strutture governative centrali si dissolvono in una miriade di scontri su basi etniche e confessionali.