Paul Valéry (1871-1945) ha cantato la potenza del nulla, e niente affascina di più la poesia moderna di ciò che non è. Questo volume raccoglie tutte le poesie di Paul Valéry quali apparvero nelle edizioni ufficiali approvate dall’autore. Si aggiungono quasi tutti i testi poetici apparsi su riviste o in opere miste di prosa e versi tra il 1897 e la morte, e i testi inediti in vita (e apparsi postumi) che Valéry non poté o non volle pubblicare.
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Giovanni Raboni – Tutte le poesie 1949-2004
Con il Porta comincia, nella poesia italiana, quella linea lombarda, potentemente realistico-narrativa e, per cosí dire, antipetrarchesca, che si ritrova anche all’interno della poesia del Novecento e che è l’unica della quale io aspiri a far parte, nonostante i molti debiti che so di avere nei confronti di altri poeti, da Baudelaire (che considero il piú grande poeta moderno) a Pound (che considero il piú grande inventore di possibilità poetiche del nostro secolo), – e poi, per venire a nomi piú vicini o addirittura vicinissimi, quasi fraterni, a Rebora, a Montale, a Saba, a Sereni. Da Giovanni Raboni, Autoritratto 1977 *** Parlando dei temi portanti del mio lavoro di poeta, ho finora ricordato l’importanza e il fascino per me del racconto evangelico, ho ricordato le storie familiari, ho ricordato il rapporto con gli scomparsi – persone care, amici -, ho ricordato l’irruzione a un certo punto del tema amoroso. Non ho parlato di quello che molti ritengono abbastanza importante nella mia esperienza poetica, cioè il cosiddetto tema civile. Alcuni critici l’hanno messo addirittura al primo posto fra i temi della mia poesia. Di solito, quando mi chiedono cosa penso di questo aspetto del mio lavoro, dico che, sí, le poesie civili sono forse le piú private che io abbia mai scritto, nel senso che non ho mai voluto essere un poeta civile. Non lo dico per polemica, ma insomma c’è stato piú d’un poeta, per esempio Pasolini, che ha voluto essere poeta civile, che si è costruito un’immagine di poeta civile. Per me non è cosí. Io ho affrontato temi civili semplicemente perché ne sentivo l’urgenza, ne sentivo l’urgenza intima: o per un moto di indignazione, o di preoccupazione, o di sgomento; quindi le ritengo, appunto, poesie altrettanto private, se non piú private delle piú intime. Da Giovanni Raboni, Autoritratto 2003
Gerard de Nerval – Chimere e altre poesie
«Per molto tempo dopo la sua scomparsa, Gérard de Nerval venne considerato poco più d’un infelice e delicato personaggio letterario della Parigi di allora. Una Parigi postrivoluzionaria e postnapoleonica; dove alcuni fra gli spiriti più alti della letteratura e del pensiero francese del secolo erano in curioso ma non inspiegabile miscuglio con occultisti, alchimisti, astrologi, cultori di scienze misteriose e spesso misticheggianti – in un’ondata di generale sincretismo religioso: quasi a volersi rifare della tempesta rivoluzionaria, che aveva spazzato via tutti gli altari, tranne quello della Ragione. E non sarà inutile considerare anche questi elementi, per poter collocare nella sua giusta luce il mistico autore delle Chimere . In questa edizione vengono proposti i dodici sonetti delle Chimere e i nove delle Altre Chimere , con i Piccoli castelli di Boemia , le Odicine , Le canzoni del Valois ».
Mariella Mehr – Ognuno incatenato alla sua ora. Poesie 1983-2014
Mariella Mehr – coniugando Celan, Nelly Sachs e Artaud in una prospettiva di riscatto ( Notizie dall’esilio ), di laica redenzione ( La costellazione del lupo ) o di lucido delirio ( San Colombano e attesa ) – rimane strettamente legata, soprattutto nella produzione piú recente, al cortocircuito verbale, alla «Wortbildung» (la parola tedesca composta che diventa trampolino di lancio per l’invenzione) cui segue la concatenazione sghemba dei versi, sempre inaspettata, provocatoria, materica e mai astratta o fine a sé stessa. Mariella Mehr arreda il suo universo linguistico come fosse un parco selvatico. Cosí la sua ricerca poetica approda a volte a una magia crudele («Uno sguardo modesto | pieno di magia rumorosa, piú terribile di qualunque ira»), altre volte a un meticoloso esercizio speleologico tra le «caverne dove, | vivono gli uomini di ghiaccio», altre a un’esplosione che tutto scuote nei «crepacci del tempo», altre ancora in formule alchemiche rivolte alla carne e alle sue pause di gelo («nell’amore | togliamoci | esausti il gelo | dai capelli») il tutto avvolto e travolto da una notte che inghiotte, restituisce e sottrae: s’insinua ovunque. Dalla prefazione di Anna Ruchat.
Mario Luzi – Poesie ultime e ritrovate
Il volume raccoglie per la prima volta integralmente la produzione poetica di Mario Luzi nel suo ultimo, vitalissimo decennio (1994-2005). Sotto specie umana (1999), Dottrina dell’estremo principiante (2004) e le poesie edite postume (Lasciami, non trattenermi, 2009) prende forma un percorso vasto e articolato che si snoda tra occasione politica, istanze meditative, tensione religiosa, senso del paesaggio e dell’uomo, in una mirabile sintesi espressiva dall’andamento spesso travolgente.
Alle pagine più note e celebrate si affiancano alcune preziose rarità, che testimoniano i luoghi più intimi e nascosti del laboratorio del poeta e della sua «crea-zione incessante»: dagli esordi giovanili ai versi d’occasione, attraverso dodici inediti assoluti e le due antologie Parole pellegrine (2001) e Poesie ritrovate (2003), la raccolta permette di scoprire in continuità l’ultimo straordinario tratto dell’opera luziana, alla ricerca di nuove prospettive e tragitti di lettura.
Daniele Barbieri – Il linguaggio della poesia
Cosa distingue il linguaggio della poesia da quello della prosa e da quello di altri generi? Cosa caratterizza la specificità della poesia? Daniele Barbieri, semiologo oltre che poeta egli stesso, propone di guardare al fenomeno poetico attraverso la nozione di ritmo – nozione che non riguarda soltanto i fenomeni dell’universo sonoro (metro, accenti, rime…) ma anche l’ambito del significato. La poesia costruisce infatti un percorso che è insieme di suono e di senso (e in qualche caso anche di visione), lungo il quale il lettore viene condotto; ed è inevitabilmente, per questo, un percorso emotivo, che ha qualche aspetto in comune con i percorsi dell’ascolto musicale. Per gli insegnanti, il volume riprende e sviluppa con maggiore ampiezza una serie di temi presenti nelle due antologie scolastiche a cui l’autore ha contribuito per la sezione poesia: “Segnalibro” e “Dietro le parole” (Bompiani Scuola).
Leon M. Lederman, Christopher T. Hill – Fisica quantistica per poeti
La fisica quantistica è la più solida base delle nostre conoscenze. Praticamente tutto ciò che sappiamo sul mondo passa per questa disciplina, e sono tantissime le realizzazioni pratiche che questa scienza ha reso possibili: dal laser ai transistor, dalla risonanza magnetica al telefono cellulare che ognuno di noi ha in tasca. Eppure, per la grande maggioranza delle persone si tratta di una materia totalmente ignota, ritenuta troppo “difficile”, “arida” nella sua trattazione matematica, o “astrusa” nei suoi assunti di base. Nel migliore dei casi, un gioco per menti eccentriche, terribilmente complesso, al quale non conviene avvicinarsi, e che comunque nulla ha a che fare con la poesia del mondo. E questo è un vero peccato, perché la fisica quantistica è innanzi tutto “bella”, almeno quanto la poesia; e sebbene sia in effetti controintuitiva in maniera sconcertante (come la poesia) e a suo modo complicata, per capirne i segreti non è affatto necessario conoscere la matematica, almeno se a raccontarcela sono il Premio Nobel Leon Lederman e il suo collega Christopher Hill. Il dono della divulgazione di questi due autori, la loro verve stilistica e la loro indubbia competenza, permettono infatti a chiunque legga “Fisica quantistica per poeti” di capire finalmente a fondo fenomeni reali (eppure in un certo modo fiabeschi), come l’esistenza di particelle che “sanno” dove andare ancor prima di partire o che possono trovarsi in due luoghi contemporaneamente.
Consiglio a cura di Misoneista imbolsito.
Jorge Luis Borges – La rosa profonda. Testo spagnolo a fronte
Nell’ottobre del 1973, per esprimere il suo dissenso nei confronti di Perón, appena tornato al potere, Borges abbandona l’incarico di direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires; contemporaneamente le condizioni di salute di sua madre, Leonor, cominciano a declinare in maniera inesorabile: morirà nel 1975, dopo una lunga agonia. Precisamente a questo arco temporale appartengono i testi poetici radunati in “La rosa profonda”, sui quali, non a caso, il senso della fatalità e di un destino “di brevi gioie e lunghe sofferenze” – strumento di un Altro imperscrutabile – sembra gettare un’ombra lunga.
Grazie a Filosofia in ita per aver ispirato questa release.
Antonin Artaud – Artaud le Momo, Ci-git e altre poesie. Testo francese a fronte
Una vita sconvolta e sconvolgente, quella di Antonin Artaud. Nato a Marsiglia nel 1896, morto a Ivry, vicino a Parigi nel 1948, scrittore, disegnatore, attore, regista e teorico di un nuovo teatro, creatore di un nuovo linguaggio poetico letteralmente inaudito, Artaud è come se mettesse in scena nel proprio corpo e nella propria mente la tragedia della cultura occidentale tra le due guerre… Le sue opere sono la sismografia di un tormento che vuole disperatamente farsi testimonianza. (Emilio Tadini).
Pier Paolo Pasolini – Trasumanar e organizzar
Per leggere le poesie di Trasumanar e organizzar” occorre prima di tutto molta pazienza: un lettore di poesia novecentesca è abituato a versi brevi e componimenti brevissimi. In secondo luogo, come quando si leggono le avventure marinaresche del capitano Achab, non si debbono saltare le pagine dedicate alla marineria: come esse sono la gabbia che sostiene la tragedia, così il discorso (o il discorrere) di Pasolini, veloce, privo di trapassi sublimi, mai ellittico, è sempre, o quasi sempre, la lenta necessaria preparazione al senso che egli vuole dopotutto rendere esplicito.”(dalla prefazione di Franco Cordelli).