Archivi tag: Letteratura irlandese
Samuel Beckett – Come è
Dopo le prime venti pagine, incontriamo un personaggio che è evocato come in filigrana in quasi tutti i libri di Beckett, e in forma piu diretta in certe novelle giovanili: Belacqua. Nel Purgatorio «sedeva e abbracciava le ginocchia, | tenendo ’l viso giu tra esse basso» (IV, 107-8); qui è diventato un essere che striscia in una distesa di fango e di tenebre, aggrappato a un sacco pieno di scatole di pesce in conserva, afflitto da misteriose amputazioni, persuaso che l’agonia non avrà mai fine, occupato a parlare a se stesso (o ad ascoltare e trasmettere una voce che non sa neppure se sia la propria), a evocare da un presunto passato vaghi frammenti di immagini, intento quasi esclusivamente a durare, a acclimatarsi nel terrore. L’incontro con un altro essere, ugualmente mutilato e solitario, vale a scandire la dimensione temporale; «prima di Pim, con Pim, dopo Pim». Sono i modi in cui si dispone l’ansia di comunicare: di tormentare e di soccorrere.
Samuel Beckett – Murphy
Murphy è un personaggio grottesco e affascinante che trascorre le giornate avvinto a una sedia a dondolo, gli occhi spenti, nella penombra, proiettato nei meandri del suo spirito. Schiavo di un’opprimente fisicità, è destinato a trovare l’evasione solo nella pazzia. Ma attorno a lui e ai suoi silenzi pullula una congerie di individui divertenti e ciarlieri che snodano una commedia di amori incorrisposti, sospesi in pochi gesti a definire per sempre le inconsistenze delle loro vite. La scrittura del primo grande romanzo di Beckett è ancora sotto l’ala del magistero joyciano, ma già proiettata verso quella visualità teatrale che sfocierà nelle indimenticabili pièces della maturità e verso la riduzione delle esistenze dei suoi personaggi ai primi segni della vita mentale. Una sorta di rappresentazione dell’indolenza cosmica che attraversa patologicamente il mondo, spinta dal nulla, ma popolata da un continuo balbettio, un flusso orale sconnesso, un linguaggio schizofrenico tendente al nonsenso. La compresenza di comico e tragico che è in Murphy forse Beckett non l’ha più raggiunta, o perseguita, nei romanzi successivi. Rimane un caposaldo della sua produzione letteraria e, più generalmente, della letteratura del Novecento.
Consiglio a cura di Flextime.
Samuel Beckett – Molloy
“Molloy” è il primo capolavoro della “Trilogia”: personaggi che cercano instancabilmente la propria identità, un movimento a spirale di riflessioni che ruotano sempre più vicine al nulla. Molloy, misero e inerme, è rinchiuso nella stanza della madre morta e scrive in continuazione. Ogni settimana uno sconosciuto porta via tutto ciò che ha scritto offrendogli del denaro. Molloy racconta la sua inutile odissea trascorsa in cerca della madre. Nella seconda parte, Moran descrive la stessa storia di Molloy da un punto di vista completamente opposto: egli è un agente privato, la sua follia paranoica si esprime in gretto sadismo e severo autocontrollo, il suo compito è dare la caccia a Molloy.
Samuel Beckett – Watt
Scritto durante la guerra, “Watt” è il terzo romanzo dello scrittore irlandese e l’ultimo redatto in inglese. Vi si narra la storia di un uomo di mezza età e di “cultura universitaria”, Watt, che va a servire nella casa di un certo signor Knott, in uno strano rapporto molto simile alla vita: si viene, si cerca di capire perché e da dove si è venuti, si ha la sensazione di raggiungere qualche meta e alla fine bisogna andarsene.
Consiglio a cura di Flextime.
Samuel Beckett – Racconti e teatro
Questo libro composito raccoglie vari testi – teatrali, radiofonici, narrativi –, e di differenti periodi – dalla fine degli anni ’50 ai primi anni ’70. Documenta così proprio nello scorrere del tempo, la fedeltà di Beckett a certi temi, che sono diventati emblematici della sua poetica: il «dicibile niente», la frantumazione dell’anatomia, i sussulti della morte, i falsi movimenti della clausura da palcoscenico.
Consiglio a cura di Flextime.
Samuel Beckett – Mercier e Camier
Lord Dunsany – Il paese dello Yann [Epub – Mobi]
Nel nostro secolo di noti scrittori impegnati o di cospiratori che ansiosamente ricercano il proprio cenacolo, e vogliono essere gli idoli di una setta, è insolita l’apparizione di un Lord Dunsany; che ebbe molto del giullare e si affidò con tanta facilità ai sogni. Non evase dalle circostanze. Fu un uomo d’azione e un soldato ma, anzitutto, fu l’artefice di un beato universo, di un regno personale, che fu per lui la sostanza intima della sua vita. Jorge Luis Borge
Release a cura di lodger.
Samuel Beckett – Malone muore [Epub – Mobi]
“Malone muore” è un fondamentale punto di svolta nella narrativa di Beckett. Da un lato è l’ultima prova di una narrazione centrata su un personaggio ancora in qualche modo romanzesco (Malone buon ultimo dopo i vari Murphy, Mercier, Molloy, Moran), dall’altro è già la liquidazione di quel modello, un post-romanzo che si costruisce intorno a un’assenza, a un’attesa indefinita e infinita, dove il soggetto non ha più alcuna identità. Le storie che Malone immagina nell’attesa di morire si confondono tra loro, i personaggi si sovrappongono, l’autore e il lettore svaniscono in quell'”unico grande ronzio continuo” che è la strana, buffa e tragica condizione della vita. Prefazione di Gabriele Frasca.
Flann O’Brien – Una pinta di inchiostro irlandese [Epub – Mobi]
Questo romanzo rivelò Flann O’Brien nel 1939, l’anno di Finnegans Wake (e Joyce riconobbe subito in lui «un vero scrittore»). Oggi sappiamo che con questo libro cominciava a spuntare un nuovo, inconfondibile ramo nel grande albero irlandese della follia e della letteratura. Ma Flann O’Brien, bisogna aggiungere, non somiglia che a se stesso. «Come Dio, occorre definirlo con una tautologia» scrisse di lui Anthony Burgess.
I non pochi lettori che hanno già amato Il terzo poliziotto ritroveranno qui il sapore di un singolare, allarmante humour nero, surreale e iperreale, imperturbabile nella sua capacità di sconvolgere a ogni passo le carte dell’immaginazione. Non sarebbe urbano chiedere a qualcuno di raccontare la trama di un romanzo di Flann O’Brien. Basterà quindi dire, per chiarire le cose, che si tratta di un romanzo-dentro-un-romanzo-dentro-un-romanzo, che è esilarante, che contiene parodie di un vasto numero di generi letterari – dalla poesia dei bardi gaelici alla disputa erudita – e che Dylan Thomas lo consigliava come «il libro giusto da regalare alla propria sorella se è una sporca ubriacona chiassosa». Infine: è un romanzo di alto virtuosismo linguistico, che ha avuto la fortuna di trovare in Italia il traduttore più congeniale che si potesse escogitare, per estro e umori: J. Rodolfo Wilcock. Alla fine di queste pagine, il lettore non mancherà di assentire pensosamente alle parole di Graham Greene: «Ho letto questo libro con passione e divertendomi dall’inizio alla fine, oltre che con quella specie di esultanza che si prova a teatro quando qualcuno sfascia delle porcellane sulla scena».