Antonio Moscato – Intellettuali e potere in URSS 1917-1956

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Nella Russia prerivoluzionaria e nei primi anni dello Stato sovietico il ruolo dell’intelligentija è stato particolarmente importante e autonomo. Fin dalla metà degli anni Venti, tuttavia, la burocratizzazione e l’ideologizzazione estrema dell’URSS hanno ridotto progressivamente gli spazi esistenti, creando le premesse per la tragedia degli anni Trenta, che hanno visto soccombere sotto il terrore stalinianoinsieme a gran parte dell’élite bolscevicaanche moltissimi intellettuali, poeti, scienziati, artisti. In quegli anni sparisce ogni traccia della grande libertà che aveva permesso la straordinaria fioritura della cultura e dell’arte russa nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione. Il volume inquadra il difficile rapporto tra potere e intellettuali a partire da alcuni problemi connessi a settori specifici (teatro, cinema, letteratura, musica, ecc.) soffermandosi soprattutto su due periodi : quello della formazione dello Stato sovietico e quelloparticolarmente instabile — degli anni 1932 – 1934, quando l’ultimo tentativo di sostituire Stalin alla testa del partito Comunista si rifletté indirettamente nel dibattito del primo Congresso degli scrittori sovietici. Il testo è integrato da un’ampia Cronologia ragionata che permette di inquadrare l’argomento in una sintetica ma esauriente trattazione delle vicende sociali e politiche complessive del periodo.

 

Julien Benda – Il tradimento dei chierici. Il ruolo dell’intellettuale nella società contemporanea

cover0001Anche se la questione ha radici lontane, che affondano nell'”affaire” Dreyfus che negli anni a cavallo tra Otto e Novecento divise la cultura francese ed europea in due schieramenti inconciliabili, “Il tradimento dei chierici” (1927) resta uno dei testi seminali sul ruolo (e l’autonomia) degli intellettuali: un libro che mette il sale della polemica su ferite tuttora aperte. Contro la crescente barbarie delle società occidentali e il loro impoverimento culturale (la subordinazione del pensiero agli interessi del capitale), Benda difende un ruolo dell’intellettuale “custode di valori” al sevizio di universali come la ragione, la verità, la giustizia. I “traditori” contro i quali si scaglia sono gli sciovinisti, i razzisti, i fascisti di ogni gradazione. Ma anche i rappresentanti di quella corporazione intellettuale che fa politica al riparo dalla sua supposta superiorità e imparzialità, i servi di ogni regime o ideologia, anche quando mossi delle migliori intenzioni. Con la prefazione di Davide Cadeddu.

Ci vediamo a Settembre con nuovi consigli. Buone vacanze a tutti.

Michael Walzer – L’intellettuale militante. Critica sociale e impegno politico nel Novecento

cover0001L’attività e le opere di undici fra i massimi intellettuali del Novecento, scelti in modo da rappresentare diversi paesi, gli snodi storici e i temi politici e ideologici del secolo scorso. Da Julien Brenda a Ignazio Silone, da George Orwell a Albert Camus, da Gramsci a Simone de Beauvoir, fino a Michel Foucault e Herbert Marcuse, le figure intellettuali descritte hanno assolto il compito di esercitare una funzione critica della società, in differenti contesti storici e su differenti tematiche. Per Gramsci il rapporto con il movimento operaio, il femminismo per Simone de Beauvoir, la decolonizzazione per Camus, la situazione americana per Marcuse. Una funzione assolta all’interno di un rapporto costante con la società criticata.

Alfonso Berardinelli – Che intellettuale sei?

coverL’indipendenza intellettuale appare oggi, sempre di più, un inquietante anacronismo e una sfida. Con uno stile limpido, a volte sottilmente umoristico, spinto fino all’autoparodia, i sei capitoli di questo libello definiscono l’intellettuale di oggi e di ieri, i suoi tipi fondamentali (il Metafisico, il Tecnico, il Critico) e i paradossi della sua presenza pubblica.

Mirella Serri – Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi. (1945-1980) [Epub – Mobi]

coverNessuno si aspetterebbe di ritrovarli in mattinali e rapporti riservatissimi della polizia. Eppure, i più importanti scrittori, pittori, registi, attori, filosofi, giornalisti italiani sono stati spiati per decenni. L’incredibile vicenda prende avvio nel dopoguerra e s’intensifica in epoca scelbiana quando si lavora intensamente per schedare l’intellighenzia di sinistra, che è ritenuta non solo un covo di potenziali sovversivi ma anche la longa manus della propaganda dei partiti dell’opposizione, i tentacoli di una polipesca operazione socialista e comunista per conquistare consensi. Emerge così dai rapporti di polizia il resoconto insolito di riunioni riservate, assemblee e conventicole che impegnano i più noti intellettuali di sinistra, dagli anni in cui si genuflettono al mito dell’Unione Sovietica agli incontri più carbonari e segreti degli anni Settanta. Lavorando su archivi fino a oggi mai esplorati, Mirella Serri riporta alla luce non solo la sotterranea caccia all’intellettuale scatenata dai governi a maggioranza democristiana ma anche il profilo nascosto della storia della cultura di sinistra in Italia, con le sue grandi illusioni e i suoi atroci abbagli.