Questo libro del 1945, dal 2003 riproposto da Bompiani al pubblico italiano, ha acquistato negli anni un rilievo teorico sempre maggiore al punto di essere oggi considerato tra i grandi classici della filosofia del Novecento. Qui la fenomenologia di Husserl si congeda da ogni equivoco idealistico e diventa sapere del concreto mondo della vita, un sapere tutto centrato attorno a quell’enigma che è il nostro corpo. La percezione investe nella sua globalità il soggetto-corpo che noi siamo, intreccia l’interno e l’esterno in un’ambivalenza irrisolvibile che non permette più nessuna frontiera rigida e annulla ogni dualismo di sapore cartesiano. Quando il libro uscì attrasse soprattutto per le affinità con i motivi dell’esistenzialismo. Quando venne tradotto negli anni Sessanta Enzo Paci ne fece il manifesto della fenomenologia concreta. Oggi esso è un crocevia inevitabile sia per i filosofi dell’esperienza sia per gli scienziati della percezione. Corpo, intersoggettività e una nuova idea di soggetto sono i concetti di Merleau-Ponty da cui la filosofia non può tornare indietro. D’altronde lo scavalcamento di ogni dualismo tra scienze della natura e scienze dello spirito, nutrito da una miriade di descrizioni puntuali, fa di questo libro anche la base indiscussa di gran parte del lavoro sperimentale sulla percezione.
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Maurice Merleau-Ponty – Il visibile e l’invisibile
È l’ultima grande e incompiuta opera filosofica di Merleau-Ponty, uscita postuma nel 1964. Il testo si interrompe ma le “Note di lavoro” che lo arricchiscono (e che in questa edizione italiana si avvalgono di un prezioso indice tematico) ci permettono di cogliere un orizzonte filosofico che, con il passare degli anni, ha sempre più richiamato l’interesse degli studiosi, non solo del mondo filosofico, ma anche di tutti coloro che hanno a che fare con la visibilità e l’immagine. L’autore della Fenomenologia della percezione oltrepassa nettamente i confini della fenomenologia per disegnare un inedito pensiero dell’Essere inteso come il “darsi a vedere” delle cose. Una “visibilità” in cui è calato lo stesso occhio umano e che si presenta come gioco complesso tra visibile e invisibile, a tutti i livelli, a cominciare dalle parole del nostro linguaggio. Si apre — secondo Merleau-Ponty — un nuovo compito per il pensiero davanti al quale la filosofia tradizionale si trova impreparata. Certo, alcuni grandi pittori hanno “pensato” meglio dei filosofi questa “visibilità” del mondo…