Richard Coudenhove-Kalergi – Paneuropa

Pan-Europa, scritto nel 1923 quando il conte Coudenhove-Kalergi aveva appena 29 anni, e’ il primo progetto moderno di una Europa unita. Coudenhove-Kalergi, con convinzione ed una forte fede nell’avvenire di una Confederazione Europea estesa dal Portogallo alla Polonia e dalla Scandinavia alla Romania, presenta un’analisi storico-culturale che non puo’ non sorprendere il lettore moderno per la “chiaroveggenza profetica” di alcune sue proposte politiche ed economiche che cominceranno ad essere realizzate solamente venticinque anni piu’ tardi.

Giuseppe Galasso – Storia d’Europa

Storia d'Europa di [Galasso, Giuseppe]

La storia d’Europa è la storia di una vicenda perenne e appassionante di contrazioni ed espansioni di un grande spazio di civiltà. È in questo spazio che è nata la tradizione del Cristianesimo, si sono incrociati e fusi i destini di grandi popoli e di grandi tradizioni culturali, è sbocciata la civiltà moderna della scienza e della tecnica, è fiorita la cultura dell’uomo e della libertà morale, politica e civile. E tutto ciò fino a oggi, alla complessa e affascinante pagina dell’Unione europea e ai suoi problemi nel mondo della globalizzazione.

Douglas Murray – La strana morte dell’Europa

La strana morte dell'Europa di [Murray, Douglas]

Accolto al suo apparire in Inghilterra dall’apprezzamento del Times e di buona parte della stampa britannica, La strana morte dell’Europa è un’opera che mostra senza ipocrisie e nascondimenti tre aspetti fondamentali della crisi che scuote l’Europa, dinanzi ai quali chiudere gli occhi implica soltanto lasciare campo libero all’estrema destra razzista. Questi tre aspetti sono nell’ordine: 1) il radicale cambiamento nella composizione etnica, culturale e religiosa dell’Europa che l’immigrazione già comporta e può, a maggior ragione, comportare in futuro. Murray snocciola cifre al riguardo che emergono da seri studi, come quello – fonte il Guardian – condotto in Svezia, secondo il quale la percentuale della popolazione musulmana nel 2050 salirebbe in quel paese all’11 per cento se l’immigrazione cessasse oggi del tutto, al 21 per cento se registrasse un afflusso regolare e al 31 per cento se continuasse al ritmo attuale; 2) il naufragio del multiculturalismo, solennemente annunciato dalle parole stesse di Angela Merkel: «il tentativo di costruire una società multiculturale e di vivere fianco a fianco in armonia è fallito, miseramente fallito»; 3) l’illusione, coltivata soprattutto dalle élite liberal, di affidare l’integrazione a quella che Murray definisce cieca fede nella «società dei consumi» e che sarebbe forse più opportuno chiamare cieca fede nel libero mercato. La risposta di Murray alla crisi delle democrazie liberali, che l’immigrazione e il fallimento del multiculturalismo svelano, è quella che caratterizza l’intera ondata neocon che attraversa l’Europa odierna, e che accomuna conservatori atei come lui e conservatori credenti: recuperare le radici cristiane del nostro continente. Per chi, come noi, non soltanto non nega, ma trova un bene prezioso la fusione di popoli e genti diverse questa risposta, tuttavia, non può che erigere nuove barriere e rivelarsi così ugualmente illusoria. È chiaro, però, che la battaglia contro la possibile barbarie in agguato non può riposare sulla cieca «fede nell’avanzata inarrestabile del progresso umano», ma esige la ricerca di una nuova civiltà e di un nuovo senso della comunità umana.

AA.VV. – L’idea dell’unificazione europea. Dalla prima alla seconda guerra mondiale

L’obiettivo che si proponevano gli organizzatori del convegno era precisamente di contribuire ad un lavoro sistematico di ricerca mirante a recuperare entro il quadro del pensiero politico contemporaneo i contributi più importanti rilevabili nelle giustificazioni teoriche delle proposte di unificazione europea […] . Dalla Presentazione

Silvio Leonardi – L’Europa e il movimento socialista

L’organica combinazione di socialismo e democrazia va ben al di là dell’ambito dello Stato nazionale: è l’elemento essenziale per l’identificazione dell’Europa occidentale, oggi «la regione più libera del mondo». In altri termini, per essere se stessa (per essere libera) l’Europa occidentale deve essere pluralista e saper integrare tutte le componenti politiche che ha sviluppato nella sua lunga storia, tra le quali un peso determinante ha il movimento ‘socialista’, comprendente oggi sia i partiti socialisti sia quelli comunisti. D’altra parte, il movimento ‘socialista’ dell’Europa occidentale per essere se stesso (per essere libero) dev’essere anche democratico ed europeista. È questa la conclusione a cui arriva Silvio Leonardi alla fine del suo saggio, che infatti rappresenta una singolare ricerca di identità per quanto riguarda sia l’Europa occidentale sia il movimento ‘socialista’ di questa regione del mondo. È una ricerca condotta con un metodo prevalentemente descrittivo e comparativo, che sviluppa accanto a quella della CEE la «storia parallela» del Comecon, cioè del processo comunitario avvenuto nell’Europa orientale. Ma dietro l’impassibilità del metodo, la critica rivolta agli inadempimenti del processo comunitario europeo da una parte, e alle insufficienze del movimento ‘socialista’ dell’Europa occidentale dall’altra, diventa via via più serrata.

Bifo (Franco Berardi) – La nonna di Schäuble

Durante l’estate 2015 Wolfgang Schäuble, il Ministro delle Finanze tedesco, ha dichiarato allo “Spiegel”: “Mia nonna diceva spesso che la bonarietà conduce alla sregolatezza”. Quando la nonna di Schäuble era giovane, la Germania non correva certo il rischio della bonarietà, e nell’estate dell’amarezza 2015 alcuni si sono chiesti se qualcosa di quella Germania priva di bonarietà non sia riemerso da quando questo paese si è assunto il compito, che nessuno gli ha affidato, di costringere ogni altro paese europeo ad adottare riforme neoliberiste che precarizzano il lavoro e privatizzano le risorse sociali. Questo libro è stato scritto nei giorni del referendum greco e poi della resa di Tsipras: il tema centrale del libro è la sregolatezza, piuttosto che la bonarietà di cui il continente europeo appare al momento sprovvisto. Sregolatezza intesa come altra faccia (la faccia immorale, però) della deregulation. Che significato hanno le regole, di cui la Germania ordolibe-rista si vuole custode inflessibile? Chi le ha fissate? E chi è tenuto a rispettare le regole, nell’epoca seguita alla deregolamentazione neoliberista? E che funzione svolgono nella cultura dell’Europa gotica? E quale invece nell’Europa barocca? Il collasso dell’Unione europea, la guerra che si diffonde alle sue frontiere e il riemergere dell’odio nazionalista, la disoccupazione che aumenta, la crescita che non può ritornare, e l’inutilità del lavoro salariato. Questi sono i temi di cui si ragiona in queste pagine.

Luigi Einaudi – La guerra e l’unità europea

Nel 1918, quando infuriava ancora la guerra, Luigi Einaudi pubblicò sul «Corriere della Sera» un memorabile articolo per mettere in guardia i fautori della Società delle Nazioni che essa sarebbe stata non uno strumento di pace, come tutti pensavano, bensì un paravento dietro il quale potevano agire indisturbati i fautori della guerra. In poche pagine di rara chiarezza Einaudi aveva saputo andare alla radice del problema denunciando le vere cause della guerra e indicando nella federazione la sola via per costruire una pace duratura. Nessuno lo ascoltò, ma Einaudi mantenne fermo il suo punto di vista che trovò una tragica conferma nella corsa agli armamenti scatenatasi fra le due guerre e nello scoppio del secondo conflitto mondiale. Mentre l’Europa era devastata dagli eserciti di Hitler, Einaudi maturò la convinzione che, una volta cessate le ostilità, sarebbe stato necessario creare una Federazione europea per garantire la pace e la prosperità degli abitanti del vecchio continente.

Lo scoppio della bomba atomica lo indusse, a trent’anni di distanza, a riprendere il profetico articolo del 1918 concludendo il suo scritto «Chi vuole la pace?» con queste parole ammonitrici: «Quando noi dobbiamo distinguere gli amici dai nemici della pace, non fermiamoci alle professioni di fede, tanto più clamorose quanto più mendaci. Chiediamo invece: volete voi conservare la piena sovranità dello stato nel quale vivete? Se sì, costui è nemico acerrimo della pace. Siete invece decisi a dare il vostro voto, il vostro appoggio soltanto a chi prometta di dar opera alla trasmissione di una parte della sovranità nazionale ad un nuovo organo detto degli Stati Uniti d’Europa? Se la risposta è affermativa e se alle parole seguono i fatti, voi potrete veramente, ma allora soltanto, dirvi fautori della pace. Il resto è menzogna».

George Soros – Salviamo l’Europa

Salviamo l'Europa: Scommettere sull'Euro per creare il futuro (Economia) di [Soros, George]

George Soros, profondo conoscitore del sistema finanziario globale e personalità di grande carisma, presenta nelle animate conversazioni con Gregor Peter Schmitz, corrispondente a Bruxelles dello Spiegel, una panoramica approfondita di quello che pensa sul futuro politico ed economico dell’Europa. Gli stretti legami personali di Soros con l’Europa sono ben illustrati dalla sua biografia: la storia della sua vita è un perfetto esempio delle ambizioni e delle difficoltà di quel progetto europeo che sta attualmente vivendo la crisi peggiore e più lunga della sua storia. Cresciuto in Ungheria, ha ben presto sperimentato, come sopravvissuto all’Olocausto, che cosa significhi realmente la guerra, e perché assicurare la pace sia un pilastro essenziale dell’idea di Unione Europea. Soros si batte infatti per una maggiore solidarietà europea, il cui valore non si lascia circoscrivere all’euro, e che sul lungo periodo sarà anche il migliore investimento per il nostro continente. Questo suo nuovo libro offre un preciso orientamento sui principali temi politico-economici e indica al tempo stesso le possibili vie d’uscita dalla crisi.

Giulio Ercolessi – L’Europa verso il suicidio

La dimensione europea determina ormai la nostra vita civile non meno di quella nazionale. Solo attraverso una vera unione federale noi europei potremo ancora contare qualcosa nel mondo globale e non essere interamente oggetto di decisioni altrui. Solo così anche l’Italia, per quanto pessimamente governata, potrà forse sfuggire alla bancarotta civile ed economica. Come europei cominciamo a essere riconosciuti dagli altri abitanti del mondo, eppure l’Europa non è divenuta un elemento decisivo della nostra identità civile. Il “deficit democratico” dell’Europa intergovernativa, le sue ricorrenti paralisi decisionali, il carattere astruso e privo di un comprensibile filo logico dei suoi trattati ne fanno il capro espiatorio di un populismo demagogico e autolesionista. Il senso comune riconosce all’integrazione europea la sola virtù, ritenuta ormai quasi una banalità, di aver fatto convivere e collaborare in pace e prosperità paesi e popoli che non avrebbero assolutamente nulla in comune. Ma la costruzione europea non può essere una confederazione fra alieni o una piccola Onu. Costringe invece a ripensare che cosa costituisca nel mondo globale la soggettività politica, fino a ieri impersonata dagli Stati-nazione.

Altiero Spinelli & Ernesto Rossi – Problemi della federazione europea

I presenti scritti sono stati concepiti e redatti nell’isola di Ventotene, negli anni 1941 e 1942. In quell’ambiente d’eccezione, fra le maglie di una rigidissima disciplina, attraverso un’informazione che con mille accorgimenti si cercava di rendere il più possibile completa, nella tristezza dell’inerzia forzata e nell’ansia della prossima liberazione, andava maturando in alcune menti un processo di ripensamento di tutti i problemi che avevano costituito il motivo stesso dell’azione compiuta e dell’atteggiamento preso nella lotta.