“In forma strisciante o in forma aperta, per molte generazioni, la guerra civile era, nelle città greche, “lo stato abituale, regolare, normale: si è nati, si vive, si morrà in essa. Non vi è atto, ambizione o pensiero che non si rapporti ad essa”. Riconoscere che un conflitto è stato una guerra civile, cioè una guerra “tra cittadini”, dipende dal vincitore. E il vincitore che concede, o non concede, al vinto tale riconoscimento. Che non significa annullare la distinzione tra torti e ragioni. Gli Ateniesi non compirono mai questo sforzo. Nel loro calendario ufficiale l’anno della guerra civile (404/3) era indicato con una formula quasi surreale: “non governo”. Come se quell’anno non fosse mai esistito.” Ripercorrendo l’opera storiografica di Senofonte, che di quei fatti fu protagonista, Luciano Canfora fa riaffiorare gli snodi drammatici che segnarono il sanguinoso epilogo fratricida della trentennale guerra contro Sparta: dall’elezione dei trenta “tiranni” alla riscossa dei “partigiani democratici” di Trasibulo fino alla violazione del patto di amnistia con l’eccidio di Eleusi. Un “diario” fazioso e apologetico, quello senofonteo, che va dunque raffrontato con le testimonianze di segno opposto, ma non per questo meno prezioso nel restituirci in presa diretta la crisi di un sistema in cui la manipolazione demagogica del consenso e il conflitto tra interessi di ceto, ideali e Realpolitik (temi di sorprendente attualità) aprirono crepe insanabili.
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Anonimo ateniese (a cura di Luciano Canfora) – La democrazia come violenza [Epub – Mobi – Pdf]
«L’attaccamento che gli uomini provano per la libertà e quello che risentono per l’eguaglianza sono due cose distinte – scriveva Alexis de Tocqueville -; non esito ad aggiungere che sono anche disuguali: l’uno muta incessantemente d’aspetto, si riduce, si dilata, s’afforza, si debilita secondo gli eventi, l’altro è sempre uguale a se stesso, sempre teso al medesimo obiettivo col medesimo ardore ostinato e talora cieco». L’anonimo che nel quinto secolo avanti Cristo compose questo trattatello sul Sistema politico ateniese (il primo esemplare superstite di prosa attica) ha per l’appunto questo obiettivo: di mostrare come la cieca uguaglianza democratica vigente in Atene abbia dato vita al sistema maggiormente lesivo della libertà dei «migliori». La democrazia è dunque per lui – nel pieno valore etimologico – «violenza di popolo», ed il mondo intero (non solo Atene) è diviso tra «buoni» e «canaglia» in lotta incessante e irrimediabile. La sua riflessione nondimeno lo porta a concludere – ed è qui la sua originalità – che la democrazia, il «predominio della canaglia», proprio nel suo pessimo funzionamento, è un sistema a suo modo perfetto.
Grazie a Eduardo58 per la scansione e a Flextime per la versione Pdf.