Frank Kafka è al centro di molte culture, di molte storie, di molte lingue. Nato a Praga, ebreo di Boemia (allora parte dell’Impero austriaco e luogo dove si sviluppa il nazionalismo ceco) Kafka non si esprime nè in ceco, nè in giudaico ma in tedesco. Due scelte sono escluse per luo: quella dell’assimilazione totale (all’ Austria, alla cultura tedesca, alla Boemia?) e quella di un ritorno al giudaismo ancestrale che non è più quello di suo padre. Da questa situazione e da questa lacerazione nasce l’arte moderna più audace e più classica, la sola, forse, in cui modernità e rigore abbiano saputo realmente fondersi. Lavorando esclusivamente sugli scritti di Kafka, di cui ha una conoscenza profonda, Marthe Robert si è sforzata di precisare la figura di Kafka, le sue opinioni dichiarate, il suo modo di vivere, come si delineavano dai testi, in particolare i Diari e le lettere. I temi, la struttura dei racconti, l’ambiguità linguistica di Kafka, il suo ricorrere a una lingua neura, <<senza qualità>>, nuda, sono analizzati nei più piccoli particolari. Ne esce uno studio fondamentale per capire un autore-chiave del nostro tempo.
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Lucio Lombardo Radice – Gli accusati. Kafka, Bulgakov, Solzenitsyn, Kundera
La chiave di lettura di questo libro non è letteraria anche se lo è, e in alto grado, il suo materiale. La testimonianza personale e la produzione poetica di quattro scrittori-simbolo — Kafka, Bulgakov, Solženitsyn e Kundera — forniscono all’autore la lente luminosa e perfetta attraverso cui osservare quarant’anni di problemi storici e di condizione umana posti dalla rivoluzione e dal socialismo, dentro e fuori i suoi confini geografici, alla coscienza dei militanti dopo il XX Congresso del Pcus e i fatti di Cecoslovacchia. Sulla scorta dell’angosciosa inquietudine di Kafka, della satira di Bulgakov, delle denunce di Solzenitsyn e Kundera — i quattro « accusati » che la dialettica della storia recente ha trasformato in « accusatori » — l’autore esercita la sua riflessione, interpreta e giudica con pacata fermezza il passato, formula un giudizio complessivo sull’esperienza del socialismo e dei paesi socialisti, e infine avanza delle proposte perché riprenda vita il grande ideale e la pratica concreta della democrazia socialista.
Eduardo Lourenço – Fernando re della nostra Baviera. Dieci saggi su Fernando Pessoa
Luigi Orlotti – Il teatro degli eteronimi. Il neopaganesimo estetico di Pessoa
Fernando Pessoa, insieme agli eteronimi Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de Campos e António Mora, progetta ed elabora la costituzione di un movimento chiamato “neopaganesimo portoghese”.
Simone Celani – Fernando Pessoa
Eduardo Lourenço, uno dei maggiori critici e saggisti portoghesi viventi, ha scritto che l’unica guida lecita all’opera pessoana è Pessoa stesso. La vulgata relativa alla sua opera si basa invece ancora su una serie di miti critici, nati subito dopo la morte del grande poeta e mai completamente debellati; innanzitutto, che egli sia un autore legato esclusivamente alla fama postuma e in vita pressoché ignorato, morto indigente e incompreso. Studi più attenti hanno dimostrato come la sua grandezza fosse chiara già dalle opere pubblicate in vita, a partire dalla geniale produzione poetica legata all’invenzione degli eteronimi.
Il volume rappresenta una breve ed efficace guida all’ingresso nell’universo pessoano, alla luce delle più recenti acquisizioni critiche e scientifiche. Partendo dalla contestualizzazione delle principali tappe biografiche, dalle condizioni e i luoghi in cui le sue opere sono state pubblicate, si giungerà a possedere tutti gli strumenti utili a effettuare un’attenta analisi dei numerosi indizi critici che lo scrittore stesso ha lasciato e delle opere più importanti pubblicate prima e dopo la sua morte.
In chiusura, viene fornita una visione d’insieme del suo immenso Fondo e di ciò che esso deve ancora rivelare al pubblico, oltre a una breve antologia di testi, scelti tra i più illuminanti a livello critico, a cui si aggiunge un breve, sorprendente inedito.
Andrej Sinjavski – Che cos’è il realismo socialista?
Il realismo socialista vuol essere il metodo di una letteratura comandata, intesa a ricoprire di uno strato di consenso la sostanza oppressiva del regime. Per impedire agli uomini di guardarsi dentro o di guardare indietro, ènecessario costringerli a guardare avanti, verso lo Scopo. Ma a questo punto conviene lasciare la parola a Sinjavskìj e alla sua satira implacabile su uno Scopo che è stato perso di vista ed è stato rimpiazzato dal Mezzo. (Dalla premessa)
Tomaso Montanari – A cosa serve Michelangelo?
C’è un’idea – di casa persino al ministero dei Beni culturali italiano in questi anni – secondo cui l’Italia potrebbe diventare una grande “Disneyland culturale”: ma è davvero a questo che serve il tessuto artistico e paesaggistico che abbiamo ereditato e che stiamo rovinando? Per rispondere, si può partire dalla storia di un crocifisso attribuito a Michelangelo e acquistato dal governo Berlusconi per più di tre milioni di euro: raccontarla significa parlare del potere del mercato, dell’inadeguatezza degli storici dell’arte, della cinica manipolazione dei politici e delle gerarchie ecclesiastiche, del perverso sistema delle mostre, del miope opportunismo dell’università e della complice superficialità dei mezzi di comunicazione. Il degrado del ruolo della storia dell’arte nel discorso pubblico accompagna la metamorfosi del ruolo del patrimonio storico e artistico: da gratuito strumento di crescita culturale garantito dalla Costituzione, a parco dei divertimenti a pagamento.