La crisi produttiva, occupazionale e sociale del nostro Paese non è che il capitolo di un arretramento più generale dei diritti e del benessere diffuso che sta investendo l’Occidente democratico. Le sue cause sono spesso raccontate con gli strumenti della politica e dell’economia. Con questa raccolta ragionata di saggi l’autore si propone di «raccontare quel racconto» per individuare nella rappresentazione del declino e, paradossalmente, delle ricette con cui si pretende di superarlo, la sua radice più profonda e tenace. Il «romanzo» dei capitali che occupano lo Stato reclamandone le prerogative con vincoli finanziari, privatizzazioni, deflazione competitiva e cessioni della sovranità popolare è tanto più pericoloso in quanto acclamato dalle sue stesse vittime e tollerato da chi vi si deve opporre.
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Ralf Dahrendorf – Dopo la crisi. Torniamo all’etica protestante?
«Nel caso favorevole le crisi sono temporali purificatori. Può anche darsi che la crisi attuale favorisca un cambiamento di mentalità che alla fine induca nelle persone un atteggiamento più prudente rispetto a quello promosso dal capitalismo di debito. Quali possano essere i meccanismi sociali capaci di condurre a un simile cambiamento non è però chiaro. Non pare comunque che stiano nascendo movimenti politici in grado di offrire progetti di un futuro alternativo che abbiano una qualche speranza di raccogliere ampie adesioni. Il motivo è semplice: la crisi ha prodotto indubbiamente vittime, ma non ha creato una nuova forza politico-sociale capace di promuovere un cambiamento di mentalità in nome di un’immagine del futuro che abbia prospettive di successo.» Il volume è accompagnato da una Postfazione di Laura Leonardi.
Vladimiro Giacchè – Titanic europa. La crisi che non ci hanno raccontato
«Ero… rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia!» John Belushi, The Blues Brothers «Al punto in cui siamo, le politiche adottate per risolvere la crisi dell’eurozona stanno facendo più danni di qualunque cosa possa aver causato originariamente quei problemi» W. Münchau, «Financial Times», 7 ottobre 2012 Oggi, nel momento in cui i difetti di fabbrica della costruzione europea sembrano segnarne la fine, travolgendo con sé decenni di conquiste sociali e la stessa democrazia, è essenziale comprendere che una ripresa del progetto europeo può avvenire soltanto su basi radicalmente diverse. Se questo non avverrà, non avremo semplicemente un’Europa peggiore. Assisteremo al naufragio catastrofico del progetto europeo. La crisi che stiamo vivendo ci è stata spiegata così. L’elenco dei suoi presunti colpevoli è molto più lungo delle scuse di John Belushi. Dai “titoli tossici” ai trucchi contabili della Grecia, dalla bolla immobiliare negli Stati Uniti a quelle di Irlanda e Spagna, dai vecchi debiti dello Stato italiano alla politica monetaria della Federal Reserve. Nessuno di questi colpevoli, ovviamente, è in grado di spiegarla. Questo libro ripercorre le fasi della crisi economica più grave dai tempi della Grande Depressione e ci spiega perché non si tratta né di una crisi finanziaria che ha contagiato l’economia reale, né di una crisi causata dal debito pubblico di qualche Stato europeo. Chiarisce per quali motivi le politiche “anti-crisi” adottate dall’Unione Europea ci stanno portando al disastro e, soprattutto, cosa fare per evitarlo. Vladimiro Giacché è nato a La Spezia nel 1963. Si è laureato e perfezionato in Filosofia alla Scuola Normale di Pisa. È dirigente di Sator, presidente di News 3.