Questo libro è composto da tre lunghi reportage. Nel primo, William Langewiesche esplora il mondo infero nato sul luogo dove sorgeva il World Trade Center. Nel secondo, ricostruisce momento per momento la dinamica dei crolli. Nel terzo, descrive la lotta quasi per bande che nei mesi successivi all’11 settembre ha visto pompieri, poliziotti e dipendenti delle imprese edili contendersi, per ragioni molto diverse, il terreno desolato di Ground Zero. Difficile pensare che sull’evento forse più filmato, fotografato e raccontato della storia recente si potesse gettare una luce nuova. E difficile pensare che un pathos freddo e analitico potesse scalfire i sentimenti non sempre autentici che quell’evento ha prodotto, e continua a produrre. Eppure, le pagine di Langewiesche ottengono questo sconvolgente risultato. E con i mezzi più semplici, quelli dell’osservazione diretta e della descrizione. Dei due bicchieri di succo d’arancia lasciati a metà in un ristorante che affacciava sul World Trade Center. Delle carcasse di automobili disseminate, a centinaia, nei garage sotterranei. Degli allarmi acustici che suonavano come impazziti nelle cabine dei due 767, segnalando il superamento della velocità consentita a bassa quota. Delle centinaia di scarpe spaiate di cui erano cosparse le macerie. E della collina di detriti raccolti nell’immensa discarica di Fresh Kills, a Staten Island, su cui la bandiera americana sventola come sopra «l’avamposto di una spedizione governativa su un pianeta contaminato». La prima edizione in volume di “American Ground” è del 2002.