Pubblicato nell’ottobre del 1987, questo libro ha immediatamente suscitato vivacissime discussioni anche in Italia, oltre che in Francia e in Germania. Il punto focale della polemica può essere indicato nella domanda: si può distinguere nettamente tra la scelta politica e morale di un filosofo e il significato della sua opera? Che Heidegger, uno dei massimi filosofi del secolo, avesse aderito al nazismo era cosa nota, ma fino a questo libro non aveva comportato conseguenze di rilievo sull’interpretazione del suo pensiero. Il libro di Farias, fondato sullo studio minuzioso dì tutte le fonti accessibili, intende dimostrare che quell’adesione non fu soltanto un fatto privato, un gesto passionale o opportunistico momentaneo, ma l’espressione pubblica di convinzioni che il filosofo conservò per tutta la vita. Se Heidegger ruppe con la politica universitaria ufficiale del regime, fu perché la frazione di Rohm e delle S.A., nelle quali egli vedeva «la verità e la grandezza» del nazionalsocialismo, venne eliminata da Hitler. Da quella frazione Heidegger si attendava un rovesciamento radicale dell’università.
Se Heidegger non divenne il filosofo ufficiale del regime, fu perché era troppo radicalo nel suo nazismo. Del resto il suo comportamento coi colleghi, il suo rifiuto„ fino alla morte, di condannare i crimini del nazismo e di giustificare la propria posizione, sembrano altrettante conferme della profondità anche culturale delle sue convinzioni, le cui radici autoritarie, ultranazionalistiche e antisémite Farias rintraccia in scritti anteriori (1910) e posteriori (1964) alla vicenda nazista.
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