All’indomani dell’insediamento del governo Giovane per eccellenza ripropongo sul blog questo contributo del filosofo Karel Kosìk:
[…] «Giovani adulti e gioventù. La gioventù si rivolta contro i padri, o perché nauseata dalle relazioni “patriarcali”, che le appaiono ossificate, non dignitose, limitate e vuole cambiarle, oppure fa provocatoriamente intendere essere giunto ormai il tempo in cui i “vecchi” si facciano da parte e lascino i loro importanti posti alla generazione che avanza. In ciò consiste la differenza tra i giovani adulti e la gioventù: questa apporta il cambiamento, i giovani adulti non conoscono gioventù, si limitano a maturare negli uffici, nelle funzioni, nella somiglianza ai propri padri che sono riusciti, ma hanno superato i limiti di età. I giovani adulti si augurano di maturare il più rapidamente possibile in situazioni già pronte e di stabilirsi in esse come nel proprio regno. Non affacciano alcuna nuova idea, non abbondano in immaginazione, ma sono ambiziosi e impazienti. Da qui i loro ripetuti appelli agli adulti; affidate alle nostre mani le vostre già avviate imprese.
Non conoscono il tormento della ricerca e del dubitare giovanili, non hanno incontrato la felicità della rivolta giovanile, la differenziazione, il disincanto. Dalla tenera età soffrono di saccenteria, gli piace ammaestrare, dinanzi a loro la realtà si dispiega come cosa data e utilizzabile. Ma con loro la sorte non è stata benigna: non ancora carichi di anni, sono vecchi anzitempo.
Il giovane adulto si sviluppa e matura in un ambiente già definito, con esso si identifica, non ne indaga la legittimità, a lui, giovane adulto, basta che sia proficuo e prometta un’ascesa vertiginosa o almeno garantita. »
(K. Kosìk, Un filosofo in tempi di farsa e di tragedia)