Frutto della tarda fioritura kiplinghiana – fioritura come offuscata e relegata in secondo piano dall’eccesso di notorietà procurata allo scrittore dalle sue opere iniziali –, questi racconti non mancheranno di sorprendere e sconcertare moltissimi lettori: giocati su una mostruosa tastiera di riferimenti, bagnati di una pervasiva malinconia, spaziano dal Sudafrica che non ha ancora conosciuto la guerra boera all’Antiochia dei primi martiri cristiani, dal Medioevo monastico alle trincee della Grande Guerra – e ognuno di essi è un piccolo romanzo. Qui si curano case malate: ad altre si confessano desideri da esaudire; qui un Dio deve pagare «a caro prezzo» la sua schiava, prima di morire sotto gli occhi di un attonito san Paolo, e l’anticamera del regno dei morti è un vagone abbandonato su un binario in disuso in fondo al continente nero. E noi, sfiorati da una turba di fantasmi e revenants, di umbratili presenze puerili trattate con selvaggia verecondia, comprendiamo come mai Kipling sia stato uno dei grandi ispiratori di Borges. Con la sua «seconda vista», l’ultimo, estremo Kipling, sempiterno senex-puer sprofondato nel cuore dell’enigma, ci conduce un po’ più vicino al cuore della creazione.
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Rudyard Kipling – Storie proprio così
Nel presentare ai suoi lettori “Storie proprio così”, scritte in origine per far addormentare la sua primogenita, Kipling ricordava come non gli fosse permesso, allora, alterarne neanche una parola: andavano raccontate “proprio così”, altrimenti la bambina “sarebbe saltata su a ripristinare la frase mancante”. In seguito le avrebbe sperimentate con gli altri figli e i loro piccoli amici, studiandone le reazioni, dando ascolto a eventuali loro appunti, rifinendo ogni cadenza e intonazione, tanto che quelle storie hanno finito per diventare vere e proprie formule incantatorie. Così temi didascalici come geografia e preistoria, flora e fauna, nascita della scrittura, “evoluzione della specie” e altro materiale ponderoso, mirabilmente parodiati e reinventati, vengono assunti di diritto nell’empireo fiabesco. E verremo a sapere “perché” il Cammello ha la gobba o il Leopardo le macchie; scopriremo le origini degli Armadilli e come sia stato composto il primo Alfabeto; incontreremo il Gatto che se ne va per i fatti suoi e la Farfalla che batte i piedi – in un tripudio di trovate sempre più fantastiche, accompagnate da rime bislacche e disegni ancor più strani. Giacché qui Kipling ha voluto mostrare, per una volta, un altro suo inedito talento, corredando i testi di disegni in tutti i sensi originali, arabeschi di gusto fin de siècle – con un tocco forse dell’amico Beardsley – che arricchiscono le vie della lettura.