Il caso, la fatalità e il mistero impregnano la vita umana, e nessuno scrittore ebbe come Maurice Maeterlinck la consapevolezza dell’ignoto che stringe e angoscia le nostre esistenze. La vita umana si trova vessata da forze lontane e inaccessibili, ingovernabili e ineluttabili. Cosa può quindi fare da scudo e da monito rispetto alle terribili incursioni del destino? In questo testo del 1898 il poeta belga non chiude il proprio pensiero nel vicolo cieco del pessimismo, ma indica come via proprio la saggezza come “purificata energia di felicità”. Esistono infatti due tipi di destini: quello fuori da noi, intoccabile e incerto, e quello dentro di noi, opera della nostra volontà, del nostro peculiare cammino. La saggezza fa da porto sicuro, rifugio alla tempesta. Ecco dunque la possibilità umana di trasformare il pensiero in un giardino chiuso, una grotta brillante, dove costruirsi il proprio asilo rispetto ai terremoti del caso. Seguendo la filosofia stoica e il pensiero di Spinoza, Maeterlinck indica nella vita interiore una strada verso l’emancipazione dal reale, fonte di fiducia e di serenità.
Maurice Maeterlinck – La saggezza e il destino
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