Maksim Gor’kij – Storia di un uomo inutile

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Negli anni della Russia prerivoluzionaria, un orfano, un ragazzo che oggi sarebbe automatico definire almeno parzialmente “disadattato”, dalla campagna si trasferisce in città (Mosca) da uno zio. E qui entra in contatto con l’ambiente dei rivoluzionari. Straordinaria la rappresentazione dell’evoluzione psicologica e affettiva che lo porta a trovarsi nel campo avverso, a diventare un infiltrato, un informatore della polizia. Come pure straordinaria la rappresentazione di una Mosca mai descritta così sordida nei suoi interni: bottegucce miserande, abitazioni gelide, uffici e commissariati squallidi. E anche i rivoluzionari sono presentati con toni non certo eroici e mitizzanti: figure di poco rilievo, come pure di poco rilievo sono i loro oppositori, “spie” avide e pavide. Viene da chiedersi se non è proprio questa assenza di retorica rivoluzionaria che ha reso questo libro un oggetto misterioso, quasi oscurato dalla critica ufficiale che di Gorkij ha sempre preferito esaltare le opere più “ortodosse”.

Maksim Gor’kij – La madre

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L’evoluzione della protagonista, da donna succube delle violenze di un marito ubriacone a donna emancipata, fiera del figlio, combattente di primo piano per la difesa dei diritti degli sfruttati, emerge con un crescendo lungo le pagine del romanzo. Così come emerge l’interessante intreccio con la figura di Cristo, non considerato come Dio, ma come predicatore della giustizia e dell’amore per il prossimo. “Ama lituo prossimo come te stesso”. “Verranno i giorni felici” – dice la madre diventata una attivista clandestina dei lavoratori in lotta contro le prepotenze dei padroni e dello Stato che li difende – “ci sono nemici cattivi, avidi, falsi che ci tengono prigionieri, ci legano, ci schiacciano. Contro tutto questo combattono l nostri figli, per amore di tutti, per amore della verità di Cristo.”

Maksim Gor’kij – I decaduti

Tra i più significativi scrittori russi, Gor’kij (in russo la parola che egli scelse come pseudonimo vuol dire “amaro”) dopo aver descritto il mondo dei vagabondi, nelle cui vicende si riflette la sua tormentata giovinezza, si volse a temi sociali, la lotta contro la miseria, l’ignoranza e la tirannia, che sono le costanti di tutta l’opera dello scrittore, considerato il padre del realismo socialista. Traduzione di E. W. Foulques.

Maksim Gor’kij – Il burlone-L’angoscia

Il burlone - L'angoscia di [Gorkij, Maksim]

Tra i più significativi scrittori russi, Gor’kij (in russo la parola che egli scelse come pseudonimo vuol dire “amaro”) dopo aver descritto il mondo dei vagabondi, nelle cui vicende si riflette la sua tormentata giovinezza, si volse a temi sociali, la lotta contro la miseria, l’ignoranza e la tirannia, che sono le costanti di tutta l’opera dello scrittore, considerato il padre del realismo socialista.

Maksim Gor’kij – Var’enka Olesova

Veren'ka Olesova (Sírin Classica) di [Maksim Gor'kij]

“C’è un criterio a mio parere infallibile per saggiare la verità (“autenticità”) del personaggio (ma è ciò poi cosa diversa dalla verità-“autenticità” della narrazione?): e cioè, se il personaggio – quali che siano le virtù di cui si adorna l’identità fittizia che gli è prestata – “ci riesce antipatico”, se ci sentiamo a disagio in sua compagnia o addirittura non lo sopportiamo, ciò non può essere che a causa del fatto che il personaggio è “sbagliato” perché irreale… Resta però che dovremmo comunque in qualche modo chiederci – ed è questione del massimo momento – se Varen’ka Olesova – lei (il Personaggio) ci piace o non ci piace, se stiamo volentieri in sua compagnia o a seguirne le ‘peste’, se ce ne sentiamo (l’abbiamo detto!) “intrigati”… Quanto a me, conosco la risposta. Sia detto fra noi, mi sono anche, temo, un poco innamorato…” (dalla postfazione di Daniele Morante)