Luciano Canfora – Cleofonte deve morire. Teatro e politica in Aristofane

Così Aristofane, con l’arma del teatro, diede man forte alla liquidazione fisica dell’ultimo leader della democrazia ateniese.
Siamo nel pieno della guerra del Peloponneso. Atene rischia la sconfitta. La tensione è altissima: il partito aristocratico vuole accordarsi a qualunque prezzo con Sparta e adottare il modello politico dei vincitori. I democratici vogliono resistere fino alla fine e salvare la costituzione. Cleofonte è il leader della parte democratica ed è l’uomo da abbattere.
In questo tumultuoso quadro politico, un ruolo fondamentale lo giocano i drammaturghi. Alcuni di loro intrattengono un rapporto stretto con i gruppi di pressione decisi a scalzare il regime democratico. La commedia si fa, così, interprete della ‘maggioranza silenziosa’, quella che non va all’assemblea popolare, e la sobilla contro i suoi capi presentandoli come mostruosi demagoghi.
Aristofane, il commediografo, si fa agitatore politico. La sua grande abilità consiste nel presentarsi come il difensore del popolo agendo, in realtà, per conto di chi intende distruggere il potere popolare. Nella commedia intitolata Rane getta la maschera, chiede e auspica la condanna di Cleofonte, accanito oppositore del potere oligarchico; rompendo la finzione scenica fa un vero e proprio comizio, e parla, questa volta apertamente, della bruciante attualità politica.

Luciano Canfora – La schiavitù del capitale

La schiavitù del capitale

Il capitalismo ha vinto, ma forse è solo un tornante della storia Proprio come l’Idra, il mostro mitologico le cui teste, mozzate da Ercole, avevano il potere di rinascere raddoppiandosi, il capitalismo, un tempo solo occidentale oggi planetario, ricompare sulla scena del mondo riproponendo nuove e più sofisticate forme di schiavitù. Ma se è vero che dai grandi conflitti del ’900 il capitalismo è uscito vincitore trionfando su ogni rivoluzione, è altrettanto vero che “l’uguaglianza è una necessità che si ripresenta continuamente, come la fame”. Nella trama della storia qual è il posto di questo anelito, proprio delle religioni di salvezza e del comunismo moderno?

Luciano Canfora – Tucidide

Tucidide

Chi è Tucidide? Il bravo generale punito da Ateniesi esasperati e folli? Oppure un uomo che mente e sapientemente occulta le proprie responsabilità? Luciano Canfora attacca la leggenda tucididea per ricostruire la vera figura e la vera sorte che toccò al padre della storiografia, così come oggi la conosciamo. Tucidide – uomo politico ateniese, comandante militare, appaltatore delle miniere d’oro che Atene occupava in Tracia – è stato il principale testimone e narratore della ‘grande guerra’ che oppose Atene a Sparta (431-404 a.C.): un immane conflitto che segnò l’inizio del declino della Grecia classica. Tucidide non amava la democrazia ma seppe convivere col secolare regime democratico, fino al momento in cui, nel 411 a.C., un sanguinoso colpo di Stato portò al potere i suoi amici oligarchi. Cosa accadde allora a Tucidide? Si schierò con l’oligarchia? Dovette eclissarsi al crollo del breve regime oligarchico? Certo è che, proprio con i fatti di quel terribile 411 a.C., la sua Storia – narrazione giorno per giorno della lunga guerra tra Spartani e Ateniesi – si interrompe. Questa coincidenza è il punto di partenza, e forse la chiave, per dipanare la sua vera vicenda biografica, offuscata da una massiccia leggenda che fa di lui o un incompetente mentitore o la vittima di una colossale, inspiegabile ingiustizia, culminata in una improbabile condanna a morte. L’opera di Tucidide rimase incompiuta o meglio per alcune parti solo abbozzata. Ma si salvò: perché finì nelle mani di un avventuriero di genio, Senofonte, anche lui ateniese, che in politica s’era trovato dalla stessa sua parte. È a costui che dobbiamo la salvezza di un racconto che ha sancito per millenni come si scrive la storia. «Di tutta la storiografia antica a noi giunta, l’opera di Tucidide ateniese è la sola che racconti quasi esclusivamente fatti contemporanei, visti – com’egli rivendica – e verificati, storia vivente.

Luciano Canfora – L’uso politico dei paradigmi storici

L'uso politico dei paradigmi storici

«La storia – si dice – la scrivono i vincitori, ma il problema è capire chi sono i vincitori». Anche se questo è un campo che si presta ai paradossi, è ben vero che molto dipende dalla periodizzazione che si adotta: cioè dal senso che si attribuisce a determinati eventi, dalla lettura che se ne dà nonché dalla comparazione di differenti, possibili, analogie. L’analogia come strumento principe della conoscenza storica è al centro di questo libro, il cui tema dominante è come si pensano i fatti storici, ed il cui interlocutore costante è il revisionismo storiografico. Perciò il lettore si imbatte dal principio alla fine nei due eventi archetipici della nostra storia, la Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa, posti sul banco di prova della comprensione analogica e degli andirivieni mentali del revisionismo.

Luciano Canfora – Il presente come storia

Il presente come storia

L’uso pubblico della storia nacque con i sovrani dell’antico Oriente che inventarono e diffusero nei loro regni delle grandi lapidi per celebrare le loro gesta. Una tradizione rafforzata dalle letture in piazza di Erodoto che celebrava l’egemonia imperiale ateniese in uno spettacolo premiato con cifre consistenti dalla stessa Atene. In quella vicenda, Canfora ritrova gli elementi essenziali del legame della storia con il potere. Una pratica sempre più diffusa che dà spesso esiti imprevisti. In forte polemica con i “revisionismi” e le ricostruzioni dei vincitori, Canfora ci mette di fronte alle lezioni che la storia antica impartisce per capire il presente e decifrarne gli innumerevoli vincoli con il potere.

Luciano Canfora – Gli antichi ci riguardano

Gli antichi ci riguardano

Si discute da tempo del ruolo che la conoscenza della cultura e della storia antica possono avere in un mondo moderno e complesso come il nostro. E da più parti si levano voci che rivendicano l’opportunità di limitare lo spazio che gli studi classici continuano ad avere nei programmi di studio. Contro queste voci Luciano Canfora, pronuncia una polemica requisitoria, dimostrando “in vivo” che l’eredità degli antichi continua ad avere importanza decisiva per chi voglia comprendere appieno il tempo presente. Questioni oggi cruciali, il rapporto libertà, dipendenza, la cittadinanza, la natura unitaria del genere umano, la competenza come requisito della politica sono del tutto analoghe ai problemi che agitavano e laceravano la società antica, che seppe affrontarli scegliendo risposte non consolatorie.

Luciano Canfora – Noi e gli antichi

Noi e gli antichi

Il vincolo che collega la nostra cultura alla lingua, alla storia, al pensiero dei Greci e dei Romani non va ricercato in una presunta identità tra noi e gli antichi. Al contrario, capire le differenze ci consentirà di conoscere il senso che il passato e la sua eredità hanno su di noi. È questa la via seguita da Luciano Canfora nei saggi scritti per questo volume, incentrati su alcuni temi cruciali: il metodo degli storici antichi, il rapporto tra storiografia e verità, la visione della storia come fiume “grande e lutulento” che assimila e trascina le più diverse tradizioni culturali. L’opera propone solidi argomenti per riflettere sulla centralità degli studi classici nella formazione della cultura moderna e spiega come essi rivelino qualcosa di nuovo non solo sul mondo antico, ma anche sul nostro. Il volume, arricchito in questa edizione da una nuova parte sulla tradizione classica, si conclude con una sezione, non priva di spunti polemici, dedicata all’attuale statuto scolastico della cultura classica e riporta in Appendice uno scritto latino del giovane Marx sul principato di Augusto.

Luciano Canfora – Critica della retorica democratica [Epub – Mobi]

coverDa Socrate a Gramsci, da Thomas Mann a Hosbawn, il pensiero critico occidentale ha sempre avuto chiaro che ogni società è governata da minoranze. Corpose élite economiche e tecnocratiche ci governano manipolando l’opinione pubblica con potenti strumenti, a partire dalla televisione. Strumenti capaci di falsificare la realtà e manipolare il consenso per coprire giganteschi affari sporchi. Luciano Canfora propone un libro ricco di riferimenti storici e di attualità, che variano nel tempo e nello spazio, dalle vicende elettorali di Bush alle prese di posizione di papa Wojtyla.

Luciano Canfora – La guerra civile ateniese [Epub – Mobi]

cover“In forma strisciante o in forma aperta, per molte generazioni, la guerra civile era, nelle città greche, “lo stato abituale, regolare, normale: si è nati, si vive, si morrà in essa. Non vi è atto, ambizione o pensiero che non si rapporti ad essa”. Riconoscere che un conflitto è stato una guerra civile, cioè una guerra “tra cittadini”, dipende dal vincitore. E il vincitore che concede, o non concede, al vinto tale riconoscimento. Che non significa annullare la distinzione tra torti e ragioni. Gli Ateniesi non compirono mai questo sforzo. Nel loro calendario ufficiale l’anno della guerra civile (404/3) era indicato con una formula quasi surreale: “non governo”. Come se quell’anno non fosse mai esistito.” Ripercorrendo l’opera storiografica di Senofonte, che di quei fatti fu protagonista, Luciano Canfora fa riaffiorare gli snodi drammatici che segnarono il sanguinoso epilogo fratricida della trentennale guerra contro Sparta: dall’elezione dei trenta “tiranni” alla riscossa dei “partigiani democratici” di Trasibulo fino alla violazione del patto di amnistia con l’eccidio di Eleusi. Un “diario” fazioso e apologetico, quello senofonteo, che va dunque raffrontato con le testimonianze di segno opposto, ma non per questo meno prezioso nel restituirci in presa diretta la crisi di un sistema in cui la manipolazione demagogica del consenso e il conflitto tra interessi di ceto, ideali e Realpolitik (temi di sorprendente attualità) aprirono crepe insanabili.