Lenin – Economia della rivoluzione

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Il 25 ottobre – 7 novembre secondo il calendario gregoriano – di cento anni fa Lenin scrisse un appello “Ai cittadini di Russia” per comunicare che il governo provvisorio era abbattuto e il potere statale passava nelle mani del Comitato militare rivoluzionario. Nel centenario di quell’ottobre, Vladimiro Giacché riunisce il corpus degli scritti economici di Lenin e modella un’opera dall’identità solida e precisa, che prende le mosse dagli accadimenti e dai provvedimenti dei primi mesi dopo la rivoluzione, comprende la dura stagione della guerra civile e del comunismo di guerra, infine approda alla svolta della Nuova politica economica. Ma “Economia della rivoluzione” non è soltanto un documento su quanto avvenne dopo i dieci giorni che sconvolsero il mondo: teoria e prassi di Lenin hanno esercitato un’enorme influenza a livello mondiale. Dallo scontro politico che si aprì in Unione Sovietica dopo la morte di Lenin alle riforme economiche degli anni sessanta in Urss e nei paesi dell’Europa orientale, tutti si sono rifatti ai suoi testi come al criterio di verità su cui misurare le proprie ragioni, il vessillo di cui impadronirsi per vincere la battaglia. Ma l’influenza del pensiero di Lenin si è estesa ben oltre i confini del mondo socialista, se ancora a inizio anni ottanta il presidente francese Francois Mitterrand confidava ai propri collaboratori che per cambiare qualcosa in economia bisognava essere «leninisti». E la fine dell’Unione Sovietica non ha decretato il tramonto delle fortune di Lenin, visto che la transizione della Cina e di altre economie emergenti da un’economia integralmente statalizzata e pianificata a un’economia di mercato ha tratto diretta ispirazione dalla Nuova politica economica: capitalismo di Stato in paese socialista, che nel 2012 l’Economist ha definito «il nemico più formidabile che il capitalismo liberale abbia sinora dovuto affrontare». Un nemico ancora più temibile ora che la Grande recessione ha investito i paesi capitalistici avanzati e superare la crisi con semplici meccanismi di mercato sembra impossibile. Come per tutti i classici, il pensiero economico di Lenin è una bussola non solo per orientarsi nel passato e comprendere il presente, ma anche per trovare la via nel buio di cui sembra circonfuso il nostro futuro.

Lenin – L’imperialismo fase suprema del capitalismo

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Alla luce dei fatti nuovi che han­no mutato tanti aspetti dell’impe­rialismo, le analisi fondamentali di questo « saggio popolare » sono an­cora confermate dalla realtà: le que­stioni dell’economia contemporanea continuano ad aggirarsi attorno a quel nodo storico-sociale che Lenin diede da sciogliere al proletariato internazionale.

Lenin – L’imperialismo. Tutti gli scritti sulla fase suprema del capitalismo

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Il volto simbolo della rivoluzione d’ottobre era anche un grande teorico e scrittore. In queste pagine, Lenin intuisce il destino del capitalismo. In una lucida riflessione supportata dalla logica stringente e dai dati si descrive lo spirito della rapina che muove le nazioni capitaliste a impossessarsi delle ricchezze altrui. In una sola grande analisi ecco descritto il motore avido del colonialismo, la ragion di Stato che si trincera dietro ideali di propaganda, ma che è asservita al potere del denaro. La guerra al terrore per esportare la democrazia era al di là da venire, ma Lenin mette già in campo tutte le armi della critica geopolitica per smascherare la brutalità della legge del profitto.