Un ometto deforme e potente, con un occhio solo e le gambe contorte dalla poliomielite, che riesce a trasformare la vita di una città in una “festa permanente”, in cui ciascuno recita la parte che più gli si addice; due nani pelosi che per vendicarsi di un ragazzo colpevole di avere turbato la loro tranquilla vita familiare, gli infliggono le più orribili torture con un saldatore e un apriscatole; un prigioniero di un campo di concentramento, il quale legato a una catena deve raccogliere ogni sera le immondizie di una spiaggia di moda; un giovane zoppo che viene bruciato in piazza dalle stesse autorità per divertire un popolo avido di dittatori; un’isola che sprofonda lentamente nel Pacifico, una bella ragazza che però si sgretola quando fa all’amore, un’invasione di grossi vermi sotterranei; questi sono gli argomenti trattati dalla maligna immaginazione di Wilcock in questi racconti che un critico ha definiti crudeli ma che riescono tuttavia a superare l’intrinseco orrore a forza di poesia, di comprensione umana, di felicità verbale e di trascendente umorismo
Consiglio ispirato da flextime.