Fine anni ’50, il grande filosofo tedesco vive ormai quasi da eremita nella sua celebre capanna in mezzo ai boschi; un altro filosofo, Jean Guitton, francese, cattolico, amico di Paolo VI, è a Friburgo per una conferenza su Pascal e Leibniz. Heidegger è fuori città; non potendo assistervi, il giorno dopo invia a Guitton un biglietto invitandolo nella sua casetta fra i boschi. Heidegger è già il filosofo messo sotto accusa per il “peccato” nazista degli anni Trenta, però la sua filosofia è sempre un riferimento per il pensiero esistenzialista. Guitton è curioso di conoscere come vive questo pensatore che si è ritirato dal mondo. Queste pagine memorabili sono la cronaca umana e filosofica di quell’incontro sul “sentiero di campagna”. Guitton delinea con brevi tratti incisivi l’aspetto fisico, il modo di atteggiarsi, il parlato, gli oggetti sul tavolo del filosofo tedesco, la moglie, sposa devota del mito. Guitton cerca di cogliere la verità di quell’uomo, la “sua maniera di essere”, egli è – annota – “un uomo il cui corpo cerca il lusso del silenzio e della semplicità”. E Heidegger conclude la giornata con la consegna del suo testamento: Il sentiero di campagna.
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