Di fronte a una società sempre più “amorale, piena d’ineguaglianze e alienante”, il filosofo critica la distanza con cui la sinistra guarda ai bisogni e alle difficoltà della “gente comune” (come direbbe Orwell). Che cosa è diventata oggi la sinistra liberale? Secondo Michéa nient’altro che “una caricatura di sé stessa”, una frangia egoista che spende tempo ed energie a valorizzare trasgressioni morali e culturali, piuttosto che ad ascoltare i bisogni del fronte operaio e a combattere il cinismo ipocrita della destra di Sarkozy e Copé. Se l’autore è arrivato a mettere in discussione il vecchio schema destra/ sinistra, ritenendolo ormai una mistificazione, è perché il compromesso storico siglato dopo l’affare Dreyfus (tra il movimento operaio socialista e la sinistra liberale e repubblicana) ha ormai esaurito tutte le sue qualità positive. La sinistra, oggi, non è più il fronte popolare di liberazione, ma un caos di divisioni e guerre personali. La sinistra, dice polemicamente l’autore, non è diversa dalla destra.
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Jean-Claude Michea – L’impero del male minore. Saggio sulla civiltà liberale
Nel XVII secolo le guerre di religione insanguinarono l’Europa. Come fuggire una guerra civile di interessi privati mascherata di fanatismo? È la domanda inaugurale della modernità, quella strana civiltà che, per prima, iniziò a basare il suo progresso sulla diffidenza sistematica, la paura della morte e la convinzione che amare e dare fossero atti impossibili. La scommessa liberale fu pensare una società libera, pacifica e prospera, che potesse sopravvivere anche nella peggiore delle ipotesi: che gli individui fossero irrimediabilmente egoisti. I liberali scelsero di abbandonare l’utopia umanista del “migliore dei mondi” e dedicarsi all’amministrazione politica del “minore dei mali”. Proporzionalmente alla sua diffusione globale, il liberalismo ha però assunto uno a uno i tratti essenziali del suo vecchio nemico, fino a porsi l’obbiettivo, quanto mai lontano dalle premesse, di rappresentare il Bene e di poter instaurare il dominio dell’uomo nuovo, il consumista evoluto che vive la Fine della storia. In un saggio di non comune densità concettuale Michéa descrive tale processo di deriva riportando il liberalismo alla sua origine di prevenzione contro ogni forma di intolleranza e vettore di un principio oggi ineludibile: per definirsi liberali occorre non fare del mercato un’ideologia assoluta. Perché l’istituzione di una società decente coincide con la difesa dell’umanità stessa.