Quello di Hans Magnus Enzensberger sembra un attacco frontale all’Unione europea. Una mossa apparentemente inspiegabile da parte di uno degli scrittori e intellettuali piú spiccatamente europeisti del panorama continentale. Tuttavia non è una provocazione, la sua, ma un grido di allarme. Un dito puntato contro la burocrazia di Bruxelles, il mostro «buono» che, con la pretesa di armonizzare le differenze, sta erodendo gli ideali su cui l’Unione si fonda. Il «deficit democratico» che da piú parti viene diagnosticato alle istituzioni comunitarie è solo un pietoso eufemismo per celare una vera e propria messa sotto tutela dei cittadini europei. La conseguenza del fiorire di istituzioni nascoste dietro sigle e acronimi misteriosi, o del proliferare di leggi sulla curvatura media dei cetrioli o sui conti correnti da trentaquattro cifre, è la progressiva erosione del senso civico degli abitanti di «Eurolandia». E, potenzialmente, la resa di tutti noi a uno spirito antidemocratico.
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Hans Magnus Enzensberger – I miei flop preferiti. E altre idee a disposizione delle generazioni future
Perché vergognarsi dei propri flop? Perché non raccontare i fallimenti letterari, teatrali, cinematografici, accumulati nell’arco di oltre cinquant’anni? Sbagliando s’impara, e Enzensberger dimostra di farlo con grande ironia e understatement. Senza versare lacrime, perché in fondo ci si può affezionare anche alle proprie débâcle. Anzi forse si arriva ad amare di piú questi figli negletti che i loro fratelli fortunati: dei successi ci si dimentica in fretta, mentre i passi falsi ce li portiamo dietro per anni, a volte per sempre. *** Dopo la pubblicazione nel 1957 di Verteidigung der Wölfe ( Difesa dei lupi ), la sua prima raccolta di poesie, Hans Magnus Enzensberger divenne ben presto un punto di riferimento per numerosissimi lettori, dapprima in Germania e poi via via in molti altri paesi. Anche perché Enzensberger non si è mai sentito solo «poeta »: come dimenticare le raccolte di saggi sui temi piú disparati (politica, antropologia, sociologia, scienze), i libri per ragazzi (fra tutti Il mago dei numeri ), i «romanzi» (dalla Breve estate dell’anarchia a Hammerstein e Josefine ), le traduzioni, le riviste («Kursbuch» oltre che un successo commerciale di prim’ordine, fu la rivista forse piú importante del ’68 tedesco ed europeo), l’attività di editore (gli oltre 250 volumi pubblicati in vent’anni dalla Andere Bibliothek), le installazioni poetiche. Inevitabile che in oltre cinquant’anni di poliedrica attività qualcosa non sia andato per il verso giusto: riviste concepite e mai pubblicate, altre andate in edicola ma dalla vita assai breve (forse perché troppo innovative per il gusto dei lettori), promettenti iniziative editoriali abbandonate per l’intervento degli avvocati, opere liriche, drammi e commedie, sceneggiature cinematografiche, libri per ragazzi, fontane creatrici di poesia. Ai «tonfi» – ora non privi di una loro intima grandezza, ora piú dimessi e silenziosi – e ai progetti mai usciti dal loro stato embrionale, Enzensberger dedica questa affettuosa e ironica retrospettiva: perché a differenza dei trionfi, gli insuccessi favoriscono in vari modi l’intelligenza, aiutandoci anche a capire come funziona il complesso universo dell’industria culturale. E consentono a noi lettori di passare in rassegna, con passo lieve, cinque decenni di storia europea. *** «Un’autobiografia spirituale, narrata sulla scorta dei suoi progetti di minor successo. Un libro ricco di idee, estremamente vivace e intelligente». «Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung»
Hans Magnus Enzensberger – Jospehine e io
Quando Joachim, un economista di trent’anni con buone prospettive di carriera e dalla vita sentimentale travagliata, la salva da uno scippo e le restituisce la borsa ricamata di perline, l’anziana signora con la veletta bianca lo ringrazia solo con un cenno del capo. Poi però per sdebitarsi lo invita a prendere un tè e lui accetta di buon grado. La grande villa che lo attende al numero 12 della Kastanienallee ha visto tempi migliori: l’intonaco si sfalda, le persiane stanno su per miracolo, l’arredamento, ridotto all’essenziale, non può nascondere i segni dell’usura. La padrona di casa, Josefine K., però non intende assolutamente rinunciare a un certo decoro: all’epoca del nazismo è stata una cantante lirica molto famosa e ancora oggi è una grande dame piena di verve, che vive e pensa fuori dagli schemi, arrogante, sempre pronta a giudicare il prossimo, a mettere in discussione antiche certezze, a esprimere opinioni che si esiterebbe a definire politicamente corrette. Affascinato non da ultimo dal suo passato e dall’alone di mistero che la avvolge, per otto mesi Joachim passerà quasi ogni martedì pomeriggio in quel vetusto salotto discutendo – e molto spesso litigando – degli argomenti più disparati: dal femminismo alla recentissima riunificazione tedesca, dal Terzo Mondo all’Olocausto, dai difetti della democrazia alla deprecabile moda del fitness; ne nasce – temperato dal rispetto, dalla discrezione e dalla differenza di età – un sentimento di vicinanza che consente al giovane di penetrare i tanti segreti della sua interlocutrice e di registrarli meticolosamente in un diario.
Hans Magnus Enzensberger – La grande migrazione. Trentatrè segnavia
Il problema che sta al centro del libro è: la presenza dell’altro, la infiltrazione extracomunitaria e soprattutto l’insorgere della violenza di piazza. ‘Di fronte alla massiccia comparsa di bande di picchiatori in ogni parte della Germania, l’apparato di repressione – a cominciare dalla polizia fino ai tribunali – ha reagito fino ad ora con una moderazione inaudita … Se lo Stato si rifiuta di proteggere i cittadini … si dovranno armare per legittima difesa … Tutto questo può portare politicamente a condizioni simili a quelle vissute dalla Germania verso la fine della Repubblica di Weimar’.