Costretto a rifugiarsi in Svizzera all’indomani della feroce repressione dei moti di Milano del maggio 1898 (i cannoni di Bava Beccaris…), il giovane militante socialista Giuseppe Rensi vi pubblicava nel 1902 la prima edizione di questo libro, che regge benissimo il tempo e sembra riemergere nei momenti più tesi della storia italiana (altre edizioni apparvero nel 1926 e nel 1945). Osservando i caratteri di tre forme di governo (l’antico assolutismo, la monarchia costituzionale e le forme «repubblicane-democratiche moderne»), Rensi si poneva un interrogativo che è rimasto centrale: come impedire che una minoranza organizzata domini sempre una maggioranza disorganizzata? È lo stesso tema che ritroviamo in Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto – e già si delineava in Tocqueville. Come sempre, Rensi è magnifico nell’analisi, nell’enucleare le contraddizioni, nel trarre conseguenze da episodi. E la sua critica, spietata e impassibile nei confronti dell’assolutismo e della monarchia costituzionale, non è meno corrosiva quando si appunta sulla democrazia rappresentativa: proprio per salvarla dai suoi mali cronici Rensi introdusse – con un occhio alla confederazione svizzera – il tema, provocatorio allora come oggi, della democrazia diretta.
La democrazia diretta apparve per la prima volta nel 1902 col titolo Gli anciens régimes e la democrazia diretta. Lo riproponiamo qui sulla base dell’edizione del 1926, l’ultima licenziata dall’autore.
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Giuseppe Rensi – La filosofia dell’assurdo
Giuseppe Rensi, filosofo solitario e inattuale per eccellenza negli anni del fascismo, pubblicò nel 1937 questa Filosofia dell’assurdo, versione riveduta e ampliata di un testo del 1924, Interiora rerum, che egli aveva sentito «fluire dal cervello come una piccola corrente di lava». Oggi leggiamo questo libro come la formulazione più matura e in certo modo testamentaria del suo pensiero. Tutti i temi fondamentali di Rensi – e in particolare la sua polemica virulenta contro ogni forma di lettura razionalistica, provvidenzialista e tranquillizzante della storia – sono presenti in queste pagine e inanellati in una argomentazione che è insieme consequenziale ed elegantemente digressiva, secondo la tradizione del grande saggismo europeo. Quando Rensi scriveva, era totalmente isolato. Oggi i suoi pensieri si riallacciano naturalmente a quelli di molti autori, da Nietzsche a Cioran, che appartengono al paesaggio essenziale della nostra cultura. E la sua tesi di fondo suona oggi più convincente che mai: «La storia non è che lo sforzo per allontanarsi dal presente, perché questo è sempre assurdo e male; la prova dunque che è assurdo e male».
Giuseppe Rensi – Lineamenti di filosofia scettica
Impressionante sismografia della distruzione novecentesca della ragione, Lineamenti di filosofia scettica fu pubblicato alla fine del primo conflitto mondiale. Le tre sezioni che lo compongono – la Guerra, il Diritto, la Filosofia – sono le tre stazioni dell’epoca della crisi, in cui con estremo disincanto sono messe in luce le insuperabili contraddizioni e le radicali antinomie poste dall’esperienza bellica. L’opera di Rensi – osserva Emery nella Prefazione – si dispiega come «un viaggio al termine della ragione», teso a decostruire l’affermarsi di una violenta ragione strumentale quale cifra di un’epoca che, dopo il 1914, avrebbe brutalmente espresso la sua profonda tragedia. La guerra opera così una drastica imposizione del principio di realtà, costringendo ad aprire gli occhi sulla dimensione e la diffusione irriducibile di conflitti, contese e scontri legati all’esistenza stessa dell’umanità. Autentico baricentro nell’itinerario del pensatore veneto attraverso vette e abissi del nichilismo europeo, Lineamenti di filosofia scettica fu considerato dall’autore la sua opera maggiore e ne conferma la statura di intellettuale europeo. In appendice, pubblichiamo il breve saggio del 1909 La metafisica del terremoto.
Giuseppe Rensi – La morale come pazzia
“Per quale ragione si compie allora l’azione morale? Perché Giordano Bruno ha salito il rogo? Forse per la semplice pazzia di non voler ritrattare la propria fede?”. In questo libro, pubblicato postumo nel 1942 a cura dell’allievo Alessandro Fersen, Giuseppe Rensi affronta il problema del fondamento razionale dell’etica. Ribadendo l’impossibilità di una dottrina morale universale che sappia guidare la vita in tutti i suoi aspetti, privati e politici, il filosofo conduce una critica serrata delle teorie utilitariste – a cominciare dai padri Jeremy Bentham e John Stuart Mill – e accetta i rischi di una riflessione che si gioca ormai sul confine del nichilismo. Preso atto del fallimento di qualunque giustificazione razionale, l’unica motivazione che possiamo accordare all’agire morale è l’assenza di ragione, la pazzia, magari portandoci a postulare l’esistenza di un demone – il daimon socratico – che ci spinge a operare il bene, anche contro la nostra convenienza e la nostra incolumità. Una morale, dunque, al di là del principio di piacere, anormale, essenzialmente spiritualistica, fondata sulla convinzione che non esistono autorità indiscutibili e inattaccabili che possano essere chiamate a garanzia delle nostre scelte. Prefazione di Nicola Emery.
Giuseppe Rensi – Spinoza
“La spiegazione delle cose, il loro perché o motivo, è semplicemente il loro essere. Non c’è un dover essere che fronteggi e domini l’essere; ma il dover essere si risolve interamente nell’essere, nell’essere delle cose come sono. Dire che l’universo è razionale significa dedurlo dalla ragione, o mostrarlo conforme a questa. Per Spinoza, esso non si può chiamare assurdo (questa è una valutazione umana) ma nemmeno razionale (anche questa lo è). Esso è interamente al di là di tali categorie. È semplicemente. La dottrina di Spinoza costituisce dunque uno sforzo potente per assoggettare la ragione alle cose, all’Essere com’è, anziché assoggettare o far dipendere le cose dalla ragione o spirito: proprio il contrario di Kant e dell’idealismo. Non vi è una ragione sopra le cose, le cose non sorgono da una ragione, ma da una cieca Sostanza senza intelletto, né volontà, né fini; questa negazione della teleologia è radicale negazione del deismo e insieme del razionalismo.”
Giuseppe Rensi – Apologia dell’ateismo
L’ateismo, unico possibile approdo della ragione e del pensiero logico, si contrappone alla pazzia della fede e, contro ogni illusoria garanzia ultraterrena, è il fondamento di un’autentica morale non egoistica. Questo l’assunto, ma l’energia polemica e il rigore dell’argomentazione non dovrebbero impedire di cogliere la singolarità di questo libro, scritto nel 1925 da uno dei pensatori più originali del Novecento europeo. La radicalità dell’approccio, realista e stoico, e l’identificazione di Dio con il Nulla, il non-Essere, sono anche un richiamo alle responsabilità del pensiero e aprono agli sviluppi ulteriori della ricerca di Giuseppe Rensi. Per il filosofo difendere l’ateismo vuol dire anche difendere la vera religione, la cui essenza risiede nella necessità insopprimibile di interpretare l’universo. Una ricerca di significato che accomuna l’ateo e il vero credente, pur nell’inconciliabilità delle rispettive posizioni. Pubblicato in un cruciale momento storico (il clericalismo del regime fascista è un evidente bersaglio polemico dell’Apologia), il libro mantiene intatto il suo valore, e offre nuova sostanza alla riflessione sul significato e sul valore della religione. Un saggio di Nicola Emery, scritto appositamente per questa edizione, inquadra “Apologia dell’ateismo” all’interno dell’opera rensiana e del dibattito filosofico e politico dell’epoca, mostrando la ricchezza di una filosofia a lungo trascurata che oggi si mostra vitale. Prefazione di Nicola Emery.
Giuseppe Rensi – Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte [Epub – Mobi]
“Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte” è l’ultimo dei sei libri in cui Rensi rompe con i consueti moduli sistematico-trattatistici dell’esposizione filosofica e adotta lo stile del pensiero breve. Questo “formato” è caratterizzato da una duttilità che esalta le grandi doti di scrittore e anche di affabulatore di Rensi. Lo vediamo così svariare da illuminanti interpretazioni di alcuni fra i “luoghi” più classici della filosofia occidentale, a penetranti “bozzetti” paranarrativi o storici che toccano le aporie della condizione umana con una sensibilità degna di Pascal o di Leopardi. I “Frammenti” sono una “rapsodia del negativo” che non ingenera nel lettore accasciamento, bensì quasi paradossalmente produce su di lui un effetto tonificante per via dell’intensità e della fortissima carica etica d’indignazione con cui Rensi conduce la sua requisitoria contro il male.