A partire da Umano, troppo umano, nella filosofia di Nietzsche, accanto al genio e al santo, si “congela l’eroe” esaltato nella metafisica dell’arte della Nascita della tragedia. Questo contrasta certamente con la figura consolidata del mito eroico di Nietzsche che ha comunque caratterizzato, in più modi e direzioni, la fortuna e talvolta perfino il culto del filosofo. Il tema dell’eroismo appare un termine di confronto continuo e centrale che permette al filosofo di differenziare la propria posizione dalle molte “morali eroiche” dell’epoca (da Carlyle a Gobineau, da Wagner a Baudelaire). La prima parte di questo lavoro percorre il tema dell’eroismo in Nietzsche cogliendone – fino alla radicale critica – i significativi mutamenti: la filosofia dello spirito libero dissolve, con le certezze metafisiche, ogni propensione verso una morale eroica che può arrivare all’estremo ascetico sacrificio di sé. La seconda parte è dedicata alla complessa figura di Socrate, “eroe” della decadenza, la cui scelta di morte rivela il vero senso della sua filosofia. La terza parte analizza la lotta di Nietzsche contro le “ombre di Dio” che offuscano l’orizzonte, le diverse figure ed atteggiamenti che il grande avvenimento della morte di Dio produce. L'”uomo superiore” della quarta parte di Zarathustra ha in sé i caratteri dell’eroismo: dalla lotta contro il movimento di Verkleinerung che porta al dominio dell'”ultimo uomo”, alla necessità del proprio tramonto per il sorgere di una forma di esistenza legata a nuovi valori.
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Giuliano Campioni & Sandro Barbera – Il genio tiranno. Ragione e dominio nell’ideologia dell’Ottocento. Wagner, Nietzsche, Renan
La filosofia di Nietzsche si colloca, nell’analisi proposta in questo volume, in un contesto di discussione che coinvolge Schopenhauer e Burckhardt, e, soprattutto, Wagner e Renan. Il tragitto di Nietzsche viene seguito in relazione, innanzi tutto, all’evoluzione teorica di Wagner e, in particolare, alla svolta da “Opera e dramma” alla metafisica della musica assoluta, intesa come “sogno vero” e possibilità di mitizzazione totale della realtà. Inoltre si vede come, insieme al mito wagneriano, incentrato intorno alla magia tirannica del genio, Nietzsche smonti il mito renaniano di un’aristocrazia scientifica, élite che sostiene un rigoroso progetto signorile, costringendo i linguaggi sociali entro un’oppressiva teleologia laica, segnata da una forte commistione di positivismo e romanticismo. La filosofia nietzscheana acquisisce, nel confronto, il valore di una radicale demitizzazione, che lavora a sottrarre all’ideologia romantica il suo fondamento metafisico. Liberato dalle risoluzioni mitiche, il moderno si apre in essa al riconoscimento di una pluralità di forze che richiedono forma e senso e che giungono ad esprimersi in una forma non costrittiva. Essa raccoglie i vari sensi parziali e diviene una relazione di contrari i quali, pur non tendendo alla conciliazione, non hanno valore reciprocamente distruttivo. La “volontà di potenza” è attraversata nel profondo da questa intenzione liberatoria che Musil ha indicato per primo tra i lettori novecenteschi enunciando, attraverso Nietzsche, una nozione di forma come sintesi di nuove possibilità.