Dal “patto d’acciaio” che Italia e Germania firmano nel 1939 all’armistizio dell’8 settembre 1943. È l’arco di tempo che Bocca studia in questo libro, che completa il quadro avviato con la Storia dell’Italia partigiana (1966; nuova edizione Feltrinelli, 2012).
Ne viene un affresco cupo e impietoso del tramonto e del tragico epilogo del regime fascista, che trova nell’avventura della Seconda guerra mondiale il suo ultimo atto e il suo ritratto definitivo. Nel serrato e coinvolgente racconto di Bocca, sfilano davanti al lettore il velleitarismo di un dittatore sempre più isolato, l’impreparazione di una classe dirigente collusa con il regime, la fragilità di un sistema economico in prevalenza agricolo che inevitabilmente si piega sotto il peso politico, strategico, militare delle grandi potenze industriali dell’Europa, del Nordamerica e dell’Unione Sovietica.
Uscito per Laterza nel 1969, il libro viene ripubblicato, completo di numerose cartine geografiche, nel contesto della riedizione delle opere storiche di Giorgio Bocca avviata da Feltrinelli nel 2012.
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Giorgio Bocca – Togliatti
Almeno due generazioni di italiani non hanno un ricordo di Palmiro Togliatti da vivo. Sono passati cinquant’anni dalla sua morte e di Togliatti è sopravvissuta forse un’immagine di uomo freddo, scostante, che portava occhiali da professore, un intellettuale avaro nei sentimenti, un politico scaltro e cinico, troppo filosovietico e ortodosso per ispirare o appassionare. Ma bisogna allora spiegare perché l’Italia proletaria fu pronta all’insurrezione armata quando si attentò alla sua vita, e perché milioni di italiani di ogni ceto ebbero il sentimento, nel giorno della sua morte, che con lui se ne andava uno dei padri della Repubblica. “Quegli incredibili funerali! Un milione di persone al seguito del feretro, gente arrivata da ogni parte d’Italia, comunisti e non comunisti, gente che ha preso il primo treno, il primo aereo per vederlo l’ultima volta nella camera ardente, gente che saluta con il pugno chiuso o chinando il capo, o segnandosi con la croce, donne e uomini in lacrime come se piangessero un loro padre. Ma l’uomo che è morto non è colui che ha sempre ritenuto la politica cosa troppo importante per lasciarla fare alla gente semplice? Che cosa è che gli italiani piangono in quell’uomo?” Giorgio Bocca tentò nel 1973 di rispondere a queste domande: anche solo osare occuparsi di Togliatti per un giornalista (non uno storico) non comunista significava esporsi a critiche e attacchi di ogni tipo. Prefazione di Luciano Canfora.