Domenico Preti – Economia e istituzioni nello stato fascista

La convinzione profonda che i tratti negativi impressi al nostro paese dal fascismo abbiano giocato un ruolo di primissimo piano nel corso successivo della storia nazionale, e l’esigenza di ricercare sul piano dell’analisi storica gli elementi originali, le specificità che il modo di produzione capitalistico assunse in Italia durante il ventennio fascista, costituiscono la cornice entro cui si collocano gli studi raccolti in questo volume. Con essi l’autore ha tentato un approccio metodologico che, se ha mirato ad allargare il più possibile il campo dell’osservazione, ha anche inteso ribadire nettamente il carattere repressivo ed antioperaio della dittatura mussoliniana. Il quadro che emerge è senza dubbio un quadro fosco; appare in drammatica evidenza che lo Stato fascista è incapace di controllare e di resistere alle spinte corporative che salgono prepotentemente dai più diversi settori economici e sociali del paese. Questo fatto porta non solo ad un sistema iniquo e sperequato che tende ad annullare la coscienza di classe nelle contrapposizioni tra categorie protette e non protette dallo Stato, ma anche ad un assetto statuale in cui importanti settori dell’amministrazione pubblica sfuggiranno ad ogni richiamo e controllo da parte del potere centrale. È l’avvio di un processo degenerativo nel quale uno Stato autoritario finirà per mostrarsi con gli anni sempre più privo di autorità