Verso la fine degli anni venti Jung scopre singolari affinità tra antichi simboli cinesi e i sogni dei suoi pazienti: comincia così a studiare i testi degli alchimisti. Dopo quindici anni di lavoro pubblica questo volume, che rimane fra le sue opere più affascinanti. La tradizione alchimistica e la pratica analitica hanno in comune il tentativo di creare una realtà nuova e superiore: da una parte l’oro, la pietra filosofale, dall’altra la «presa di coscienza» della psicologia moderna. L’alchimia è espressione di una pulsione a trasformare la materia prima dell’esperienza in conoscenza: vuole portare alla luce il lato divino che dorme nell’oscurità degli istinti, ed è quindi una psicologia che non dice il suo nome, qualcosa di affine alla moderna psicoterapia. Jung allarga la sua indagine alla saggezza orientale e a esperienze culturali che, pur appartenendo a epoche e a luoghi lontanissimi, hanno una radice comune, mostrando come le scoperte scientifiche possano essere in realtà il ritrovamento di antichissime e universali esperienze che, appunto per questo, egli definisce «archetipiche».
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Carl Gustav Jung – Opere vol. 14: Mysterium coniunctionis
In quest’opera, summa del pensiero junghiano sull’alchimia, Jung si propone di approfondire la problematica dell’«Arte regia» trattandone l’aspetto centrale, ossia l’unione e il superamento degli opposti. Come indica il loro motto Solve et coagula, gli alchimisti ritengono che «l’essenza della loro arte stia, da un lato, nella separazione e nella soluzione e, dall’altro, nella combinazione e nella coagulazione». Per essi si tratta quindi di una condizione iniziale in cui si combattono tra loro forze e tendenze contrapposte e, insieme, di un procedimento che dovrebbe essere in grado di ricondurre nuovamente a unità gli elementi e le proprietà a loro ostili, che in precedenza erano stati separati. Nel pensiero junghiano la Coniunctio rappresenta evidentemente un’immagine archetipica umana che – raffigurata come «nozze mistiche» o chimiche – esprime la più intima nostalgia dell’uomo, abbia essa carattere erotico, religioso o anche tecnico-chimico. Si tende dunque a unire ciò che è separato e, attraverso quest’unione, il singolo perviene a qualità superiori, raggiunge cioè la totalità e l’individuazione. Il processo esteriore – si tratti di un’operazione tecnica o di un atto religioso – diviene l’espressione simbolica di un fatto psichico interiore, che si manifesta anche nei sogni e nelle fantasie dell’uomo moderno, come Jung aveva già dimostrato nel suo scritto Psicologia e alchimia (1944). Lo psichiatra zurighese sviscera qui le singole componenti della Coniunctio, indaga sui paradossi della tradizione alchemica ed esamina alcune forme di personificazione degli opposti: Sole, Luna, Sal e Sulphur. Tratta poi del coniugium spagiricum, le «nozze chimiche» di conscio e inconscio, simboleggiati dalle figure di Rex e Regina e di Adamo ed Eva, per giungere infine a delineare quella che – come si precisa nella Premessa di Luigi Aurigemma – ai suoi occhi costituisce «l’esperienza interiore più autentica e di maggiore interesse vissuta dagli alchimisti (…
Carl Gustav Jung – Opere vol. 15: Psicoanalisi e psicologia analitica
Il volume ci presenta lo psichiatra zurighese nella veste di docente e divulgatore dei principi basilari del suo pensiero teorico. Il più ampio dei contributi – Fondamenti della psicologia analitica (1935) – riproduce infatti la trascrizione stenografica delle lezioni tenute da Jung nella londinese Tavistock Clinic, di fronte a un pubblico di circa duecento psichiatri e psicologi. Vi si parla di funzioni psichiche, di tipi psicologici, di struttura della coscienza, di inconscio personale e collettivo, di archetipi, con argomentazioni che anticipano alcune conquiste teoriche della ricerca psicologica successiva: «Rilevando che corpo e mente reagiscono come un’entità unica, Jung fu il primo clinico a riconoscere l’importanza dei fenomeni fisiologici che accompagnano le emozioni, – osserva E. A. Bennet nella sua prefazione alla prima edizione inglese – oggi comunemente noti come fenomeni psicosomatici». Le argomentazioni di Jung sono peraltro arricchite dagli interventi dei partecipanti, che interrogano e discutono. Analoga struttura presenta La vita simbolica, trascrizione di un seminario tenuto nel 1939 alla Guild of Pastoral Psychology di Londra. Vi si presentano i vantaggi delle religioni capaci di dare un senso alla vita del singolo, preservandolo quindi dalla nevrosi e dal vuoto di simboli e valori, mentre il terapeuta si rivela un semplice surrogato del «curatore d’anime» cattolico o protestante. Il saggio Simboli e interpretazione dei sogni (1961) nasce invece dalla decisione (sia pur sofferta e travagliata), presa da Jung poco prima di morire, di presentare le proprie teorie a un ampio pubblico di non specialisti, dopo che era cresciuto l’interesse per la psicologia analitica, in seguito all’intervista filmata face to face da lui rilasciata alla BBC. Completano il volume due scritti sulla persona e sulle teorie di Freud nei quali Jung cerca di presentare senza acredine le luci e le ombre del suo rapporto con il maestro.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 16: Pratica della psicoterapia
Jung ha condensato in questo volume cinquant’anni di pratica psicoterapeutica: «Il mio contributo alla conoscenza della psiche si basa sull’esperienza pratica che ho dell’uomo: è stato infatti lo sforzo compiuto come medico e come psicologo per capire le sofferenze psichiche da un lato a condurmi a tutte le mie successive conoscenze e conclusioni; dall’altro a convincermi a ricontrollare e a modificare le mie intuizioni alla luce dell’esperienza diretta». La psicoterapia junghiana non privilegia la biografia personale del paziente, ma allarga la sua indagine all’ambiente, al peso della storia, all’incidenza dei miti e degli archetipi. Il linguaggio del sogno, il simbolismo dell’incesto, la psicologia della traslazione sono i tre grandi temi della riflessione junghiana, che interpreta l’attività psicoterapeutica come un’arte umanistica, fatta di intuizione, vastissime conoscenze culturali, esperienza e totale impegno etico. Tra i saggi raccolti in questo volume ricordiamo: Scopi della psicoterapia (1931), Che cos’è la psicoterapia (1935), Psicoterapia e concezione del mondo (1943), Questioni fondamentali di psicoterapia (1945) e La psicologia della traslazione (1946).
Carl Gustav Jung – Opere vol. 17: Lo sviluppo della personalità
Questi scritti, dedicati al problema dell’educazione e maturati lungo l’arco di un trentacinquennio, offrono ampia testimonianza del graduale distacco di Jung dalla teoria freudiana della sessualità infantile e seguono passo passo l’elaborazione dei capisaldi teorici della psicologia analitica. Il primo saggio della raccolta, Conflitti dell’anima infantile (1910), è infatti ideato come un parallelo al caso del «piccolo Hans» e presenta le fobie e le curiosità in materia sessuale emerse in Anna, una bambina di quattro anni, figlia di un padre «edotto in psicoanalisi» ed educata senza ipocrisie. Dall’analisi rigorosamente freudiana delle conversazioni e dei sogni della «piccola Anna» Jung passerà poi ad orizzonti più ampi e a un pensiero più autonomo e originale nei confronti del maestro. Egli scoprirà anche nelle fantasie infantili la forza ammaliante degli archetipi, nonché la presenza della tendenza inconscia – nella psiche individuale – a elaborare in maniera archetipica i dati della realtà, al punto da trasformare individui di per sé innocui o addirittura insignificanti in dèi e dee, terribili agli occhi dei loro figli: «Dietro ogni singolo padre c’è infatti l’immagine eterna del Padre, e dietro il fuggevole fantasma della propria madre traspare la magica figura della Madre». Una posizione critica nei confronti di Freud e di Adler è assunta da Jung anche nel saggio centrale del volume. Psicologia analitica dell’educazione (1926/1946), riproposto qui nella storica traduzione di Roberto Bazlen: in esso Jung discute ed esemplifica alcuni gruppi di disturbi psichici infantili, tra cui il deficit intellettuale, l’epilessia, la nevrosi e la psicosi, e insieme presenta i fondamenti del suo metodo di indagine dell’inconscio. L’idea basilare esposta anche negli altri scritti nati da conferenze tenute da Jung di fronte a un pubblico di educatori (Il significato dell’inconscio nell’educazione individuale, 1928; Il bambino dotato, 1943 ecc.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 18: La vita simbolica
È questo l’ultimo volume dell’edizione italiana degli scritti di Jung. Si tratta di contributi perlopiù brevi e incisivi, in parte riscoperti dopo la morte dell’autore e raggruppati per temi, i quali costituiscono – afferma Luigi Aurigemma nella Premessa – «come un rapido sorvolo della sua complessiva produzione; vario e tuttavia coerente, in quanto animato da una fondamentale unità d’ispirazione». Questi testi infatti «illustrano, affrontandola dalle più disparate angolazioni, la concezione propria a Jung della vita umana, cui è specifica la ricerca di un senso e di un fine da lui individuati nel continuo allargamento della conoscenza e coscienza di sé». Il lettore avrà modo di trovarvi l’eco degli interessi giovanili di Jung per l’occultismo e la parapsicologia, dei suoi contributi più specificamente psichiatrici e psicologici degli anni successivi e delle speculazioni filosofiche ed etico-religiose degli ultimi anni. Scoprirà lo Jung giovane e attento recensore dei testi scientifici dei suoi maestri (Bleuler, Freud ecc.) alla ricerca appassionata della «sua» via personale, lo Jung della maturità, stimato prefatore di ricerche e studi di discepoli o simpatizzanti delle sue teorie, di Neumann, Jacobi, Harding, Adler, e di tanti altri che gli fanno corona in queste pagine. Dall’ultimo gruppo di scritti emerge infine lo Jung pensatore e filosofo che, con l’occhio attento alle religioni del mondo, dibatte lo spinoso problema del male nella storia e propone, a chi è ormai disilluso dal crollo delle fedi e dei valori, una forma di religiosità tutta interiore, che affida all’individuazione personale il compito di tornare a realizzare sempre da capo in ognuno di noi una nuova e più matura incarnazione del divino nell’umano.
Carl Gustav Jung – Opere. Volume 6. Tipi psicologici
«Nel corso della mia pratica professionale di medico di malattie nervose mi ha da tempo colpito il fatto che, accanto alle molte diversità individuali della psicologia umana, esistono anche differenze di tipi: più specialmente mi hanno colpito due tipi, che ho denominati introverso ed estroverso». Tipi psicologici è forse l’opera più famosa di Jung. Non descrive soltanto quella polarità caratteriale alla quale può essere ricondotta ogni altra diversità del comportamento umano, ma si presenta come un trattato di psicologia junghiana, prodigo di informazioni, di casi clinici, di una cultura sterminata. Dunque un libro di grande respiro, che è anche una storia del pensiero umano, in cui Jung ricostruisce i conflitti sorti dal realizzarsi dei due caratteri fondamentali: Tertulliano e Origene, i nominalisti e i realisti medievali, Platone e Aristotele, Abelardo e Schiller, Spitteler e Goethe, Nietzsche con la sua distinzione tra «dionisiaco» e «apollineo». Qui Jung dispiega tutto il suo fascino di evocatore di miti, personaggi, civiltà scomparse.
Carl Gustav Jung – Opere. Volume 7. Due testi di psicologia analitica
I due testi che compongono il nucleo centrale di questo volume vogliono esporre gli aspetti fondamentali della tecnica e della teoria che caratterizzano la psicologia analitica. Frutto di una trentennale evoluzione, il primo dei due saggi, Psicologia dell’inconscio, permette una sostanziosa informazione dei capisaldi teorici del metodo junghiano: dalla discussione delle dottrine di Freud e di Adler alla distinzione tra inconscio personale e collettivo, cui si collega la teoria degli archetipi, e alla proposta di una lettura simbolica dei materiali onirici. Concetti centrali, illustrati dall’esposizione di casi clinici al fine di chiarire la lettura.
Non meno complessa l’elaborazione del secondo saggio, L’io e l’inconscio, nel quale quegli stessi capisaldi vengono esposti in una forma più organica: l’ampliamento del concetto freudiano di inconscio, la concezione del sogno, l’ipotesi di un «processo di individuazione». Il volume comprende inoltre gli scritti da cui prendono le mosse questi saggi e due brevi minute, tutti composti tra il 1912 e il 1916, che forniscono una utile chiave di comprensione per seguire l’elaborazione del pensiero junghiano nel corso degli anni.
Carl Gustav Jung – Opere. Volume 9. Tomo I. Gli archetipi e l’inconscio collettivo
L’opera di Jung si presenta come un intreccio di esperienze analitiche concrete e di una cultura profonda ed estesissima. Per lui l’osservazione dei meccanismi psichici individuali consente di analizzare i segreti della creazione artistica o la dinamica dei fenomeni storici; d’altronde, per orientarsi nei labirinto degli accadimenti individuali occorre studiare i fenomeni e i comportamenti collettivi. I testi qui raccolti, tra cui Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Sull’archetipo, Fenomenologia dello spirito della fiaba e Coscienza, incoscio e individuazione, sono stati pubblicati tra il 1934 e il 1955, e appartengono dunque alla piena maturità di Jung. È noto come i concetti di «archetipo» e di «inconscio collettivo» occupino un posto centrale nella sua riflessione, che ha esercitato su di essi un continuo sforzo di approfondimento, anche per rispondere a incomprensioni e fraintendimenti. Associando come sempre l’esperienza clinica alle ricerche scientifiche e umanistiche, Jung opera qui un vero rovesciamento della dimensione psichica, vista non più come l’appendice personale dell’organizzazione biologica, ma come l’aspetto significante degli istinti, la possibilità di rappresentarne il dinamismo.
Jung, Carl Gustav – Opere Volume 10, tomo I. Civilta in transizione. Il periodo fra le due guerre
Nel suo costante e attento interrogarsi sui fenomeni collettivi che hanno caratterizzato il Novecento cosi ricco di fermenti innovativi e di radicali rivolgimenti, Jung non mancò di portare la propria testimonianza di analista. Nel disagio della «civiltà in transizione» egli scorse un riflesso e un’amplificazione del malessere psichico dell’uomo moderno, divenuto preda di un razionalismo esasperato e sostanzialmente sterile, in nome del quale tenta di tacitare le sue radici più profonde che lo mettono in sintonia con la natura e con gli altri esseri viventi. Relegando nell’inconscio le sue componenti irrazionali ed emotive l’uomo contemporaneo lavora alla propria infelicità, perché accresce a dismisura il loro potere rendendole incontrollabili e distruttive, anziché lasciarsene gradatamente trasformare. Negli scritti del periodo fra le due guerre (dal 1918 al 1939) Jung si sofferma sui fenomeni più salienti di tale momento storico: dai primi segnali dell’emancipazione della donna o dell’evoluzione dei costumi sessuali, agli eventi luttuosi del primo conflitto mondiale e alla massificazione dell’individuo nelle dittature europee. Conclude questo tomo una sezione dedicata agli interventi di Jung sulla creatività dell’artista, considerato capace di far affiorare nelle sue opere, con grande anticipo sui tempi, i contenuti archetipici di cui la sua epoca difetta. Tra i saggi qui raccolti ricordiamo: Sull’inconscio (1918), La donna in Europa (1927), Il problema psichico dell’uomo moderno (1928-31), Il significato della psicologia per i tempi moderni (1933/34) e Saggi di poesia (1922/32).