L’edizione Bollati Boringhieri delle Opere di Carl Gustav Jung, l’unica completa e annotata realizzata in Italia, è ora disponibile in edizione digitale completa.L’edizione digitale completa delle Opere di Jung comprende i volumi 1-18. (I volumi degli Indici, i Seminari e Il Libro rosso non sono inclusi).I 18 volumi delle Opere (9525 pagine totali) in un unico e-book, con oltre 10.000 tra note link intertestuali.La pubblicazione delle Opere di C.G. Jung ebbe inizio nel 1969 con i Tipi psicologici e si concluse nel 2007 con gli Indici analitici. Il piano dell’edizione italiana delle Opere di C.G. Jung è conforme a quello dell’edizione in lingua inglese, Collected Works of C.G. Jung, iniziata nel 1953 dalla Bollingen Foundation e affidata per gli Stati Uniti alla casa editrice Princeton University Press e per l’Inghilterra alla Routledge and Kegan Paul, e a quello dell’edizione in lingua tedesca, Gesammelte Werke von C.G. Jung, iniziata nel 1958 dall’editore Rascher di Zurigo, cui è succeduto l’editore Walter di Olten.L’edizione delle Opere di Carl Gustav Jung – che Paolo Boringhieri affidò alla direzione di Luigi Aurigemma e a cui collaborarono 35 traduttori – è l’unica completa e annotata realizzata in Italia, e appartiene a pieno diritto alla storia della psicoanalisi italiana. Di questa storia, le Opere di Jung costituiscono, insieme alle Opere Complete di Freud, uno dei principali momenti fondativi, e certamente uno dei maggiori contributi che la Bollati Boringhieri ha dato nel corso degli anni alla cultura psicoanalitica italiana.Jung, come Freud, attraverso la pubblicazione delle sue opere complete appare in tutta la complessità del suo pensiero, irriducibile agli orizzonti della sola psicoanalisi.Bollati Boringhieri, dopo la lunga digitalizzazione e l’accurata revisione, è orgogliosa di proporre il volume unico delle Opere junghiane in formato e-book.Questo volume contiene:Opere vol. 1 Studi psichiatriciOpere vol.
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Carl Gustav Jung – Opere vol. 1: Studi psichiatrici
Gli scritti raccolti nel primo volume delle Opere di C.G.Jung risalgono agli anni 1900-05. Sono gli anni del Burghölzli, l’ospedale per malattie mentali diretto da Bleuler, in cui Jung svolse un’intensa attività psichiatrica, fondata sulla ricerca di una comprensione dall’interno della personalità squilibrata. Questi scritti dimostrano quanto sia inesatto il rimprovero, talora mosso a Jung, di scarsa fedeltà ai dati sperimentali. A partire dalla sua tesi di laurea sulla Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti, Jung si dimostra «osservatore e terapeuta in un senso originalissimo, ancorato saldamente a un metodo empirico accogliente qualsiasi acca-dimento psichico con una disponibilità e un rispetto totali e mai prigioniero d’una funzione pùramente descrittiva». Tra i saggi qui raccolti ricordiamo: Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti (1902), Simulazione di malattia mentale (1903) e La diagnostica psicologica del fatto (1905).
Carl Gustav Jung – Opere vol. 2/1: L’associazione verbale negli individui normali
A partire dal 1904 Jung pose mano alla stesura dei risultati ottenuti nei suoi esperimenti sull’associazione verbale. Il saggio fondamentale perché introduce il tema, e che riporta in particolare le ricerche relative agli individui normali, è lo scritto contenuto in questo primo tomo del volume 2. L’indagine di Jung definisce e classifica i meccanismi quanto mai complessi dell’associazione verbale quali si osservano nel funzionamento della psiche «oscillante nell’arco della normalità»; meccanismi che rivelano a che punto l’associazione non sia affatto il campo di una «selvaggia casualità», ma si formi piuttosto su basi oggettive e causali, che è possibile e indispensabile indagare. L’opera getta così una luce illuminante su tutta la futura ricerca junghiana e sulla solidità dell’aggancio di tale ricerca ai fatti. Anche nell’odierna psicoterapia il metodo comprovato in queste pagine mantiene la sua efficacia applicativa.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 2/2: Ricerche sperimantali
Sulla strada aperta dal saggio sull’associazione verbale pubblicato nel primo tomo del secondo volume delle Opere, Jung proseguì con numerosi lavori, raccolti in questo secondo tomo, che per molti aspetti formano un contrappunto alla dottrina freudiana su un terreno a cui oggi si torna a dedicare molta attenzione, quello dell’oggettività e quindi del valore scientifico delle interpretazioni psicologiche. Il campo in cui l’esemplificazione del duplice metodo ha suscitato particolare eco è quello delle applicazioni alla criminologia. Alle pagine dedicate alla puntigliosa misurazione sperimentale, si alternano le narrazioni di casi clinici: ne nasce una testimonianza, fondamentale per gli studiosi del pensiero di Jung, della convinzione da cui egli prese le mosse, cioè della necessaria stretta unione tra discorso teorico e verificazione concreta. Tra i saggi qui raccolti ricordiamo: Psicoanalisi ed esperimenti associativi (1906), Associazione, sogno e sintomo isterico (1906), Il metodo associativo (1909), La costellazione familiare (1909) e Sulla dottrina dei complessi (1911).
Carl Gustav Jung – Opere vol. 3: Psicogenesi delle malattie mentali
Sono raccolti in questo terzo volume delle Opere gli scritti che nell’arco di cinquant’anni Jung ha dedicato alla natura, ai contenuti psicologici e alle possibilità terapeutiche delle malattie mentali, e più in particolare detta «dementia praecox», che Bleuler nel 1911 propose di chiamare «schizofrenia». Il lungo saggio Psicologia della dementia praecox (1907) contiene molti dei motivi essenziali della psichiatria moderna ed è stato lo scritto che segnalò le ricerche di Jung all’attenzione (e alle perplessità) della scienza ufficiale. Apprezzato anche da Freud, il saggio aprì tra i due un periodo di stretta collaborazione, anche se quella di Jung non fu mai un’adesione incondizionata al metodo psicoanalitico. Da questi scritti, osserva Luigi Aurigemma, nasce l’immagine di una psichiatria che esige una preparazione storica e una cultura vastissime e solidissime, che sole possono, spesso, permettere di penetrare nei segreti del delirio e di alleviare così il malato dal peso che essi comportano. Tra i saggi qui raccolti ricondiamo: Il contenuto della psicosi (1908/1914), Importanza dell’inconscio in psicopatologia (1914), Malattia mentale e psiche (1928) e La schizofrenia (1958).
Carl Gustav Jung – Opere vol. 4: Freud e la psicoanalisi
I saggi raccolti in questo volume documentano l’evoluzione della posizione di Jung nei confronti della psicoanalisi, lungo l’arco di quasi mezzo secolo. Si va dall’adesione aperta degli inizi al delinearsi delle prime riserve, che divengono esplicite con le conferenze americane del 1912. Qui la critica junghiana investe alcuni capisaldi delle teorie freudiane, quali la concezione della sessualità infantile come perverso-polimorta, la definizione sessuale della libido, l’etiologia edipica della nevrosi, e in generale ogni troppo rigido causalismo. Negli anni seguenti Jung approfondisce le ragioni del suo distacco, e insieme delinea il disegno della psicologia analitica, in particolare nei suoi fondamenti tipologici e nella struttura dell’inconscio. Tra i saggi qui raccolti ricordiamo: La teoria freudiana dell’isteria (1908), L’analisi dei sogni (1909), Aspetti generali della psicoanalisi (1913) e Il contrasto tra Freud e Jung (1929).
Carl Gustav Jung – Opere vol. 5: Simboli della trasformazione
Scritta di getto nel 1912, «esplosione di tutti i contenuti psichici che non potevano trovar posto nelle strettoie opprimenti della psicologia freudiana e della sua visione del mondo», quest’opera non ha segnato soltanto il distacco di Jung dal suo maestro, ma è diventata per lui una specie di programma di lavoro da svolgere nei decenni successivi. Non a caso verso la fine della sua lunga attività Jung è tornato ad occuparsene, curandone una nuova stesura su cui è stata condotta la presente edizione. Lo spunto del libro è dato dall’esame di «alcuni esempi di immaginazione inconscia creativa»: lo scritto autobiografico di una giovane poetessa americana, indicata come Miss Miller. L’analisi di queste fantasie consente a Jung di cogliere straordinarie somiglianze tra mitologemi di varia origine, studiati con prodigiosa ampiezza di riferimenti culturali. Così facendo, Jung giunge ad ampliare il concetto freudiano di «libido», e ad individuare quei funzionamenti della psiche collettiva che definirà «archetipici».
Carl Gustav Jung – Opere vol. 8: La dinamica dell’inconscio
Gli scritti raccolti in questo ottavo volume delle Opere sono tutti posteriori alla rottura scientifica con Freud, ed esprimono quindi, sia pure a diversi livelli di elaborazione, il pensiero proprio di Jung, contenendo riflessioni essenziali per la teoria e la pratica analitica. Alcuni saggi (da Energetica psichica del 1928 alle Riflessioni teoriche sulla natura della psiche del 1954) cercano di figurare un modello della psiche fondato sul concetto di «libido» intesa in senso lato come energia psichica. Altri (sulla psicologia del sogno o sulla «funzione trascendente») definiscono le modalità di emergenza della spinta all’individuazione; altri ancora discutono i ritmi vitali dell’esperienza psichica, e i presentimenti inconsci della morte, individuali e collettivi. Infine i due testi sulla sincronicità costituiscono un tentativo di elevare alla dignità di ricerca scientifica certi fenomeni di correlazione psicofisica altrimenti non spiegabili dalla scienza causalistica. Il volume accoglie dunque i grandi testi teorici della piena maturità di Jung, quasi il cuore di un’opera di valore e dimensioni eccezionali. Tra i saggi qui raccolti ricordiamo: Istinto e inconscio (1919), La struttura della psiche (1927/1931), Anima e morte (1934), L’essenza dei sogni (1945/1948), e La sincronicità (1951).
Carl Gustav Jung – Opere vol. 9/2: Aion. Ricerche sul simbolismo del Sé
Aion si presenta come un’ampia monografia dedicata all’archetipo del Sé. Centrale è l’idea di eone, che dà il titolo al libro. Eone (in greco aion) significa «era, epoca, tempo indefinito, eternità», ma anche, presso gli gnostici, «mondo» e «dio del mondo». Per seguire le trasformazioni della situazione psichica all’interno dell’eone cristiano, Jung ricorre a tutta una serie di simboli, cristiani, gnostici e alchemici, e in particolare al simbolo del pesce, che fin dall’antichità è stato posto in relazione con Cristo e ha svolto un ruolo centrale nell’astrologia. Se in Psicologia e alchimia Jung aveva già cercato di approfondire il significato dell’archetipo del Sé collegandolo alla tradizionale figura di Cristo, qui dà invece maggiore rilievo alle considerazioni astrologiche. Come prova l’Apocalisse, le speculazioni storiche sul tempo sono sempre state influenzate dalle idee astrologiche. Anche se non esiste prova che il simbolismo del pesce sia derivato dalla figura zodiacale, e nemmeno si possa stabilire una connessione tra la polarità dei Pesci e l’opposizione Cristo-Anticristo, l’eone dei Pesci ha accompagnato per duemila anni l’evoluzione spirituale cristiana. Jung sviluppa inoltre una critica psicologica alla dottrina teologica secondo cui il male non è che un «meno» di bene, proponendo invece un superamento della tradizionale opposizione cristiana, qui risolta in una visione accettabile per la coscienza moderna.
Carl Gustav Jung – Opere vol. 11: Psicologia e religione
Nella prospettiva di Jung i dati religiosi vanno considerati come la manifestazione storica infinitamente varia di un autonomo livello di realtà; autonomo in quanto, pur rivelandosi attraverso la vita, esso non è il frutto della sublimazione di una realtà biologica, come Freud pretendeva, ma è parte costitutiva e irriducibile della condizione umana. I dati religiosi vanno perciò compresi come la formulazione psicologica di esperienze interiori che hanno sempre, all’origine, i caratteri della rivelazione individuale, anche se subiscono poi il travaglio secolare dei tentativi di rielaborazione culturale tendenti a renderle assimilabili ai più; e che possono sempre riemergere nei materiali onirici o visionari individuali, in quanto essi hanno radice nel fondo archetipico comune. Psicologia e religione (1938/1940), il Saggio d’interpretazione psicologica del dogma della Trinità (1942/1948), Il simbolo della trasformazione nella messa (1942/1954) e gli altri scritti sulla religione in Occidente sono costruiti in questa prospettiva, che l’immensa dottrina di Jung sostanzia e conferma. A questi saggi seguono quelli da Jung dedicati alla religione in Oriente: i commenti psicologici al Libro tibetano della grande liberazione (1954) e al Libro tibetano dei morti (1935/1953), la Prefazione alla Introduzione al buddismo zen di D.T. Suzuki (1939), Psicologia della meditazione orientale (1943), e così via. Essi mostrano magistralmente come i diversi metodi orientali d’introversione favoriscano il suddetto carattere individuale dell’esperienza religiosa; sottolineando tuttavia nel contempo l’estraneità di Jung, terapeuta impregnato del mito eristico della redenzione, alle tentazioni di fuga dal mondo presenti in così larghi strati della religiosità orientale.