Nella Russia prerivoluzionaria e nei primi anni dello Stato sovietico il ruolo dell’intelligentija è stato particolarmente importante e autonomo. Fin dalla metà degli anni Venti, tuttavia, la burocratizzazione e l’ideologizzazione estrema dell’URSS hanno ridotto progressivamente gli spazi esistenti, creando le premesse per la tragedia degli anni Trenta, che hanno visto soccombere sotto il terrore staliniano — insieme a gran parte dell’élite bolscevica — anche moltissimi intellettuali, poeti, scienziati, artisti. In quegli anni sparisce ogni traccia della grande libertà che aveva permesso la straordinaria fioritura della cultura e dell’arte russa nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione. Il volume inquadra il difficile rapporto tra potere e intellettuali a partire da alcuni problemi connessi a settori specifici (teatro, cinema, letteratura, musica, ecc.) soffermandosi soprattutto su due periodi : quello della formazione dello Stato sovietico e quello — particolarmente instabile — degli anni 1932 – 1934, quando l’ultimo tentativo di sostituire Stalin alla testa del partito Comunista si rifletté indirettamente nel dibattito del primo Congresso degli scrittori sovietici. Il testo è integrato da un’ampia Cronologia ragionata che permette di inquadrare l’argomento in una sintetica ma esauriente trattazione delle vicende sociali e politiche complessive del periodo.