Un demone si aggira da sempre per i regni incantati e deserti della letteratura. La sterminata legione dei personaggi più memorabili è inquietata, manipolata, combattuta da un fumo demonico: i fantasmi di Dante, di Shakespeare, di Hugo ne subiscono l’influsso, si piegano alla sua forza distorsiva, tentano esorcismi, soccombono. Il demone è la letteratura stessa. Ed è questo demone, la letteratura stessa, che affronta Andrea Morstabilini nel suo romanzo d’esordio. È una assai strana storia, di terrore e stupefazione, che si snoda nella vertigine di una lingua nutritasi delle più alte e perturbanti letterature, riedificate attraverso colpi di scena e visioni medianiche. La vicenda consiste nella scomparsa misteriosa delle mummie conservate sotto teca nel museo dedicato a Paolo Gorini, celebre scienziato ottocentesco operante in Lodi, che approntò una collezione anatomica di corpi sottoposti a processo conservativo, secondo segrete formule alchemiche. Da questa sparizione si scatena un vortice di accadimenti, una detection soprannaturale, le evocazioni spiritiche allestite con grimori da parte di due adolescenti, un viaggio al di là dell’aldilà, un sinodo di cadaveri che accusa l’imbalsamatore, un anziano sulfureo che introduce a uno stupefacente cimitero in vetro. Ci si trova a seguire il racconto di un Prospero carico di tutti i libri e di un Calibano che conosce tutte le carni, in forma di quest del male, che è demone meridiano, melancholia du¨reriana, in bilico tra sogno e follia, bramosia e perversione, inabissata in carceri piranesiane, suppurata di ornamenti barocchi, tanto meravigliosi quanto fugaci, un caleidoscopio che miscela tutti i cromatismi e le screziature. Alla ricerca dell’orrore sublime, Andrea Morstabilini si inserisce in una linea che ha molti padri e madri, da Shakespeare a Marlowe, da Donne a Coleridge a Shelley, filtrando questo ordito in una lingua che ha in Manganelli e Landolfi alcuni dei più illustri e recenti ambasciatori.
Andrea Morstabilini – Il demone meridiano
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