Il soggiorno e la catastrofe di Nietzsche a Torino, ricostruiti attraverso un libro che si propone di sfatare la mitologia che avvolge la figura del filosofo tedesco mediante una ricognizione scrupolosa dei fatti.
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Anacleto Verrecchia – Diario del Gran Paradiso
Dividere il cielo con gli stambecchi, ma anche con i camosci e le marmotte, è un’esperienza molto gradevole e unica nel suo genere: l’anima si allarga, lo spirito si arricchisce e l’innocenza degli animali fa dimenticare la malvagità degli umani”. È questa la fondamentale esperienza fatta da Anacleto Verrecchia in gioventù, quando per tre anni visse, lavorò e meditò nel Parco del Gran Paradiso. Esperienza non d’isolamento, ma, piuttosto, di diradamento del commercio coi propri simili — avendo inoltre con sé, lo s’intende, alcuni livres de chevet, tra i quali Schopenhauer, vera guida spirituale del Nostro. Cosa cercava lassù? Certo, conforto a un cocente, tormentoso dolore, come accenna lui stesso. Ma trovò anche altro: un punto nuovo d’osservazione degli uomini, la possibilità d’accedere ad un diverso grado di conoscenza. Di quel periodo è rimasto questo libro: un diario, come recita il titolo, ma anche uno “zibaldone” di riflessioni. Vi troviamo persino l’unica poesia che Verrecchia abbia accettato di rendere pubblica. Da luogo reale il Parco diventò per lui anche un luogo mentale, una costante del suo modo di giudicare e di essere. Chiude il libro un dialogo tra i “Demiurghi” riuniti a consiglio sulla cima del Gran Paradiso. Ognuno di loro rivendica di aver fatto e di governare il mondo. Prevale la pazzia: e non è l’ambivalente oggetto del celebre Elogio d’Erasmo. Essa è il crudo “segreto”, in verità a tutti noto ma sempre rimosso
Anacleto Verrecchia – La stufa dell’anticristo. Altri vagabondaggi culturali
Comunque lo si consideri il mondo, a conti fatti, appare come un condominio tra la malvagità e la pazzia: l’una regna e l’altra comanda. Questa massima, che ha sempre guidato la riflessione filosofica dell’Autore, fa da filo conduttore anche in questi suoi Vagabondaggi culturali. Così si spiega il bellissimo disegno del pittore Ottavio Mazzonis, il quale raffigura la Pazzia che con aria trionfale tiene la mano sulla testa degli uomini e li ispira nelle loro azioni. Ma nel volume c’è anche dell’altro, come l’amore per la natura e il rimpianto per il mondo classico. La prosa, franta e sincopata, dà proprio l’idea di chi corre di qua e di là per vedere il più possibile i resti della civiltà classica, segnatamente di quella romana.La lettura è così affascinante che verrebbe voglia di riportare qui le parole di Lichtenberg, un grande autore fatto conoscere in Italia soprattutto da Verrecchia: “Chi ha due paia di calzoni ne venda uno e si procuri questo libro”
Anacleto Verrecchia – Giordano Bruno. La falena dello spirito
Giordano Bruno (1548-1600) non fu soltanto una delle menti filosofiche più lucide e ispirate del suo tempo; fu anche un uomo che seppe trarre le più estreme conseguenze dalle sue idee: una ‘falena dello spirito’, che bruciò alla luce dei propri ideali. La sua vita tempestosa, ma anche tragicamente bella, viene qui rievocata in tono partecipe e appassionato. Con grande vivacità il libro ripercorre passo per passo la burrascosa peregrinazione del filosofo attraverso l’Europa, visitando tutti i luoghi in cui visse e cercando di immedesimarsi nei suoi stati d’animo.
Consiglio ispirato da etterete6.