Mario Caprara, Gianluca Semprini – Neri! La storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista

Fasci d’azione rivoluzionaria, Legione Nera e Lotta Fascista. Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Squadre d’azione Mussolini, Ordine Nero e Giustizieri d’Italia. MAR, NAR e Terza Posizione. Costruiamo l’Azione e Movimento Politico Occidentale. Naziskin e Ultras. Sono solo alcuni dei gruppi protagonisti dei molteplici percorsi eversivi animati dalla destra a partire dai tempi di Salò, quando sparuti gruppi di fascisti tentano di sabotare l’avanzata angloamericana. Una “resistenza” che continua attraverso i raggruppamenti clandestini di esuli della RSI che, attraverso la nascita dell’MSI, progettano la restaurazione del regime fascista. Dalle lotte per Trieste Italiana alle tentazioni golpiste degli anni Sessanta, dalle stragi di Stato allo spontaneismo armato, “Neri!” racconta idee, organizzazioni, uomini e azioni di chi ha vissuto radicalmente le proprie convinzioni politiche. Un excursus che, attraverso testimonianze dirette e documenti in parte inediti, riesce a raccontare senza reticenze quello che resta il volto più oscuro della storia italiana.

Stefano Mancuso – La nazione delle piante

«In nome della mia ormai pluridecennale consuetudine con le piante, ho immaginato che queste care compagne di viaggio, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengano a soccorrerci osservando la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Come? Suggerendoci una vera e propria costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri rispettosi della Terra e degli altri esseri viventi. Sono otto gli articoli della costituzione della Nazione delle Piante, come otto sono i fondamentali pilastri su cui si regge la vita delle piante, e dunque la vita degli esseri viventi tutti.»

Infornata 20 febbraio 2019 – Invece del caffè vi offro consigli

…e perché? perché oggi è il mio genetliaco. Sono 30 tondi tondi e sento ormai incedere la decadenza, ho sempre più sonno, cala la libido, piano piano offrirò sempre meno consigli fino a che anche LDB terminerà la sua missione…

Ma oggi… politica e filosofia, con la chicca del nuovo cacciari gentilmente offertoci dal quasi omonimo Minimo Kakkiari, in arte emilio millepiani (o era il contrario?)

Se vi è piaciuta questa selezione e volete contribure al sostentamento di questo blog e all’arricchimento dei suoi archivi potete fare una bella donazione cliccando sul bannerino qui sotto

Per contrastare le tante chiacchiere che attualmente impestano i media mainstream, da Murgia alla Albright, e per ristabilire, o quantomeno cercare di ristabilire, la verità storica sto lavorando a un progetto sul fascismo per il 25 aprile. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Grazie

Alberto Burgio – Gramsci. Il sistema in movimento

“Per molte importanti ragioni Antonio Gramsci è oggi inattuale. Vede nella storia il solo luogo nel quale sia possibile comprendersi, come individui e come soggetti collettivi. È quindi, direbbe il poeta, ‘più moderno di ogni moderno’, posto che la modernità nasce col sentimento di un nuovo tempo che comincia nel segno di grandi trasformazioni. Oggi il sentimento del tempo storico appare sradicato, e si direbbe imploso l’orizzonte di senso che sul suo sfondo si costituiva. L’idea che la storia sia uno ‘svolgimento’ coerente ci è estranea. Suona per noi come un che di scolastico e di astratto. Gramsci investe sulla forza delle organizzazioni del movimento operaio, delle quali, pure, scorge gravi limiti, dovuti all’inadeguatezza dei gruppi dirigenti e alla loro estraneità alla classe. Confida nella trasformazione rivoluzionaria e nell’avvento, anche in ‘Occidente’, di una ‘nuova società’, regolata dall’autogoverno dei corpi sociali. Alieno da qualsiasi determinismo, lo considera una ‘necessità storica’ perché ha fiducia nell’efficacia della volontà (della razionalità) collettiva. Nulla più di un simile ottimismo storico si direbbe, di questi tempi, lontano dal sentire comune. Ma la sua lettura della crisi ci riguarda, ci coinvolge. Come Marx, Gramsci pensa dialetticamente la crisi come conseguenza necessaria dello sviluppo, e come premessa di una transizione differibile ma non evitabile. È uno scenario che parla di noi. Da oltre un secolo l’Occidente è stabilmente in crisi…”

Enzo Traverso – Il passato. Istruzioni per l’uso

L’industria culturale, i musei, le commemorazioni, i programmi educativi contribuiscono a fare della memoria del passato una sorta di “religione civile” delle società contemporanee. Questa religione spesso assolve una funzione apologetica: conservare il ricordo dei totalitarismi per legittimare l’ordine occidentale, occupare i territori palestinesi per impedire un nuovo Olocausto, invadere l’Iraq per non ripetere Monaco. Di fronte a un secolo di fuoco e sangue, la memoria rivendica i suo€i diritti sul passato. E il riaffiorare della memoria ha suscitato un dibattito intellettuale, che qui Enzo Traverso ricostruisce nelle sue grandi linee, da Maurice Halbwachs a Paul Ricoeur, da Walter Benjamin a Yosef H. Yerushalmi, da Primo Levi a Imre Kertész. Con l’aiuto di numerosi esempi tratti dalla storia del XX secolo questo libro mette in luce i fili che collegano i diversi segmenti della memoria collettiva, la scrittura del passato a opera degli storici e le politiche della memoria. Un libro fondamentale per capire i legami complessi che uniscono la ricerca storica, l’elaborazione della memoria e il suo uso pubblico, vale a dire il rapporto della memoria con la politica, nel senso più nobile come in quello più prosaico e triviale della parola.

Massimo Cacciari – La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo

Predomina ancora una visione del periodo dell’Umanesimo che ne esalta, da un lato, i valori estetico-artistici, e tende a ridurne, dall’altro, il pensiero a elementi retorico-filologici. Massimo Cacciari ci fa capire come le cose siano più complesse e meno schematiche, e come la stessa filologia umanistica vada in realtà inserita in un progetto culturale più ampio nel quale l’attenzione al passato è complementare alla riflessione sul futuro, mondano e ultramondano. Dunque una filologia che è intimamente filosofia e teologia. E i nodi filosofici affrontati dagli umanisti (che in quest’ottica non iniziano con Petrarca o con i padovani, ma con lo stesso Dante) sono difficilmente ascrivibili a sistemi armonici o pacificanti, secondo una visione tradizionale del Rinascimento. C’è un nucleo tragico del pensiero umanistico, fortemente «anti-dialettico», in cui le polarità opposte non si armonizzano né vengono sintetizzate.

Susan George – L’america in pugno. Come la destra si è impadronita di istituzioni, cultura, economia

Quando George Bush lascerà la Casa Bianca all’inizio del 2009, gli Stati Uniti torneranno forse alla “normalità”? Il prossimo presidente potrà governare alla luce di una nuova visione, in grado di far riassumere agli Usa un ruolo “positivo” nello sviluppo del pianeta? Per Susan George questo non potrà assolutamente succedere, o almeno sarà un percorso difficile e pieno di ostacoli. Da ormai più di trent’anni, infatti, la destra americana è protagonista di una “lunga marcia” che le ha consentito di conquistare tutte le principali casematte ideologiche del paese: una vera e propria guerra culturale che ha inciso in profondità sui contenuti e le forme del dibattito politico americano. Alla base della sua strategia le cosiddette “quattro ‘M’: money, media, marketing e management, a cui bisognerebbe aggiungere però il senso di “missione” che ha ispirato ogni atto della politica estera. Il risultato è un’alleanza eterogenea ma non per questo meno formidabile, che comprende fondazioni private, lobby, think-thank specializzati in ogni genere di questioni, un vasto arcipelago di pubblicazioni, tv via cavo religiose, avvocati, organizzazioni politiche con un’immediata capacità di mobilitazione. Chiunque sia, il prossimo presidente degli Stati Uniti non potrà fare a meno di confrontarsi con questa realtà, in cui poco o nulla è rimasto dei valori “liberai” che avevano ispirato l’epoca dell’affirmative action negli anni sessanta.

Barrington Jr. Moore – Le origini religiose della persecuzione nella storia

Nel ripetersi storico dei massacri di massa, dei rigurgiti sanguinari di intolleranza, delle persecuzioni di cui ogni epoca, non esclusa la nostra, ha provato la piaga, colpisce più che la differenza la somiglianza: «sono state le somiglianze – osserva Barrington Moore – a dare risultati così tremendi». L’eminente storico americano – che con un libro celebre, Le origini sociali della dittatura e della democrazia, ha offerto una chiave originale per comprendere la storia comparata, andando a cercare nelle basi sociali (ideologiche, istituzionali, culturali, oltre che economiche) la causa della differenza o della ripetizione -applica lo stesso sistema di indagine al caso della persecuzione. E ricostruisce, attraverso alcuni eventi speciali presi come esempi tipici – dall’Israele dell’Antico Testamento, al Terrore della Rivoluzione francese, dalle Guerre di religione, al sistema delle caste indiane e alla Cina confuciana – lo schema dinamico di quei «processi che sfociano nella approvazione morale della crudeltà». Al di sotto vi è sempre un’idea di purezza morale che d’improvviso, per circostanze diverse, si fa strada tra gli eventi e fissa il perimetro di un’identità comune che si sente minacciata dai soggetti attivi di una contaminazione percepita come abbastanza forte da deumanizzarne e demonizzarne i portatori. Una coppia di opposti inconciliabili, puri contro impuri, che si trovano entro le culture derivate dalle grandi religioni monoteiste, ma che è invece estranea alle altre culture dove l’impuro, benché degradato e intoccabile, viene considerato elemento integrante della comunità in quanto destinato a trattare e manipolare l’immondo. Una situazione tutt’altro che idillica, visto che il prezzo da pagare era la rigida divisione in caste e l’immobilità sociale, che oggi, comunque, l’intrusione dell’Occidente ha sconvolto. «Tanto tempo fa, diciamo dopo la fine della II guerra mondiale, pareva che le battaglie contro le forme più virulente dell’irrazionalità e dell’intolleranza fossero finite e vinte. Potevamo rivolgerci alla lotta contro l’ignoranza, contro la fame e le malattie, e magari goderci anche un po’ la vita. A mezzo secolo di distanza quella visione, col ritorno di tutti i vecchi spettri e la creazione di nuovi orrori, sembra essere stata la grande illusione del XX secolo».

R.P. Wolff, B. Moore jr, H. Marcuse – Critica della tolleranza

«Tempo fa – scrivono gli autori di questo volume – ci accordammo per stendere i nostri pensieri intorno alla tolleranza e al posto che occupa nell’atmosfera politica che ci circonda. Partendo da punti di vista molto diversi e attraverso strade molto diverse, siamo tutti e tre arrivati all’incirca alla stessa conclusione. Ad ognuno di noi la teoria e la pratica oggi prevalenti della tolleranza si sono rivelate dopo attento esame essere in varia misura nient’altro che maschere ipocrite per coprire realtà politiche spaventose. L’indignazione sale di saggio in saggio. Noi speriamo, forse invano, che il lettore seguirà i gradini del ragionamento che ci hanno condotto a questo risultato. V’è, dopo tutto, un senso di offesa e di indignazione che accende l’intelletto oltre che il cuore».

Roberto Esposito – Termini della politica vol. 1

Termini della Politica vol. 1: Comunità, Immunità, Biopolitica di [Esposito, Roberto]

Comunità, immunità e biopolitica sono le categorie fondamentali attraverso le quali Roberto Esposito ha elaborato un pensiero tra i più originali e apprezzati della filosofia continentale contemporanea. Pubblicato originariamente nel 2008, Termini della politica ha inaugurato un nuovo modo di pensare la politica, nel momento in cui, all’esaurimento del lessico moderno, si è trovata a interpellare direttamente la vita umana nella sua dimensione biologica. Dopo essere stata tradotta in numerosi paesi stranieri (Stati Uniti, Francia, Giappone, Corea, Polonia, Brasile), l’opera riappare adesso in una nuova edizione, arricchita da altri saggi dell’autore, che ne ampliano i contenuti e allargano l’orizzonte. Il secondo volume, Politica e pensiero – due termini classici il cui rapporto segna l’intero percorso filosofico di Esposito –, rappresenta la prosecuzione ideale del primo, in un confronto sempre più teso con le grandi questioni del nostro tempo. Due libri dunque legati fra loro, ma allo stesso tempo indipendenti, che condividono l’originalità di un pensiero e il rigore di un percorso teoretico sempre più
al centro del dibattito filosofico contemporaneo.