La storia del regime fascista viene ricostruita in queste lezioni di Federico Chabod alla Sorbona (1950) con indubbia imparzialità benché l’autore non nasconda mai le sue convinzioni antifasciste. La disamina che Chabod fa dei motivi che assicurarono larghi consensi alla dittatura fascista e di quelli che in seguito glieli fecero perdere, è veramente incisiva nella sua obiettività e il disegno che traccia della Resistenza italiana si eleva sovra ogni intento celebrativo. Il senso politico della Resistenza consiste per Chabod nel passaggio dalla monarchia alla repubblica. E il fatto che nella Resistenza il volontariato faccia la sua comparsa non solo fra i ceti medi borghesi ma anche, e quasi come una novità, fra gli operai e i contadini, «basterebbe a spiegare perché la vita politica dell’Italia dopo il 1945 è diversa da quella dell’Italia di prima del ’14 ». Il Nord costituì la forza principale della lotta di liberazione; ma dopo la vittoria prevalsero le soluzioni politiche più moderate, non senza il peso degli orientamenti più scettici o più tradizionali emersi nel Sud. L’unità nazionale è uscita vittoriosa dalla terribile prova della guerra perduta; l’Italia è stata ricostruita grazie ai suoi lavoratori e amministratori e grazie alla congiuntura internazionale; lo Stato è «rimasto solidamente in piedi, malgrado una crisi senza precedenti» e il paese ha rivelato una «capacità di ripresa sorprendente»; ma i suoi tradizionali problemi economici e demografici rimangono, ancora oggi, in gran parte insoluti.
Archivi autore: Natjus
Donald Sassoon – Come nasce un dittatore
Jurij Filatov – La caduta del fascismo
Opera d’ampia sintesi, che muove dalle più sconvolgenti vicende della storia del Novecento (le guerre d’Etiopia, di Spagna, d’Albania, fino alla seconda guerra mondiale), questo libro di Jurij Filatov centra il tema del crollo del fascismo nei suoi aspetti esterni (gli eventi bellici, appunto) e interni (l’opposizione clandestina dei partiti antifascisti). La concomitanza di questi due fatti a cominciare dal 1935 — assunto a punto di partenza della ricerca storica — è dunque il filo conduttore, sottolinea Adolfo Scalpelli nella sua prefazione, di questa storia, attorno al quale si intrecciano i temi dell’organizzazione dello stato fascista, della sua ideologia e dei suoi miti, in un sapiente dosaggio di tutti gli elementi utili alla formulazione di un giudizio documentato e definitivo su un fenomeno di immenso significato storico.
Mimmo Franzinelli – Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento
Il 23 marzo 1919 è una data cardine nella storia d’Italia. Quel giorno, a Milano, in piazza San Sepolcro, al primo piano di Palazzo Castani, elegante edificio di fine Quattrocento, l’ex socialista Benito Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento. Sulla scena politica irrompe un movimento di tipo nuovo, aggressivo e dinamico, che non solo mescola estremismo di destra e radicalismo di sinistra ma raccoglie simpatizzanti di ogni genere: Arditi, futuristi, reduci, massoni, socialisti, sindacalisti rivoluzionari, anarchici. La maggior parte di loro sono giovani. Il programma è avanzato e decisamente riformista: si propongono la Costituente repubblicana dei combattenti, l’abolizione del Senato, il suffragio universale maschile e femminile, l’introduzione delle otto ore lavorative. Mussolini, in particolare, vuole affidare la guida del Paese a una nuove élite, l’aristocrazia dei combattenti. L’obiettivo è spodestare la vecchia classe dirigente liberale, scongiurare il pericolo bolscevico e conquistare il potere. Dalle colonne de «Il Popolo d’Italia», il quotidiano interventista creato nel 1914 grazie ai finanziamenti degli industriali, Mussolini rivendica l’annessione di Fiume e della Dalmazia, soffia sul fuoco della crisi economica, legittima l’uso della violenza come strumento di lotta politica (il primo assalto alla sede dell’«Avanti!» avviene il 15 aprile 1919). Eppure, per il fascismo delle origini le elezioni di novembre si rivelano un insuccesso: Mussolini non viene neppure eletto alla Camera ed è addirittura arrestato per violenze. Come il leader fascista reagì alla sconfitta e riorientò il suo movimento verso nuove prospettive? Chi lo aiutò in quel frangente? Lo spiega in maniera chiara ed esauriente Mimmo Franzinelli, ponendo al centro della sua analisi proprio il diciannovismo, ossia quella pericolosa miscela di violenza verbale e fisica che avvelenò il clima sociale dell’epoca, scatenando lampi di guerra civile. Ma non è questo l’unico aspetto che rende Fascismo anno zero un libro importante. Per la prima volta, infatti, sulla base di inedite fonti d’archivio, l’autore ha potuto ricostruire le variegate identità e i tortuosi percorsi biografici di chi, quel 23 marzo 1919, partecipò all’«adunata», un evento che la propaganda di regime – inventando il «brevetto di sansepolcrista» – innalzerà a vero e proprio mito fondativo del fascismo. A un secolo esatto di distanza dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento, le pagine di Franzinelli hanno il merito di gettare nuova luce sull’avventura politica e personale di Mussolini e di ricostruire, in maniera scrupolosa, il preludio di una dittatura.
Giorgio Bocca – Storia d’Italia nella guerra fascista (1940-1943)
Dal “patto d’acciaio” che Italia e Germania firmano nel 1939 all’armistizio dell’8 settembre 1943. È l’arco di tempo che Bocca studia in questo libro, che completa il quadro avviato con la Storia dell’Italia partigiana (1966; nuova edizione Feltrinelli, 2012).
Ne viene un affresco cupo e impietoso del tramonto e del tragico epilogo del regime fascista, che trova nell’avventura della Seconda guerra mondiale il suo ultimo atto e il suo ritratto definitivo. Nel serrato e coinvolgente racconto di Bocca, sfilano davanti al lettore il velleitarismo di un dittatore sempre più isolato, l’impreparazione di una classe dirigente collusa con il regime, la fragilità di un sistema economico in prevalenza agricolo che inevitabilmente si piega sotto il peso politico, strategico, militare delle grandi potenze industriali dell’Europa, del Nordamerica e dell’Unione Sovietica.
Uscito per Laterza nel 1969, il libro viene ripubblicato, completo di numerose cartine geografiche, nel contesto della riedizione delle opere storiche di Giorgio Bocca avviata da Feltrinelli nel 2012.
Giampiero Carocci – Storia del fascismo
Che cosa è stato il fascismo? Che cosa ha rappresentato nella storia d’Italia? Chi era Mussolini: un volgare avventuriero o un grande statista? Sono domande che le polemiche politiche dei nostri giorni rendono di una attualità bruciante. Il presente volume vuole rispondere a queste domande, sforzandosi però di non cedere alle suggestioni del dibattito politico, che si prestano magari a battute brillanti ma che renderebbero inevitabilmente le risposte condizionate a motivi contingenti. L’autore, pur non nascondendo un preciso punto di vista etico-politico, ha voluto che le risposte a quegli interrogativi fossero di carattere rigorosamente storico.
Francesca Tacchi – Fascismo
Piero Calamandrei – Il fascismo come regime della menzogna
I capitoli inediti di un’opera di Piero Calamandrei: un bilancio del ventennio all’indomani della Liberazione, un inno alla libertà ritrovata, un’analisi a caldo del regime.
Pietro Secchia – Le armi del fascismo (1921-1971)
Cosa è stato il fascismo? Come e perché è sorto? Quali le cause, i modi, gli eventi decisivi della sua ascesa nella società italiana cinquantanni or sono? È ripetibile oggi? Che senso hanno, quali pericoli celano gli episodi recenti di violenza fascista in Italia? Non costringono essi a ripercorrere la storia passata, a rimeditare i nodi della tragica involuzione della società italiana nel primo dopoguerra, individuando le componenti economiche, politiche, sociali, psicologiche, le forze e le possibilità in campo nel duro scontro di classe in una società — allora come oggi — in profonda trasformazione? Pietro Secchia in questo agile libro tenta una organica risposta a queste domande, che purtroppo si ripropongono non come tema semplicemente storiografico, ma come compito conoscitivo e impegno politico insieme. La situazione odierna è diversa da quella di allora, certo, diverso il rapporto di forze tra il movimento operaio e la costellazione di classe al potere, ma intatta è la pervicacia reazionaria e potenziale belluinità degli avversari della democrazia, della minoranza dominante. Ammonisce perciò Secchia: “ Le forze per impedire e battere qualsiasi tentativo di rinascita del fascismo esistono purché agiscano e facciano sentire il loro peso. Non è sufficiente dire che la storia non si ripete. È vero, non si ripete mai nelle stesse forme, negli stessi modi, ma se si lasciasse fare e non si lottasse con la giustezza e la decisione necessarie, mirando a precisi obiettivi, potrebbe ripetersi anche in peggio.