Paul Oskar Kristeller – Il pensiero e le arti nel Rinascimento

Oggetto di questi studi – divenuti ormai un punto di riferimento obbligato – sono la filosofia e le arti del Rinascimento: l’umanesimo, il platonismo e l’aristotelismo, ma anche la musica, la poesia, le arti figurative. Quel complesso di fenomeni di sensibilità e pensiero che dettero spessore e autonomia a una cultura del Rinascimento. Kristeller diffida di ogni operazione che voglia ingabbiare la storia della cultura sotto le rigide determinazioni della storia politica, economica o sociale. Anzi, difende il punto di vista secondo cui sono le idee filosofiche e artistiche ad avere influenzato in modo determinante la politica e l’economia di certe epoche storiche. I saggi qui raccolti su Ficino e Pomponazzi, sull’averroismo padovano, sul pensiero morale e sulla diffusione europea dell’umanesimo, sull’insegnamento della musica, sulla retorica, sul sistema delle arti, sono la prova migliore della fecondità di un metodo di indagine che privilegia l’autonomia di una storia intellettuale a tutto tondo, capace di restituire in pieno lo spessore e la profondità di uno dei momenti più significativi ed esaltanti della nostra vicenda intellettuale.

Furio Jesi – Spartakus. Simbologia della rivolta

Scoperto di recente tra le carte lasciate da Jesi, dopo che una intricata vicenda editoriale lo aveva nascosto per trent’anni, “Spartakus” occupa un posto di indubbio rilievo nell’opera del grande mitologo e germanista, offrendo una delle sue più originali e riuscite prove di scrittura. Non si tratta infatti di una “storia del movimento spartachista”, ma di un’appassionata fenomenologia della rivolta intesa quale immediata “sospensione del tempo storico” e distinta pertanto dalla rivoluzione, che comporta una strategia a lungo termine, tutta calata nei processi della storia. Certo, “rivolta” è in primo luogo l’insurrezione del gennaio 1919, che Jesi ricostruisce quasi miniandola nel ritmo serrato della prosa: in quei giorni, lungo le vie di Berlino, “ogni gesto valeva di per se stesso”, gli uomini combattevano negli altri uomini il volto disumano, mitico-demoniaco del potere e l’atto “meno deliberato e più conchiuso in se stesso”, la scrittura, si rivela paradossalmente esperienza collettiva. Per questo, Spartakus tratta sì di Rosa Luxemburg, ma anche molto di Dostoevskij, di Storm, di Fromentin, di Brecht, nonché di Eliade e di Thomas Mann.

Silvio Lanaro – Patria. Circumnavigazione di un’idea controversa

La patria sta davvero morendo e trascinando con sé lo stato-nazione che ne ha accolto e tutelato per secoli il patrimonio di identità culturale? I flussi migratori, i circuiti finanziari intercontinentali, la trans spazialità linguistica e religiosa, gli esperimenti di integrazione economica, ecc., sembrerebbero dire di sì. Eppure la patria, secondo l’autore, è l’unico luogo di aggregazione morale, civile e spirituale in grado di garantire la pluralità delle esperienze esistenziali di cui oggi possono godere gli uomini e le donne in questa tarda ora del secondo millennio, permettendo loro di affrontare i problemi della vita di relazione, senza l’angosciosa insicurezza del viandante e dell’esule.

 

Federico Chabod – L’idea di nazione

Dire senso di nazionalità, significa dire senso di individualità storica. Si giunge al principio di nazione in quanto si giunge ad affermare il principio di individualità, cioè ad affermare, contro tendenze generalizzatrici ed universalizzanti, il principio del particolare, del singolo.
Per questo, l’idea di nazione sorge e trionfa con il sorgere e il trionfare di quel grandioso movimento di cultura europeo, che ha nome Romanticismo.

Jean Daniélou – L’ORAZIONE, PROBLEMA POLITICO

L’intento di queste pagine è quello di porre una domanda: in quale modo si renderà possibile resistenza di un grande popolo cristiano nella civiltà di domani? Il problema religioso non riguarda una élite. È, al contrario, un problema che riguarda le masse. A livello delle masse, però, religione e civiltà sono strettamente dipendenti l’una dall’altra. Non esiste una vera civiltà che non sia religiosa. Inversamente, una religione di massa è possibile soltanto se sostenuta dalla diffusione della cultura.
Ora, ci sembra che oggi troppi cristiani accettino la giustapposizione di una religione personale e di una società laica. Tale concezione è rovinosa sia per la società che per la religione. Ma come trovare un’unione dell’una e dell’altra, che non assoggetti la religione ai poteri temporali e che non osservi i poteri temporali alla religione?
Le pagine che scrivo vorrebbero essere un invito a questa ricerca di primaria importanza per il futuro

Emile Durkheim – Le forme elementari della vita religiosa. Il sistema totemico in Australia

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Un’indagine sull’origine e il ruolo della religione che, al tempo della sua prima apparizione, non mancò di generare scandalo e sollevare aspri dibattiti, e che ancora oggi viene salutata da sociologi, antropologi, teologi, filosofi, come uno dei più grandi contributi all’analisi del rapporto tra religioni e società. Mostrando il carattere sociale della religione e quello religioso della società, Durkheim stabiliva tra le due dimensioni un legame così stretto da rendere implausibile qualsiasi teoria della società che non facesse spazio ai fenomeni religiosi. La forte enfasi sul carattere collettivo della religione, sull’importanza delle pratiche oltre che delle credenze, e la capacità di individuare le principali linee di sviluppo nella modernità del rapporto tra religioni e società, fanno dell’opera di Durkheim una delle fonti classiche di maggior spicco nell’interpretazione dei fenomeni religiosi nel presente. Una lettura rigorosamente laica, capace tuttavia di penetrare dall’interno le dimensioni costitutive della religione, nel loro significato individuale e collettivo.

Charles P. Kindleberger – La grande depressione nel mondo 1929-39


Le crisi monetarie che da anni si susseguono in quasi tutti i paesi del mondo spingono gli economisti a ricercare le cause e il significato della grande depressione degli anni trenta quasi a “desumerne insegnamenti – come scrive Federico Caffè in una interessante introduzione al volume – per una migliore comprensione della depressione inflazionistica che il mondo sta sperimentando a partire dalla prima parte degli anni settanta”. La tesi che Kindleberger sviluppa nel suo volume, sostenuta da un ricco materiale storico ed economico, è senz’altro una delle più originali: le ragioni che possono spiegare la lunghezza e la profondità della depressione mondiale vanno ravvisate nella incapacità della Gran Bretagna e nella mancata volontà degli Stati Uniti di accettare le responsabilità inerenti la posizione di leadership; la causa fondamentale della crisi va perciò ricercata soprattutto nell’instabilità del sistema economico e monetario internazionale, instabilità su cui ancora oggi il mondo s’interroga alla ricerca di valide soluzioni

Werner Post, Alfred Schmidt – Che cos’è il materialismo?

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Un cristiano, Werner Post, e un marxista, Alfred Schmidt, discutono il significato attuale, lo sviluppo storico, le contraddizioni e le implicazioni rivoluzionarie del materialismo. Dopo aver analizzato il ruolo ideologico-politico del materialismo francese del ‘700 e aver ampiamente indagato i caratteri di quello marxista, gli autori si soffermano su aspetti del pensiero materialistico tanto essenziali quanto raramente tematizzati, come il posto dell’uomo e della Terra nell’universo, l’inesorabilità delle leggi di natura, il problema della malattia e della morte…
Il materialismo al centro del dialogo non è solo una teoria rivoluzionaria; è anche una visione del mondo in grado di dare una risposta coerente e rigorosa alle domande dell’uomo.

Anonimo francofortese – Teologia tedesca. Libretto della vita perfetta

Opera di un anonimo Cavaliere teutonico di Francoforte, che riassume in forma più semplice l’alta lezione spirituale di Meister Eckhart, fu stampata e diffusa da Lutero con il titolo “Teologia tedesca”, e come tale godette grande fortuna nei secoli XVI e XVII, fornendo alimento essenziale alla mistica, non solo germanica (basti pensare a San Giovanni della Croce). Definita “opera immortale” da Schopenhauer, che paragonò il suo autore a Platone e a Buddha, essa indica la via per giungere alla beatitudine in questa vita, sì che il mondo divenga per noi un paradiso. La via è il distacco, la rinuncia alla volontà propria, in modo che il nostro occhio divenga l’occhio stesso di Dio.