Ernesto De Martino – La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud [LDB]

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Salento, “terra del rimorso”, “terra del cattivo passato che torna e opprime col suo rigurgito”. Qui, nel giugno 1959, un’équipe guidata da Ernesto De Martino e formata da uno psichiatra, uno psicologo, un musicologo e un sociologo condusse una ricerca etnografica per studiare il tarantismo, antico rito contadino caratterizzato dal simbolismo della taranta – il ragno che morde e avvelena – e dalla potenza estatica e terapeutica della musica e della danza. L’obiettivo era verificare se il tarantismo fosse una patologia medica specifica o, piuttosto, la manifestazione molto fisica di un rito di passaggio. Il gruppo di De Martino raccolse interviste a donne e uomini morsi dalla taranta, o che avevano avuto un congiunto a sua volta colpito, oltre ad assistere in prima persona al delirio dei tarantati. Dall’analisi dei dati e dal confronto tra le esperienze singole, De Martino colse alcuni elementi simbolici ricorrenti: il periodo della vita – la pubertà e, per le donne, il menarca – e l’ora del giorno, le dodici, in cui si consuma il primo morso; la recrudescenza ciclica, in alcuni casi annuale, dei suoi effetti; l’esorcismo e la visione di san Paolo, che annuncia ai posseduti l’imminente guarigione. Ogni elemento contribuisce a una rappresentazione liminale tra sacro e profano e avvalora la tesi del rito iniziatico, ripetuto nel tempo e ordinato da regole antichissime.

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Ernesto De Martino – Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria

In questo libro Ernesto De Martino risale alle radici dell’esigenza umana di rifiutare la morte nella sua scandalosa gratuità e, di riflesso, procurare al defunto una «seconda morte» culturalmente definita, mediante il ricorso a determinate pratiche rituali. Tra queste, l’istituto del lamento funebre, rivolto ai vivi non meno che ai defunti, poiché la piena del dolore rischia di compromettere l’integrità della presenza dei sopravvissuti. Qui sta la funzione piú profonda del pianto rituale, che non cancella la crisi del cordoglio ma l’accoglie in sé, trasformandola in disciplina culturale capace di mantenere il pathos al riparo dall’irruzione della follia. In ciò risiede la sua umanissima sapienza, il cui valore trascende i limiti storici di diffusione del fenomeno, e al quale s’abbandona persino la Madonna al cospetto della morte del Figlio, nonostante l’accesa polemica cristiana contro il costume pagano. Dall’analisi del fenomeno, ridotto allo stadio di «relitto folklorico», scaturisce il bisogno di estendere l’analisi alle antiche civiltà agrarie del Mediterraneo, al cui interno l’istituto del lamento funebre visse la stagione del suo massimo splendore, fino al progressivo declino, causato dallo scontro con il cristianesimo trionfante. De Martino si interroga infine sul problema della risoluzione laica della crisi del cordoglio, e l’Atlante figurato del pianto riflette mediante un sapiente uso delle immagini l’affascinante itinerario dell’Autore, che sollecita un confronto con l’Atlante Mnemosyne di Aby Warburg.

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Moroncini, Bruno – Sull’amore. Jacques Lacan e il Simposio di Platone [LDB]

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Dopo quella freudiana, l’interpretazione del Simposio di Platone offerta da Jacques Lacan al fine di tematizzare da un punto di vista psicoanalitico il desiderio erotico, è senza ombra di dubbio la più profonda e articolata. Questo libro ripercorre il commento lucido e appassionato che nel seminario sull’amore di transfert del 1960-61 Lacan dedica all’opera platonica per porre in evidenza da un lato l’originalità della lettura lacaniana del Simposio e dall’altro l’apporto tutt’altro che marginale che essa offre agli studi di filosofia antica per una esatta interpretazione del dialogo platonico. Ciò che alla fine emerge da questo faccia a faccia fra la scienza psicoanalitica dell’amore e un classico del pensiero filosofico come il Simposio di Platone è il carattere sovversivo del desiderio erotico: Eros, più che fare da intermediario fra gli Dei e gli uomini e quindi da protettore dei legami in generale come vuole il filosofo idealista, è il terzo incomodo che mette in crisi e porta a dissoluzione gli incontri e i connubi. Come medio, Eros è piuttosto un medio infranto, ciò che si mette di traverso e intralcia il corso regolare delle azioni umane. Contro l’interpretazione sentimentalistica che la contemporaneità dà dell’amore, il commento lacaniano del Simposio fa emergere il tratto tragico di Eros, il suo carattere aporetico e perturbante.

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Stephen Vizinczey – Elogio delle donne mature [LDB]

La storia di questo romanzo è assolutamente unica. Dopo avere subito il rifiuto di molti editori, nel 1965 il giovane autore decise di pubblicarlo a proprie spese, in Canada, dove viveva in esilio. La critica ne fu subito entusiasta: «Elogio delle donne mature ha decisamente la stoffa dell’immortalità» scrisse il «Punch» di Londra, e davvero, da allora, il libro ha conosciuto un successo ininterrotto in tutto il mondo.

Con uno stile ironico e distaccato, András Vajda, il protagonista, racconta la sua educazione sentimentale, concentrandosi «non tanto sulla personalità del narratore, quanto sui dilemmi universali dell’amore», in un memoriale molto selettivo che «si rivolge agli uomini giovani ed è dedicato alle donne mature» e tratta del «legame tra gli uni e le altre».

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Stenio Solinas – Atlante ideologico-sentimentale [LDB]

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L’Atlante ideologico sentimentale di Stenio Solinas delinea e racconta una carta geografica fisica e mentale popolata di fatti e gesta, luoghi e memorie, paesaggi con figure e vite esemplari. Percorso reale e intellettuale, frutto di reportages, incontri, letture, questo libro è una “festa mobile” e insieme un romanzo di formazione: l’Occidente di Jünger, di Leigh Fermor e di Márai, ma anche di Capri e di Saint-Tropez, della Beat Generation e della Lost Generation; l’Oriente di Sorge, Nassimbaum, Terzani, ma anche del Grande gioco, dei deserti, del fondamentalismo e dell’Orient Express… Mappatura di epoche, stili, miti e manie – gli anni Cinquanta della Dolce vita, gli anni folli di Vichy, il dandismo, la minigonna e la sex machine, l’arte e il mercato dell’arte – lo si può leggere anche come un pellegrinaggio esistenziale dove ogni tappa rimanda a una orgogliosa rivendicazione di diversità, sempre e comunque lontano dalla modernità di massa e dai suoi riti. La presenza di caratteri femminili d’eccezione – Arletty, Brigitte Bardot, Jane Birkin, Ella Maillart, Kiki di Montparnasse, Kate Moss – rende questo pellegrinaggio più lieve, un invito al viaggio e un antidoto alla fatica di vivere.

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Claude Levi-Strauss – Antropologia strutturale due [LDB]

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Secondo gli indiani Tsimshian, l’eroe Asdiwal fu condotto in cielo da un’orsa bianca – la Stella della Sera – ma volle tornare indietro e dovette affrontare numerose prove, tra cognati invidiosi, orche di legno animate per annientare i nemici e il re dei trichechi che gli offrì il suo stomaco a mo’ di scialuppa. Come quello di Odisseo, questo è un mito di nostalgia per la propria terra: la grande montagna del lago di Ginadâos, dove il profilo di Asdiwal è ancora oggi visibile, pietrificato nella roccia insieme al suo cane e ai suoi strumenti magici. Come Asdiwal, in quest’opera Claude Lévi-Strauss torna alla propria terra. Se con Antropologia strutturale definiva i fondamenti della disciplina, una quindicina d’anni dopo con Antropologia strutturale due omaggia i capisaldi – fra gli altri, Rousseau, Durkheim, Mauss e Frazer – attorno ai quali questa scienza si è sostanziata e fa il punto sullo stato degli studi: delinea cambiamenti di rotta e snodi metodologici e denuncia la corsa contro il tempo per indagare le tribù indigene minacciate o già estinte a causa dell’industrializzazione frenetica. Al di là delle trasformazioni che il corso della storia le impone, l’antropologia è e resta la «conversazione dell’uomo con l’uomo»: l’analisi di miti, segni e significati mette in rapporto le culture e i popoli, allargando i nostri orizzonti ristretti e consentendoci di includervi tutte le forme di espressione che appartengono o sono appartenute alla natura umana. Ma c’è una nota amara: l’antropologia è figlia di un’era di violenza; se è riuscita a guardare i fenomeni umani in una prospettiva più scientifica è perché una parte dell’umanità si è arrogata il diritto di trattare l’altra come un oggetto. Con Antropologia strutturale due il Saggiatore rende nuovamente disponibile un testo imprescindibile e straordinariamente attuale, spietatamente lucido nel cogliere «le tare di un umanismo incapace di fondare l’esercizio della virtù» e nel contempo determinato a rilanciare la pietà come accordo tra le tante forme – tutte meritevoli di rispetto – in cui l’umanità si è manifestata. Lévi-Strauss, raccogliendo simboli e riti, trova le radici dell’uomo: il suo nucleo originario, la sua possibilità di riscatto.

 

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Giorgio Agamben – Filosofia prima filosofia ultima. Il sapere dell’Occidente fra metafisica e scienze [LDB]

Che cosa è in gioco in quella che la tradizione della filosofia occidentale ha chiamato filosofia prima, ovvero metafisica? Si tratta di una speculazione astratta ormai desueta, oppure in essa ne va di un problema che ci riguarda da vicino, cioè quello dell’unità del sapere dell’Occidente? La metafisica è, infatti, «prima» solo in rapporto alle altre due scienze che Aristotele chiama teoretiche, cioè la fisica e la matematica. È il senso strategico di questo «primato» che si tratta allora di interrogare, poiché in esso è in questione nulla di meno che la relazione di dominio o di sudditanza, di conflitto o di armonia fra la filosofia e le scienze. L’ipotesi del libro è che il tentativo della filosofia di assicurarsi attraverso la metafisica un primato rispetto alle scienze si sia invece risolto alla fine in una sudditanza della filosofia, divenuta piú o meno consapevolmente ancilla scientiarum, com’era stata in passato ancilla theologiae. Tanto piú urgente è indagare, come questo libro fa attraverso un’indagine archeologica sulla metafisica, la natura e i limiti di questo primato e di questa sudditanza. Finché il nesso segreto che unisce e divide metafisica, matematica e fisica non sarà chiarito, la relazione fra la filosofia e le scienze non cesserà di essere problematica e il sapere dell’Occidente continuerà a essere irreparabilmente scisso.

 

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Agota Kristof – Trilogia della città di K. Il grande quaderno-La prova-La terza menzogna

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Quando Il grande quaderno apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la Trilogia della città di K ritrae un’epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.

 

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François Aubral, Xavier Delcourt – Contro i «nuovi filosofi»

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Il mondo culturale contemporaneo è stato di recente messo a rumore da un particolare fenomeno di pensiero: la cosiddetta «nuova filosofia».

Nata in quel crogiuolo di idee e di concetti che è Parigi e divenuta appannaggio di un certo numero di giovani indubbiamente di notevole intelligenza e abilità, la «nuova filosofia» è riuscita in breve tempo ad accaparrarsi interesse a livello internazionale diffondendosi, amata-odiata, in tutta Europa e oltre Atlantico.

Ma che cos’è in realtà questa «nuova filosofia»? Perché i suoi cultori si definiscono «nuovi filosofi»? Sostengono veramente qualcosa di valido, di nuovo? A tutte queste domande (e a molte altre ancora, al riguardo) rispondono dal loro punto di vista gli autori del presente volume, i quali analizzano a fondo — vivisezionano, potremmo addirittura dire! — il pensiero dei maggiori esponenti di questo fenomeno.

Con tono costantemente polemico e ironico, Aubral e Delcourt sostengono come in realtà la «nuova filosofia» non debba essere considerata né «filosofia» né «nuova», ma si limiti a una mera azione commerciale con un sotterraneo intento politico: il pensiero dei «nuovi filosofi» è in sostanza di ispirazione mistica, medievaleggiante, e viene sviluppato in funzione prettamente antimarxista.

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Raffaele Romanelli – L’Italia e la sua Costituzione. Una storia

L'Italia e la sua Costituzione: Una storia eBook : Romanelli, Raffaele: Amazon.it: LibriCome funziona il nostro paese? Quali regole lo governano? Quali i principali attori sulla scena? Abbiamo la Costituzione del 1948, ma accanto ad essa opera una “costituzione invisibile” nella quale si esercitano istituzioni, pratiche, poteri, valori.
Ottant’anni della Repubblica, tra storia costituzionale, storia politica e storia della società.

 

 

 

 

 

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