Manuel Peyrou – Il colpo delle rose

Uscito nel 1948, durante il peronismo, del quale rappresenta, sotto diversi aspetti, una satira indiretta Il colpo delle rose è il primo e più famoso romanzo di Manuel Peyrou. Felix Greitz, giovane intellettuale, nascosto in un rosaio, scarica il suo revolver sul dittatore Gesenius davanti alla folla. Successivamente però si viene a sapere che il tiranno è stato ucciso ventiquattr’ore prima nelle sue stanze. Chi e\il vero Gesenius e chi il vero tirannicida? Il tentativo di chiarire l’enigma dà luogo — come dice Borges nella introduzione alla edizione inglese del 1972 — ad «un mutevole gioco di specchi e maschere» dove tutti sono colpevoli e nessuno lo è. Il romanzo di Peyrou mette in evidenza la circolarità del crimine politico per cui esiste una vittima, non un assassino. Definire Il colpo delle rose un buon esempio di letteratura poliziesca sarebbe però una ingiusta semplificazione e impoverirebbe del tutto il romanzo.

 

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Libero Bigiaretti – Le indulgenze [LDB]

Intorno a un accostamento amoroso perseguito con pazienza da detective, il romanzo cresce come una congiura alla quale partecipa un’intera città.
Il ritratto che l’autore ne presenta non lascia dubbi sull’oggetto principale della rappresentazione, e nello stesso tempo vi è implicito il rapporto con la vita che si conduce oggi in qualsiasi grande città.
Un architetto, tornato in Italia dopo una lunga assenza, segue una donna da un cocktail a una cena e a una festa in casa di conoscenti occasionali. Un mirabile mondo nuovo gli si apre, ricco di indulgenze comperate a buon prezzo, e con due regole di vita che fanno esplodere volta a volta l’indignazione satirica, l’attrazione sensuale, l’attesa della tragedia.
Vera protagonista del romanzo è la città di cui si posseggono ritratti e documenti apocrifi o immaginari. L’autore la considera con la crudeltà che spesso l’amore suggerisce.

 

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Eric J. Hobsbawm – Prima e dopo Marx. Un bilancio aperto [LDB]

Nelle pagine di Prima e dopo Marx, Eric Hobsbawm esplora la storia di quel movimento intellettuale e politico che ha costituito per lui, sin dalla giovane età, un punto di riferimento nella sua attività di studioso e un’imprescindibile chiave di lettura dei fenomeni sociali e politici (e quindi storici). Attraverso una scrupolosa analisi, l’autore del Secolo breve dipinge un quadro dettagliato della storia del marxismo, evidenziandone le idee fondamentali, le contraddizioni, le lotte interne e indagandone l’impatto reale nella storia.
Hobsbawm traccia un percorso che prende le mosse da Marx fino ad arrivare ai più recenti sviluppi del materialismo storico, nella convinzione che “la storia del marxismo non può considerarsi conclusa, perché il marxismo è una struttura di pensiero ancora vitale”.

 

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Slavoj Zizek – Dal punto di vista comunista. Trentacinque interventi inattuali [LDB]

L’ultimo libro di Slavoj Zizek raccoglie i suoi più recenti interventi su riviste e giornali, e costituisce una spietata, umorale e umoristica dissezione dei tempi attuali, del clima sociale che ci imprigiona. Pur nella grande varietà dei temi (dalla critica a un certo tipo di politicamente corretto al maoismo, dall’analisi di film come Roma e Joker a casi universitari di scandali a sfondo sessuale, da certi locali newyorkesi presidiati da «consensocorni» ai sexbot – i famigerati robot sessuali -, da Greta Thunberg a Donald Trump), la prospettiva adottata dal filosofo sloveno è quella del comunismo, un comunismo che, allargato a tutto il pianeta, sia in grado di affrontare i molteplici disastri causati dal capitalismo globale. Sì, perché più il capitalismo sembra trionfare, più i suoi antagonismi interni esplodono: basti pensare al controllo digitale sulle nostre vite (quello sì una moderna forma di totalitarismo), al riscaldamento globale, all’esplosione dell’emergenza rifugiati in tutto il mondo e alla pandremia di Covid-19. Di fronte alla crisi mondiale della sinistra, lo sguardo lucido e ampio di Zizek, tanto realistico quanto utopistico, è oggi più che mai necessario: bisogna auspicarsi che la sinistra radicale ricomincia sporcarsi le mani con il lavoro politico reale, e osi (finalmente, di nuovo) pronunciare il suo nome.

 

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William Carlos Williams – A un discepolo solitario [LDB]

William Carlos Williams nacque nel 1883 a Rutherford, nel New Jearsey, dove morì nel 1963. Caposaldo della poesia modernista americana, fu autore di una produzione vastissima sia come poeta sia come critico e saggista, determinato a contribuire alla maturità delle lettere statunitensi e alla definizione di una poetica che ne sancisse una definitiva autonomia da quelle europee. Le due anime della sua produzione convergono e si saldano nel suo capolavoro, il poema in cinque volumi Paterson. La presente antologia, a cura di Luigi Sampietro, dà conto di più di quarant’anni di ininterrotta ispirazione.

 

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Pierre Bourdieu – Sullo Stato. Corso al Collège de France. Volume II (1990-1992) [LDB]

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Definire lo Stato richiede, secondo Pierre Bourdieu, il coraggio di sfidare un’impresa folle e smisurata. Ma tentare l’impossibile è il mestiere e l’ambizione del sociologo. Da un’immensa quantità di dati si tratta di costruire un modello, cioè un insieme di proposizioni sistematicamente connesse e verificabili che spieghi un insieme di fatti storici il più ampio possibile. Solo allora si potrà dire cosa sia lo Stato. I corsi che Bourdieu tenne al Collège de France tra il 1989 e il 1992, di cui questo volume raccoglie la seconda parte, mettono in scena questa formidabile impresa. “Bisogna rompere con le grandi teorie, come si deve rompere con il senso comune e diffidare della comprensione immediata.” Così facendo, sarà possibile “riappropriarsi delle categorie del pensiero di Stato che lo Stato ha prodotto e inculcato in ciascuno di noi”. Lo Stato inteso come autorità sovrana esercitata su un certo popolo e territorio è un enorme feticcio, una vera e propria “banca del capitale simbolico”. Ogni istituzione, spiega Bourdieu, per avere successo deve esistere “nelle cose e nei cervelli”, grazie a regole riconosciute e condivise, dunque deve avere consenso. E, soprattutto, deve promuovere l’oblio della propria genesi. Queste lezioni ci invitano a non dare per scontato quello che il nostro senso comune considera naturale e necessario. Con un’analisi genetica della nascita dello Stato Bourdieu dimostra che l’invenzione più duratura della modernità, dotata di autorità e del potere di garantire l’ordine pubblico attraverso l’esercizio della violenza legittima, fisica e anche simbolica, è una potentissima illusione.

 

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Jean Baudrillard – L’illusione della fine o Lo sciopero degli eventi [LDB]

Immagine“In un momento imprecisato deali anni Ottanta del XX secolo, la storia ha fatto un’inversione ai rotta. Una volta superata l’apogeo del tempo, il vertice della curva dell’evoluzione, il solstizio della storia, comincia la fase discendente degli eventi, il percorso in senso inverso… É la fine della linearità. In questa prospettiva, il futuro non esiste più. Ma se non c’è più futuro, non c’è più neppure fine. Non si fratta quindi nemmeno della fine della storia.” Nella cultura postmoderna della celebrazione, del recupero, del revival, la storia non finisce, come sostiene Fukuyama, ma è un’enorme riserva di spazzatura, da salvare sotto l’imperativo ecologico del riciclaggio.
L’impressione che non avvenga più nulla di reale (lo sciopero degli eventi) è un effetto dell’inflazione di avvenimenti diffusi in tempo reale dai nostri media ipertrofici.
In questo quadro Baudrillard sviluppa riflessioni e provocazioni di grande acutezza sulle figure della melanconia e del pentimento che hanno sostituito il lutto, sui rapporti Nord-Sud, i diritti dell’Uomo e il Nuovo Ordine Sentimentale…, aggirandosi in un paesaggio dove Bagdad e Disneyland. Timisoara e Biosphere 2 – “primo giardino zoologico della specie umana – coesistono caoticamente, ma pur sempre – è questa la sfida ostinata di Baudrillard – con un senso ancora intelligibile.

 

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Otto Rank – Il doppio. Uno studio psicoanalitico [LDB]

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Il tema del doppio, che Rank trasforma nel punto di partenza per l’indagine psicoanalitica, è un chiaro paradosso. Dopo aver introdotto il tema prendendo a modello un noto film dell’epoca, “Lo studente di Praga”, Rank concentra la sua analisi sulla vasta quantità di materiale offerta e tenta di redigerne un catalogo. I numerosi esempi vanno da Hoffmann, Chamisso, Andersen, Lenau, Goethe, Jean Paul, Heine, de Musset, Raimund, Maupassant, Wilde, Kipling ai più famosi “William Wilson” di Poe e “Goliàdkin” di Dostoevskij. All’inizio del XIX secolo questo tema è onnipresente e getta la sua ombra e la sua eco ben oltre la fine del secolo. Le storie incentrate sul doppio hanno tutte alcune caratteristiche strutturali comuni, possono però approdare a esiti diversi. Il soggetto si confronta col suo doppio, l’immagine di se stesso; solitamente, solo il soggetto può vedere il proprio doppio, che gli appare esclusivamente in privato, oppure solo lui può percepirne la presenza. Inoltre il doppio produce due effetti apparentemente contraddittori. Da una parte opera ai danni del soggetto, gli appare nei momenti meno opportuni, lo condanna al fallimento. Dall’altra realizza i suoi desideri più reconditi o rimossi, agisce come il soggetto non oserebbe mai, o come la sua coscienza non gli permetterebbe mai di agire.

 

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Harold Bloom – Il genio. Il senso dell’eccellenza attraverso le vite di cento individui non comuni [LDB]

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Che cos’è il genio? È un’idea che la cultura materialista del nostro tempo non ama, e che tenta di spiegare, riconducendone la portata, con l’analisi del contesto storico, sociale o culturale, o con il determinismo genetico. Ma per il critico americano Harold Bloom una definizione materialistica del genio è impossibile, dato che il genio è proprio l’aspirazione allo straordinario e al trascendentale che, magari inconsapevolmente, coltiviamo dentro di noi e che alcuni individui hanno saputo realizzare con le loro opere. In questo saggio l’autore limita la ricognizione al campo dei suoi studi, cioè ai geni che hanno scelto la parola come mezzo di espressione, in un racconto che spazia dalla Palestina del X secolo avanti Cristo alla fine del XX secolo.

 

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Giacomo Debenedetti – Personaggi e destino. La metamorfosi del romanzo contemporaneo [LDB]

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Il romanzo, «questa Rivoluzione letteraria del Terzo Stato», fra tutti i generi letterari ha forse rappresentato il più congeniale all’intelligenza critica di Giacomo Debenedetti.
Certamente, qui il suo prodigioso estro di rabdomante ha conseguito i maggiori trionfi: in Italia, la fama di Proust risale al suo saggio famoso del 1925; a merito suo e di Montale va attribuita quella di Svevo. Contro l’autarchia culturale del fascismo, egli conservava così uno «stile europeo», facendosi testimone sensibile della grande rivoluzione che veniva modificando la fisionomia del genere romanzesco, da epopea borghese a indagine, inquisizione, requisitoria sulla condizione esistenziale dell’uomo.
Questo volume raccoglie organicamente i saggi sul romanzo pubblicati in vita dal grande critico, affiancando via via ai nomi di Proust e di Svevo quelli di Joyce, Kafka, Mann, fino ai protagonisti della neo-avanguardia. Ma da questo itinerario emerge un’ipotesi unitaria: le metamorfosi del romanzo non sono dissimili dalle metamorfosi a cui il sapere scientifico è andato incontro nel corso di questo secolo. La stessa varietà dei metodi adibiti ne è un’eloquente riprova: dalla psicanalisi alla stilistica all’indagine sulle grandi forme strutturali, Debenedetti ricompone l’orizzonte frammentario della nostra cultura in una sintesi suggestiva e originale.

 

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